Recensione Libro intervista Roberta Gelsomino autrice del libro “Pietre”

Intervista alla scrittrice Roberta Gelsomino autrice del libro “Pietre”.
Roberta Gelsomino
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1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.

Mi piacerebbe entrare in contatto con loro presentandomi con le mie poesie, che già come detto nella recensione parlano in questa raccolta di me e della mia vicenda. Posso raccontare che ho un vissuto psichiatrico, cosa già accennata sul sito della casa editrice che mi propone la Eventualmente Edizioni, e da tempo condiviso da me per prima qui e là.

Posso estrapolare che amo tanto disegnare o abbuffarmi di bossanova. Potrei dire che ho quasi 34 anni o che ho da sempre un’attenzione quasi una fissa per i colori, che sto tentando di mettere basi per il mio futuro più incerto e tempisticamente svantaggiato di altri o che mi sto attivando a promuovere il libro. Che con necessaria prospettiva ho certezza per queste poche cose cui mi dedico. Ma sarebbe sempre così parziale o con qualche priorità non così scelta da me, che seppure corretto sarebbe un racconto di me più invero o nefasto che altro. Queste o altre cose emergeranno comunque se vogliono.

Sono Felice di tutto questo. Vorrei che i lettori più cari non sapessero nulla prima. Nemmeno cosa “intendano” quei versi o di un loro bisogno di amore e considerazione.

Non sarei felice appieno se queste poesie si spiegassero solo attraverso il mio percorso d’esistenza, fatti accaduti per quanto interessanti ecc. così come alcuni cari mi sembrano esprimere che le amano soprattutto perché sono mie, sono io e ben si nota non posso negarlo. Fisiologico che non riescano a distinguere la loro Roby da Pietre. Mi dà tanta gioia ma spero in cuor mio che questi frutti si prendano anche un rischio e una Libertà. Occorre per questo, più del non svelarmi oltre questo punto o altre strategie comunicative ben meditate anche qualcosa di più prezioso, ma non potrei mai richiederlo né aspettarlo. Accadrà.

2. Dovendo riassumere in poche righe il senso della tua raccolta di poesie dal titolo “Pietre” cosa diresti?

In piccola parte è come finora condiviso con te e voi, mi piace l’idea che il lettore trovi lui un suo o più sensi di questo breve libro, sperando che lo conforti con un briciolo di certezza in più che a un altro fratello umano galoppi allo stesso modo il cuore. Non vuole essere un testo perfetto o preciso, è il mio primo lavoro e non è chiaro nemmeno a sé per ora…come vedi è spesso esplicito più similmente a un racconto per l’appunto che a una poesia coi parametri ecc. È una scelta d’essere lunga poi sette anni e perciò si arrischia. Potevo anche tenermi ben per me, tutelare l’intero mondo intimo vista poi l’umanità spesso.

3. Da dove nasce l’ispirazione che ti ha spinto a scrivere questo libro che racconta ciò che riguarda il tuo mondo interiore?

Raccogliere le poesie di un tratto tra il 2006 e il 2012 ovvero quasi il mio intero percorso poetico finora, è stata un’idea avuta in febbraio scorso 2013: Spinta dopo forse un ennesima avvertenza apprensiva o protettiva da una voglia di riconoscermi di più. Ho distinto bene l’Umiltà e quello che sento d’essere dalla fasulla modestia, dal “non darti arie”, dal “vola basso” e da altre adesioni. Tutelando un mio lavoro almeno con diritto d’autore e permettendo che fosse omaggiato di dignità. Cosa abbastanza recente perché finora regalavo componimenti a tutto il mondo seppure con gioia e amore, spinta da una sola cosa chiamata iniziativa. Non da altro.

Perciò è preciso dirvi che più che altro è la selezione delle poesie, il loro ordine ecc. a parlarmi ancora molto a sua volta. Ho estrapolato nel giro di pochissimo delle poesie per me emblematiche di una lunga fase. Il Santo è il re di componimenti che parlano di qualcosa di preciso, e così via ognuna è per me la rappresentante migliore di altre numerose poesie. Il libro inizia con questa non so bene perché ma so che mi significa un fardello, sia al tempo stesso un onore scelto per qualcuno evidentemente. Seguono altre tra cui Le apparenze, pietra questa perché invece non si è più di tanto modificata da allora. Una delle ultime è Il Dio dei Piccoli. Oltre non spiego ovviamente. Comunque Il Santo presa da sola quando la scrissi parlava anche di un semplice e laborioso uomo come tanti uomini, che poi vedrete, ed è per me la quintessenza della Perdita. Per me lo è sottolineo, cioè vive o vibra in me in qualche forma (poetica). Per me solo, perché nel modo più assoluto “non so chi tu sia”. Il Santo sono io, come Il Cavaliere Azzurro, Vita, Casa, e tutte quante.

