La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice Giulia Torelli autrice del libro “Il volto oscuro dell’amore”
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Il volto oscuro dell’amore”, cosa diresti?
È la storia di un amore che sembrava salvezza, e invece si è rivelato distruzione. Racconto cosa accade quando ti annulli per tenere in vita un legame che ti spegne ogni giorno un po’ di più. È un viaggio nell’abuso invisibile, quello che non lascia lividi ma segna l’anima. Non si tratta solo di sopravvivenza. È il tentativo disperato di ritrovare sé stessi dopo essere stati cancellati, pezzo dopo pezzo. Scrivere questa storia è stato l’unico modo per restare viva.
2. Da dove nasce l’ispirazione e la forza che ti ha portato a raccontare questa storia di violenza in modo così intimo?
Nasce dalla disperazione. Dall’urgenza. Dalla sensazione di impazzire se non avessi messo tutto nero su bianco. Scrivere è stato il mio modo per sopravvivere. Avevo bisogno di vedere quella storia da fuori, di darle un nome. Perché se non chiami la violenza con il suo nome, ti convince che sei tu a esagerare. E invece no. Io sono stata vittima di violenza psicologica. E raccontarlo è stato il primo atto d’amore verso me stessa.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Vorrei che capissero che l’abuso non è sempre violenza fisica. A volte è silenzio. È controllo. È farti sentire sbagliata anche quando ami con tutto il cuore. Anzi, anche quando doni l’anima. Vorrei che ogni donna che si è sentita così, leggendo il mio libro, si sentisse vista. E che ogni persona che non ha mai vissuto certe dinamiche, cominciasse a riconoscerle. Il segno che vorrei lasciare è semplice: “Non sei tu. Non è colpa tua. E non sei sola.”
4. Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase in particolare, un concetto, l’ambiente, una sensazione?
Mi piace la forza che ho avuto nel raccontare tutto, senza filtri. Ma soprattutto, mi emoziona rileggere con quanta forza ho lottato per quell’amore. Ho amato davvero. Ho creduto in quel futuro, anche quando mi faceva a pezzi. Eppure, a un certo punto, Clara – il mio alter ego narrativo – apre gli occhi. Succede quando gli invia le prove. Quando mostra tutta la verità. E riceve in cambio solo insulti. Solo violenza. Lì capisce che sta combattendo una battaglia persa in partenza. E allora, anche se tremando… smette di combattere. E comincia a scegliere sé stessa.
5. Avresti voluto aggiungere qualcosa al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
In realtà no. L’ho lasciato esattamente così: crudo, imperfetto, vero. Ho resistito alla tentazione di addolcire, di smussare, di censurare. Perché anche la scrittura, a volte, deve ferire. C’è dolore in quelle pagine, ma è il dolore reale di chi ha vissuto davvero ciò che racconta. Non ho voluto proteggere il lettore. Ho voluto dirgli la verità. Senza filtri. Perché è solo da lì che si può ripartire.
6. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Il volto oscuro dell’amore”, quali useresti?
Viscerale. Intimo. Necessario.
7. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché racconta ciò che spesso viene taciuto. Perché ci sono storie che, anche se fanno male, devono essere ascoltate. Perché troppe persone sopravvivono ogni giorno a relazioni che distruggono. E perché riconoscersi in una storia, a volte, è l’unico modo per non perdersi. Il mio libro non dà risposte. Ma accende domande. E rompe il silenzio.
8. Quale romanzo hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e lo consiglieresti?
“Shantaram”, di Gregory David Roberts.
So che racconta la storia di un fuggitivo, ma non è (solo) questo. È un libro che parla di dolore, di colpa, di redenzione. Mi ha colpita per come l’autore riesce a scavare nell’anima umana, senza mai edulcorare nulla. Dentro quelle pagine ho sentito tutto: la caduta, l’amore, la solitudine, la rabbia. Ma anche la possibilità, fragile e potente, di rialzarsi. E forse è questo che mi ha lasciato: che non importa quanto buio hai attraversato. Se scegli la verità, un giorno potrai anche rivedere la luce.
9. Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere. Qual è?
“Se tornassi indietro, rifaresti tutto nello stesso modo?”
Sì. Rifarei tutto.
Anche se ha fatto malissimo. Anche se mi ha lasciata a pezzi. Perché l’amore che ho dato era autentico. Era totale. Era mio, ed era vero. Ho amato con un’intensità che sfiora la follia. Di quella follia bella, rara, che trasforma l’amore in cura, presenza, dedizione. Ho dato l’anima, ogni giorno. Ho creduto nei silenzi, nelle promesse non dette, nelle attese infinite. Ho creduto in lui, anche quando lui aveva già smesso di credere in me. Ho resistito a tutto: al vuoto, alla paura, all’umiliazione. Mi sono annullata, convinta che bastasse amare abbastanza per essere amata a mia volta. Ma non è bastato. E non per colpa mia. Ecco perché non mi pento. Perché in quella relazione ho dato tutto, e l’ho fatto con il cuore aperto. E se c’è qualcuno che dovrebbe guardarsi allo specchio e chiedersi cosa ha perso… non sono io.
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