La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Andrea Di Bartolo autore del libro “L’alba di un regno”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “L’alba di un regno”, cosa diresti?
Un caro saluto a chi ci sta leggendo e grazie a Voi per questa intervista.
“L’alba di un regno” racconta la storia della dinastia Savoia attraverso la figura centrale di Emanuele Filiberto I, un giovane duca determinato e coraggioso che lotta per riconquistare i territori perduti del suo regno. Attorno a lui si muovono personaggi storici reali e altri nati dalla fantasia, tutti accomunati dal sentimento profondo della rivalsa. Il senso del romanzo, infatti, è proprio questo: la capacità di reagire alle avversità della vita, il desiderio di riscattare torti subiti e di affermare la propria identità e il proprio futuro contro chi cerca di impedirlo.
Da dove nasce l’idea che ti ha portato a raccontare questo spaccato di storia così ricco di avvenimenti?
L’idea nasce da un contest indetto dalla Film Commission Torino Piemonte, FIP Film Investimenti Piemonte e Regione Piemonte per l’ideazione di una serie televisiva dedicata alla dinastia dei Savoia e al territorio piemontese. Si cercava un’idea originale per una serie composta da 6-8 episodi di circa 50 minuti ciascuno, ambientati nei secoli d’oro dei Savoia. Era possibile scegliere un periodo compreso tra la pace di Cateau-Cambrésis del 1559, gli splendidi decenni delle Madame Reali con l’affermazione europea della dinastia, il lungo regno di Vittorio Amedeo II e del figlio Carlo Emanuele III fino all’epoca della Rivoluzione Francese, o ancora il Risorgimento e l’Unità Italiana del 1861. Ho scelto proprio il primo di questi periodi, sviluppando un concept e un primo trattamento per la serie. Non essendo stato selezionato per la produzione televisiva, ho deciso di utilizzare il materiale raccolto per scrivere un romanzo storico. Questo progetto mi ha impegnato per ben cinque anni, trascorsi tra ricerche, studi approfonditi e l’attenta lettura dei documenti dell’epoca.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Innanzitutto, mi piacerebbe che i lettori comprendessero l’importanza storica e culturale di una dinastia che per quasi mille anni ha profondamente influenzato la vita e il destino del nostro paese, contribuendo a plasmare la storia della nostra splendida penisola. Vorrei che emergesse chiaramente come il sogno di un’Italia unita e, in senso più ampio, di un’Europa coesa, abbia radici profonde e risalga proprio alla visione di Emanuele Filiberto, nipote ed erede spirituale dell’imperatore Carlo V, soprattutto nella sua determinata ricerca di un’unità europea sotto un’unica autorità. Mi piacerebbe lasciare nei lettori un segno di arricchimento, stupore e avventura, stimolando in loro il desiderio di approfondire ulteriormente la conoscenza storica attraverso il fascino della narrativa.
Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase in particolare, un capitolo, un concetto, il personaggio?
Questa domanda è davvero impegnativa, perché è un po’ come chiedere a un genitore quale figlio preferisce, riferendosi ai personaggi e ai capitoli del libro. Sono particolarmente soddisfatto della caratterizzazione psicologica dei personaggi, ottenuta grazie a una documentazione approfondita basata su scritti d’epoca e manoscritti successivi molto dettagliati. Ho trovato materiale prezioso su figure storiche come Emanuele Filiberto, sua moglie Margherita di Valois e il cardinale Carlo Borromeo. Inoltre, mi è piaciuto molto ricostruire i luoghi storici così diversi da come li conosciamo oggi: ad esempio Moncalieri con il suo antico porto sul Po, o Parigi, con i suoi ponti sulla Senna ricchi di mulini e botteghe.
Ho amato anche descrivere le numerose battaglie, frequenti in quel periodo storico, ricordando però che la guerra allora era spesso considerata un’estensione della politica—un tema che, purtroppo, sta tornando attuale dopo lunghi decenni di pace.