Motivato questo protagonista forse dalla paura di fallire e da una critica rigida verso sé, che moltiplicano e realizzano poi altre colpe sempre più reali e senza ritorno. Oppure Il Santo non vuol da tempo aver a che fare con gli altri e si lascia condurre come una foglia dove capiti. La sua fatica è dover vivere, ma non riuscirebbe a togliersi davvero di scena. Forse. Nessuno potrebbe salvarlo, ad un punto decisivo può soltanto farlo lui se per paradosso si abbandonasse davvero. Se accettasse. Può accadere, o no, qualcosa accade lo stesso.

Questo messaggio è molto nascosto ma c’è e magari si può dedurre quando si considera che è descritto un uomo o un padre per prima cosa. Una persona adulta come tante che si consola solo nel piccolo momento pagliativo che si senta forte su qualcuno. “I suoi occhi piangevano” nel capirlo, nel vederlo e non potrebbe essere altrimenti. Altra pietra utile per me.

Non avevo idea consapevole o prioritaria di raccontare il mio mondo interiore, perché spesso anzi ho raccontato di mondi non collocati affatto precisamente. C’è un dentro e un fuori è così, è pietra. Ma ci stia anche altro, non ne parlo o mi ci sono anche persa ma mi apre gli occhi, perciò mi aiuterà ancora come ha permesso che io facessi un percorso incredibile non così scontato o ovvio.

4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a provare leggendo le tue poesie?

Emozione. Qualcosa che lo tocchi, per come riesco. Che non faccia male, non sia brusco. Ci vuole tempo. Quelle parole sono magiche, non perché siano mie o poesie carine ma perché ci ho messo tutto il mio amore. La magìa è anche una responsabilità ed è in tutti.

Riflessione, perché no. Empatia. Cambiamento nella persona in positivo persino, perché escluderlo se Dio voglia tanto. Stima per l’autrice. Interesse. Ascolto e apertura. I dieci euro che costa il libro, ok ci sta. Tutto mi va bene. Fiducia. Ma tutto questo non conta nulla se tutto non parta da quell’emozione, già nelle prime righe de Il Santo, al massimo già in Percezioni ’06 e dipende da una mia capacità e atteggiamento mirare a un cuore per come spero di riuscire. Vedremo in questi mesi e anni.

5. Nel tuo libro “Pietre” inizialmente si percepisce un dolore molto intenso che via via sembra affievolirsi fino a raggiungere a una pace interiore. Cosa è cambiato durante il percorso?

Che come dici tu in modo implicito e delicato, io sono soltanto guarita, non perché sia stata malata nel senso comune del termine e comunque non mi cambierebbe. La pace come puoi notare corrisponde anche in parallelo a un’apertura al mondo, e ad altri parallelismi come il passaggio dalla famiglia a una vaga relazione….e molto altro che tu e voi notereste meglio… all’andare via più lontano che non è abbandono ma soltanto esistenza. Infatti si conclude con Vita.

Sempre più andando avanti sto trovando Me Stessa, non toglierà il dolore, non toglierà alcuna ferita forse irreversibile o rabbia che a volte sappiamo essere anche costruttiva. Non sarebbe nemmeno bello che andassero via, vorrebbe dire che non sono mai stati e che non mi hanno condotta. Che io non sono mai stata e non sono oggi. Non toglie questa Pace raggiunta, ai minimi termini utili, una mia fragilità anche maggiore, pensieri, sbagli, regressioni. Fatiche, ricordi, e sempre più ostacoli. È come una poppata di latte, non toglie che il bimbo debba fare delle cose ma intanto stavolta non me la leva più nessuno, qui e ora.

Mi dice solo che oggi dopo 34 anni sono finalmente IO. E auguro questo a tutti.

6. C’è qualcosa di te che non sei riuscita a raccontare attraverso le poesie contenute in “Pietre”?

La mia parte più semplice, il più infantile possibile, che sa sintetizzare tanto anche se non sembra, che è recente e al tempo stesso sono io. Manca ancora del divertimento, del colore, della leggerezza, del maggiore coraggio, onestà ai livelli massimi. Manca seduzione. Insomma manca una cosa tra i 13 e i 33 anni, detto non a caso. Poi lo sguardo è limitato ancora. Non è ancora poesia vera e propria.

Finisce con un componimento del 2012, ed è già molto lontano quell’anno per me. Ma per questo avrò ancora tanti di quei libri di poesie per esprimerli. Perciò no, per Pietre ho detto proprio tutto quello che è Pietre. E sono fiera di lui, fosse anche solo perché è il primo, ma non solo per questo.

7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?

