Recensione Libro intervista Giovanni Golfetto autore del libro La Torre degli Aquiloni

Intervista allo scrittore emergente Giovanni Golfetto.
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1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.

Fra gli amici che hanno letto La Torre degli Aquiloni, c’è stato chi mi ha detto: «Vuoi divertire il lettore o scrivere libri che danno da pensare. Non puoi essere entrambe le cose!».
Non sono d’accordo con ciò, tuttavia significa che il mio proponimento, realizzare un romanzo piacevole da leggere ma non superficiale, era stato percepito.

2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “La Torre degli Aquiloni” cosa diresti?

La Torre degli Aquiloni è una riflessione riguardo al tramonto del progresso illimitato e alla grande crisi verso cui ci avviamo. Questo è narrato “giocando” con alcune alternative perdute dalla civiltà occidentale. Ciò, ovviamente, non significa che esse sarebbero state migliori.

3. Il libro narra di una reliquia, il Graal, che molti cercano credendo si trovi a Treviso. C’è una teoria su cui si basa questa storia? O è tutto frutto dell’immaginazione?

Il Graal è uno dei grandi e affascinanti temi che emergono dall’inconscio collettivo, è un archetipo e quindi può essere “scorto” in molti luoghi. Alla pari delle altre localizzazioni, nel caso di La Torre degli Aquiloni, esso prende lo spunto da miti e leggende presenti nel trevigiano. Per chi desiderasse saperne di più al riguardo, nel sito www.libroportico.it (al quale collaboro), c’è il vasto articolo: Treviso e il Graal.

Il sito è anche un punto di riferimento per un’iniziativa/progetto (partirà nei primi mesi del 2014) che intende far conoscere e inserire Treviso fra le città magiche.
Nel magazine si trova anche la presentazione e un estratto del mio nuovo romanzo La camicia sottile. È un thriller ambientato alla fine del Settecento nel quale il tema dei “benandanti”, accennato nella La Torre degli Aquiloni, è sviluppato autonomamente benché nasca dal seguito della “Torre” che spero presto di completare.

Girovagando per il sito si trova anche una mia antologia di racconti, Mai contraddire il capo, scaricabile gratuitamente, e Oggi mangio con un libro in mano, che ironizza sulle ricette di cucina e sugli scrittori.

4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il tuo libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?

La Torre degli Aquiloni è un romanzo che contiene una futurologia, relativa ai prossimi anni, che alcuni potrebbero scambiare per fantasy. Si parla, infatti, della relatività delle percezioni, di alternative storiche e anche di sette di potere più o meno esoteriche. L’aspetto che potrebbe sfuggire, perché angosciane, è la possibilità dell’apocalisse mondiale che da più di un decennio è posta alla nostra attenzione come risultato di eventi climatici, geologici o astronomici. Se, però, guardiamo al progressivo alterarsi dell’economia globale, essa potrebbe essere più vicina di quanto sembra e inarrestabile a causa di un effetto domino.

5. Nel romanzo “La Torre degli Aquiloni” i delitti vengono risolti grazie all’astrologia. Da dove nasce questa idea, che è alla base della storia?

Il romanzo è anche un thriller, ma nell’essere alternativo la soluzione dei delitti non poteva essere usuale. L’astrologia era in sintonia con l’aspetto di straniamento che volevo dare alla narrazione.
Quando ho iniziato a informarmi su di essa, lasciando da parte gli imbonitori, mi sono reso conto che l’argomento era più complesso di quanto si poteva pensare. Ad esempio va sfatato il pregiudizio che siano gli astri a influenzare. Essi offrirebbero solo un riferimento per dei ritmi che è più facile scorgere nel loro moto che altrove. Alla base dell’astrologia, inoltre, c’è il concetto di analogia che richiede, come in certi trattati arabi, riflessioni filosofiche che possono integrarsi benissimo con alcune osservazioni della fisica moderna. Regole che nel romanzo ho dovuto ridurre a sintetiche spiegazioni. Chi volesse divertirsi potrebbe applicarle ai delitti reali e per gli appassionati di astrologia costituire una nuova branca della disciplina.

6. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?

Portarmi a scrivere, più che un libro particolare, è stato il piacere della lettura. Un piccolo debito forse l’ho nei confronti dell’antologia L’Aleph di Jorge Luis Borges. La sua narrazione porta la quotidianità nel mito trasformando gli eventi in un labirinto di alternative che si specchiano su se stesse. Concezioni ricercate che hanno portato Borges a essere rivalutato solo di recente e, mentre era in vita, a non fargli vincere ripetutamente il Nobel per la letteratura.

7. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Tutti abbiamo delle preferenze e delle antipatie per libri che altri vedono in modo opposto al nostro. Non vale quindi la pena di occuparsene più di tanto. Non si riflette che a far scomparire sia le opere che a noi sembrano valide sia le pessime ci penseranno i cambiamenti culturali e il degradarsi della carta sul quale sono stampati e peggio andrà per quelli in formato elettronico.

8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

Sono un individuo curioso e mi pongono piccole domande alle quali talvolta trovo una soluzione.
Risposte che, come accade agli scrittori, finiscono in quello che si narra, sono il vizio del romanziere. Si fa perché si pensa di avere qualcosa da dire agli altri, ma spesso riguardano cose che hanno importanza solo per lo scrittore.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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