Estratto Romanzo “Dialogo ininterrotto – Storia di un amore veronese” di Claudio Maria Zattera

Estratto del romanzo di Claudio Maria Zattera, terzo classificato al Concorso Letterario "Autore di Te Stesso" 2012 nella Sezione Editi, organizzato da Recensione Libro.it.
Dialogo ininterrotto
In questa pagina sono presenti link affiliati

Estratto del romanzo “Dialogo ininterrotto – Storia di un amore veronese” dello scrittore Claudio Maria Zattera, terzo classificato al Concorso Letterario “Autore di Te Stesso” 2012 nella Sezione Editi, organizzato da Recensione Libro.it.

“Dialogo ininterrotto – Storia di un amore veronese”
Bonaccorso Editore
Estratto Pagg. 301-302

“Questa volta si va a Parigi!”, disse Loretta.
“Certo”, risposi. “In aereo o in treno. Come preferisci”.
“Anche a piedi!”, rispose lei ridendo e addentando il toast tiepido. Ci baciammo con la bocca piena, ridendo di quello che stavamo facendo.
“… Gnam… anghe a biedi! Gnam…”, dissi con difficoltà, deglutendo e sorseggiando in fretta per mandar giù.
“Facciamo tutte le capitali d’Europa”, riprese Loretta, “e poi anche del mondo.”
“Brava! Ma se non siamo mai andati in viaggio con l’aereo!”. La rimproverai simpaticamente.
“Appunto, è ora di farlo”. Sorrise.
“In volo, allora!”, esclamai, “per mano sopra le nuvole, sopra il cielo, sorretti solo dal vento e silenziosi come un sogno!”. Mi guardò dolce, come solo lei sapeva fare. Ci baciammo ancora, come ragazzini. Il tempo per noi non era mai passato, me ne resi conto mentre sentivo il suo contatto, vitale, tanto da essere parte di me stesso, tanto da averne bisogno come il cibo o l’aria. Me ne rendevo conto quando, dopo tanti anni, facevamo e parlavamo d’amore con lo stesso entusiasmo di quando eravamo ragazzi.
“Speriamo solo di stare meglio”, disse poi, con un’ombra sul viso.
“Che… che dici? Certo, starai meglio, quando avrai ridotto il dosaggio dei farmaci e ripreso forze. Non parliamo di questo. Vedrai: andrà meglio”, risposi, ostentando noncuranza e terminando la mia birra. Inghiottii anche il nodo in gola che mi era salito.
“Mi ami?”, chiese poi, guardandomi negli occhi.
“Certo che ti amo”, risposi, prima di sentirmi la gola piena di saliva.
“Quanto mi ami? Mi ami anche così?”. Sorrise ancora.
“Ti amo. Come il primo giorno. Come prima della nascita del sole. Come alla nostra prima alba. Come prima di sapere che esistevi. Come nel primo pensiero di Dio. Come se Dio non esistesse. Come se Dio fosse il nostro Amore. Ti amo come c’è scritto nel mio sangue e come dice ogni battito del mio cuore. Ti amo e basta, senza appello. Sono colpevole di non aver mai rinunciato a te. Condannami perché non lo farò mai!”.
Glielo dissi intrecciando la mia mano nella sua e togliendo qualsiasi ostacolo tra i nostri sguardi, togliendo perfino noi stessi. Diventammo luce, sole, aria, terra, fuoco. Ci trovammo a essere ogni elemento e in ogni elemento.
Quell’anno andammo anche ad Ancona, in una giornata. Chiesi a Loretta più volte:
“Pensi di farcela?”.
Mi rispondeva sempre più convinta: “Certo, ce la faccio!”.

Condividi che fa bene

Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it