Nel caso della poesia non ho poeti a cui mi ispiro se non me il più possibile, non per narcisismo che ci sta anche molto… ma preferendo l’imperfezione grave della libertà e non il contrario. Poeti da cui attingere sono tanti e hanno dato tanto, ma è bello per me anche sentire che io o altri nuovi poeti possano aggiungere ancora al peso di questi Giganti.

Poesia infatti possono farla meglio di altri i bambini, non a caso. Anche io ho dovuto ripetere ad alta voce poesie che non capivo per niente, alle medie. Nella primavera 2005 mi sono avvicinata a una cosa che assomigliava prima a una filastrocca e poi a un testo di canzone di poche righe. Ho solo giocato e ancora ci gioco. Lo facevo anche allora per spiegarmi meglio. Comunque si può scorgere al massimo forzato da qualche parte che ho letto oltre i poeti italiani studiati a scuola, di mia iniziativa anche qualcosina di Pasolini e altri e sebbene non sia un poeta, essendo questo e qualcosa di ben più, mi ha interessato fin dalle prime superiori la Divina Commedia di Dante. Sentendola solo tanti anni dopo qualcosa di potente e compresa da me per quel che sento di averne colto. Allo stesso modo attingo anche dall’arte visiva o meno (compresi registi noti) e insomma a tutto quello che io possa.

Non ho letto un libro determinante che mi abbia condotta a scrivere nella mia vita. Perdonate l’ego potente ma con tutta la mia solita sincerità vi dico, ho iniziato a scrivere ufficialmente a quasi quindici anni per raccontare la mia storia, ricomporre i cocci, quando iniziai a esprimere del dissenso, e mi curarono e seguirono. Da piccola mi facevo dei viaggi mentali sopra ogni limite con esseri amici o alter ego, erano ben precisi. Pensa che uno di questo personaggi buffi e incredibili morì di un tumore alla pelle, nel senso che in queste vicende a me parallele non c’erano regole di condotta, o finali per forza lieti, ero piccola. Per quel che sono riusciti solo loro mi sono stati vicini in quel mentre. Mi incoraggiarono poi in un diario segreto ma qui ero semmai troppo politicamente corretta nel raccontare come me la passavo in famiglia e a scuola. Giravo perciò forse in tondo parlando del mio colore preferito, che all’epoca era l’arancione-giallo. Non contava altro, e forse funziona così per tutti.

Ho letto pochissimi libri finora, detto senza vanto e vergogna. Però quei pochi mi sono entrati dentro, e sono forse molto vissuti in me ancora. Un libro che lessi tra i primi e che non dimenticherò più fu Guarire coi Perché a sedici o diciassette anni, di Robin Norwood. Lo porto nel cuore, così come Pinocchio letto in prima media, I tre Saggi della Sessualità di Freud che mi ha dato molti spunti, Il Piccolo Principe letto nel 2001 circa, e qualcos’altro certamente. Mi hanno aiutata, dimostrandomi come e quanto un libro possa.

8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Nella maniera più assoluta non giudico né vincolo un qualsiasi testo scritto da un essere che si è messo lì a scrivere. Amo la scrittura e perciò amo chi scrive. E anche districandomi tra Ventimila e passa sfumature di Porno, Shopping con furore d’una casalinga frustrata tra i sedani volume 7, L’Annuario della politica italiana 2013, Il Manuale Definitivo della Crudeltà & del Rimorchio o Confessioni perverse d’una lesbica io ho solo da capirne e leggere con interesse e amore che da criticare minimamente.

L’oggi vuole qualcosa, non so bene cosa ma ne ha bisogno. E’ una conoscenza di realtà che ora possiedo. Poi questo è una piccola parte, quella presa di mira, “di moda”…tutto il resto sono scrittori più o meno noti che come talento o successo arrivarci anche solo al loro 5%. Mi va bene che le persone non vogliano la corda al collo con testi russi dell’800 o anche con le piccole Pietre di un’esordiente come tanti e uscita anche lei quest’oggi come un altro milionesimo fungo.

Ma sia lo stimolo dei più noti scrittori che il paragone dei meno bravi, diciamoli onestamente così, mi allontana da ogni sconforto o forse non mi differisce nulla da un punto di vista. Mi sento solo sempre più entusiasta, ogni giorno di più e non so bene perché.

9. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

Questa stranamente è l’unica a cui non riesco a rispondere, ci penso meglio ma nulla. È difficile a volte immaginare delle cose banali, credere realistico o possibile che mi possano fare domande nuove e precise a cui finalmente rispondo, e loro ne capiscano finalmente…perciò non so fare nessuna ipotesi, anche se come scrittrice ho immaginato personaggi, storie, mondi paralleli e interi universi anche molto complessi.
Quando accadrà questo giorno di Onestà ve lo farò sapere, con una poesia.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it