Tra i personaggi immaginari, introdotti per arricchire la narrazione, Markus Jagër, il mercenario, e Marie, la giovane valdese, mi hanno letteralmente conquistato ed emozionato. Markus per avermi coinvolto profondamente nelle scene d’azione che caratterizzano la sua vita, e Marie per avermi aiutato a comprendere e riflettere sugli orrori subiti dal popolo valdese. Ricordiamo che lo stesso Papa Francesco ha espresso il suo rammarico per le sofferenze inflitte ai valdesi dai cattolici. Scrivere di Marie è stato per me anche un modo di comprendere meglio quegli eventi e chiedere simbolicamente perdono come cattolico per le persecuzioni ingiuste subite da questi fratelli.
Tra le frasi che porto nel cuore c’è quella pronunciata dal Cardinale Borromeo proprio a Markus: “La vera redenzione non richiede dimenticanza ma accettazione. Solo abbracciando il tuo passato potrai trovare la pace nel tuo presente”. Questa frase racchiude l’importanza fondamentale della storia e della memoria: conoscere il passato ci aiuta a comprendere i nostri errori e, auspicabilmente, a non ripeterli.
Avresti voluto aggiungere qualcosa al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
In tutta sincerità, il libro è già così ricco di storie e personaggi che aggiungere altro avrebbe rischiato di appesantire troppo la narrazione. Al contrario, alcune parti che inizialmente avevo scritto sono state eliminate proprio perché non erano funzionali allo sviluppo della trama. Direi che, almeno per ora, il romanzo va benissimo così com’è.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “L’alba di un regno”, quali useresti?
Direi appassionante, unico e coinvolgente.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché è ricco di spunti, avvenimenti coinvolgenti e personaggi intensi, elementi che assicurano al lettore una lettura dinamica e mai noiosa. L’approccio narrativo è pensato per essere coinvolgente e diretto: i personaggi dialogano, si emozionano, combattono, soffrono e lottano per la propria sopravvivenza e per proteggere chi amano. Inoltre, essendo nato inizialmente come concept per una serie televisiva, il romanzo ha un ritmo e uno stile visivo e cinematografico. In sintesi, leggendo “L’alba di un regno”, è come vivere un libro e guardare un film al tempo stesso!
Quale romanzo hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?
Direi “Disdici tutti i miei impegni” di Luca Argentero. Sì, il “nostro DOC” si è rivelato anche un ottimo scrittore, capace di dar vita a una storia che sorprende e fa riflettere. Il romanzo racconta la caduta e il percorso di redenzione di Fabio Resti, un imprenditore arrogante e superficiale costretto agli arresti domiciliari. Isolato nella casa dei genitori, Fabio affronta un viaggio interiore che lo porta a confrontarsi con il proprio passato e a riscoprire nuovi valori. Con uno stile crudo, diretto e ironico, Argentero delinea un protagonista complesso che, tra dialoghi intensi e relazioni significative, impara a dare un nuovo senso al tempo e alla propria esistenza.
Consigliato a chi ama le emozioni forti, soprattutto quelle che scuotono l’anima.
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere
Uahu, richiesta difficile… vediamo. Forse ce n’è una in particolare: “I tuoi libri derivano da un trattamento o da una sceneggiatura cinematografica. Qual è il tuo legame con il cinema?”
Direi che è un legame di puro amore viscerale. Tutte le storie che scrivo nascono con l’idea di essere portate sullo schermo: un cortometraggio, un lungometraggio o, come nel caso de L’alba di un regno, una serie TV. È evidente che il mio sogno, da sempre, è quello di vedere trasformato uno di questi progetti in un film o in una serie.
Ci sono andato molto vicino qualche anno fa con Letarghya, un progetto che ha sfiorato la realizzazione. Chissà che un giorno non venga ripreso. Nel frattempo, mi auguro che, anche se questi romanzi non dovessero mai diventare immagini in movimento, riescano comunque a regalarvi un’esperienza intensa e visiva, proprio come se foste seduti davanti a un grande schermo nella vostra sala cinema preferita.
Nel frattempo buona lettura, anzi… buona visione.
Con affetto
Andrea Di Bartolo