Recensione Libro Barbablù

Citazione "Si crede che l'amore sia una fusione. Sotto lo stesso tetto, lo diventa molto meno."
Barbablù di Nothomb
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Di cosa parla Barbablù di Amélie Nothomb

Ho da poco scoperto Amélie Nothomb, scrittrice belga-giapponese molto strana che troverebbe una certa corrispondenza con alcune installazioni di Marina Abramovic o con una canzone di Antony Hegarty.

La sua rilettura della favola di Charles Perrault, Barbablù, ha qualcosa che sfugge, di vagamente insopportabile.

Ambientato a Parigi nella nostra contemporaneità, leggiamo di un mostro-barbablù aristocratico, uno spagnolo che si crogiola nella sua mentalità medievale ferma all’Inquisizione che trova una coinquilina, e non solo, in una giovane ragazza – per giunta precaria! – Saturnine dal carattere, appunto, saturnino, coriaceo, che non si lascia influenzare dalle leggende che circolano sul conto di don Elmirio.

Il romanzo Barbablù ripercorre la storia del XVII secolo stravolgendone alcuni cardini: qui la riservatezza del segreto che ognuno porta con sé è mantenuta e la donna non assurge più al ruolo di ingenua o di portatrice di una curiosità malata che conduce alla morte.

Nothomb fa rivivere la famosa favola popolare con la lezione del pre-assurdo, che mi ha fatto venire in mente Porta Chiusa di Jean- Paul Sartre, proprio creando un genere liminare tra romanzo e testo teatrale fondato sull’abbondanza di parti dialogate.

Barbablù si presenta come un testo veloce, da leggere d’un fiato, che riesce a superare il momento della lettura.

Molto riuscito è, infine, lo scarto tra la patina grigia dell’ambientazione e dei personaggi con i gialli-oro dello champagne e dei piatti cucinati, uniche parti realmente vive nella storia.

Recensione di Matteo de Mitri

Quarta di copertina di Barbablù

Saturnine, giovane ragazza belga, cerca un alloggio a Parigi. Trova, per una cifra davvero modesta, un suntuoso appartamento da condividere con l’eccentrico proprietario, il Grande di Spagna don Elemirio Nibaly Milcar. Ma l’irriverente Saturnine non sa che otto donne prima di lei hanno abitato quella magnifica casa, che hanno indossato abiti dai colori meravigliosi creati dalle mani di don Elemirio, e che di loro nessuno ha più notizie. Un romanzo che rivendica il diritto ad avere dei segreti e che indaga i meccanismi dell’amore, il cannibalismo sentimentale e la doppiezza della natura umana.

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Recensione scritta da

Matteo de Mitri

Presentazione Matteo de Mitri Lettore convinto, amante dello strano, polemista per passione, un po' contemporaneo e un po' classico.

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