Estratto libro “Il salto della rondine”

Citazione "Ma era lo stesso vento a provocare le mareggiate, a modellare le rocce, a spargere semi e a tappezzare i greppi di mirto, rovi, elicrisio e verbasco ad ogni primavera…"
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Da “Il salto della rondine” di Lidia Mali, seconda classificata nella categoria “Libri editi” al Concorso Letterario Autore di te stesso – Premio Campi Flegrei

Lui si imbestialiva per molte sue abitudini, pigrizie, dimenticanze, distrazioni o paure, compreso il vezzo di mettersi a scrivere dopo la mezzanotte.

Nessuno l’aveva chiamata dall’Italia per verificare se era viva o morta.
Com’era? Era viva, purché non facesse caso al silenzio. Quello che si sentiva intorno era del tipo che si fa notare e che ti mette le spalle al muro: che ci fai tu qui, che ci fai tu al mondo? Per fortuna il romanzo infilato in valigia l’appassionava e, quanto alla casa, cominciava a sentirla sua.

Aveva sperimentato la funzionalità dei fornelli, la comodità del grande tavolo e la qualità della radio, che spostava agevolmente da un ambiente all’altro. Era riuscita a captare un paio di notiziari in lingua locale, ma la cosa più divertente era stato passare in rassegna le cassette di musica.

Sì, cominciava a sentire sue quelle stanze, anche al piano di sopra: il bagno già impregnato del profumo preferito, la biancheria nel cassetto del comò, gli abiti nell’armadio e, nell’altra camera, quella che per comodità avrebbe chiamato “la stanza di nessuno”, la valigia vuota, lo zaino e i cambi delle scarpe… Indiscutibilmente, il pregio maggiore del primo piano era la vista dalle finestre: sul davanti la città, la baia e il mare aperto, sul dietro il canale e la grandiosa panoramica con la montagna di Osvit.

I panorami. Allargavano il cuore per qualche frazione di secondo facendo immaginare chissà cosa, per poi rivelarsi posti come gli altri. E allora tanto valeva abituarsi presto a stare in basso, dove prima o poi si doveva finire tutti.
C’era un’alternativa? Si poteva provare.

Venendo da Luka e muovendosi in direzione di Osvit, dopo una piacevole passeggiata nel verde si raggiunge un agglomerato sul canale che i vecchi chiamano Palača, Palazzo. Nell’epoca non lontana in cui l’acqua in casa era un lusso, la fonte al centro della piazza serviva alle donne per mantenere in vita la famiglia, mentre sedici secoli prima serviva all’Augusto per le abluzioni. Questo fino al gesto risolutivo che rompeva definitivamente con le disgrazie politiche e con le pene del cuore.

Allora un macchia fittissima ricopriva l’isola ovunque le radici potessero penetrare e un sentiero appena abbozzato correva da Nord a Sud con brevi ramificazioni laterali. Nel mare tutto intorno, tra i frammenti di pianeti in avaria e le code squamose delle sirene, si muovevano lenti i velieri. Ma era lo stesso vento a provocare le mareggiate, a modellare le rocce, a spargere semi e a tappezzare i greppi di mirto, rovi, elicrisio e verbasco ad ogni primavera…

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Recensione scritta da

Davide Gambardella - Recensione Libro.it

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