Intervista scrittore Fabio Lupis

Intervista autore Fabio Lupis.
Fabio Lupis
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La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Fabio Lupis autore del libro “Sul ramo nudo del mondo”

Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Sul ramo nudo del mondo”, cosa diresti?

Credo fortemente nel senso del lavoro poetico come ricerca, sia essa letteraria, filosofica, umana, spirituale o linguistica. Per cui credo che, riassumendo in poche libre il mio libro, lo si potrebbe definire un tentativo di dare senso a qualcosa di ineffabile, a un’esperienza umana comune a tutti che è quella del perdere qualcosa.

Con perdere non intendo però soltanto la perdita fisica, il lutto, o la mancanza di ciò che è amato, credo che l’esperienza del perdere qualcosa, del costante allontamento e avvicinamento degli oggetti da noi, sia qualcosa di universale a ciascun essere umano. In modo non dissimile da quello indicato da Eliot nei Quattro Quartetti ( ma non con la sua maestria), cerco di trovare nel tempo e nella possibilità di fermarsi una risposta al senso della perdita, senza per questo raggiungere una soluzione.

Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a raccontare la perdita e la rinascita?

L’ispirazione per questa raccolta è puramente legata alle mie esperienze. E’ un tentativo di dare forma e voce a qualcosa che forse tutti sappiamo ma che non esprimiamo mai abbastanza. Quello che in psicanalisi viene chiamato il “conosciuto non pensato”.

Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Non ho pretese particolari riguardo a ciò che cerco di comunicare a chi mi legge. Per me lasciare il segno significa lasciare un’impressione, è una cosa molto più psico-somatica che intellettuale, perlomeno dal mio punto di vista. Spero solo che chi mi legge possa raccogliere i pezzi di ciò che ho tentato di lasciare nei versi, e ne possa fare qualcosa di proprio.

Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase in particolare, un concetto, una storia personale?

Sono estremamente auto-critico riguardo a quello che scrivo. Non amo rileggermi, citarmi né parlare troppo nello specifico delle mie poesie: potrei dire che la mia speranza è quella di essere riuscito a rendere un concetto “banale” come quello del perdere e del ritrovare in una maniera non per forza originale, ma viva, che comunichi qualcosa di profondamente mio. Forse, ciò che mi piace di più di ciò che ho scritto, è il fatto che sia stato scritto.

Perché pensi che i lettori debbano leggere il tuo libro di poesie?

Non penso che nessuno “debba” leggere poesia, tantomeno il mio libro. Penso che la poesia sia una vocazione e un modo eccezionale di comunicare con gli altri, allo stesso tempo primitivo, sensuale, simbolico eppure complesso e sublime. Non è qualcosa che va letto o studiato, si deve leggere perché si sente il bisogno di lasciare alla poesia l’incombenza di dire qualcosa che nel linguaggio comune non riusciamo a dire. Penso che siano i lettori a dover decidere se quello che scrivo è degno della loro attenzione e del loro cuore, e se il mio libro può avere o meno questa capacità di portare a galla qualcosa di non detto.

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Sul ramo nudo del mondo”, quali useresti?

Vissuto – Influenzato – Speranzoso.

Quale libro hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?

Un libro che mi ha profondamente colpito negli ultimi tempi è il romanzo storico “Di spalle a questo mondo” di Wanda Marasco. E’ la storia drammatica della discesa nella follia di un medico del tardo ottocento, che vive un profondo senso di tradimento da parte del mondo, e del rapporto con sua moglie. A parte la trama, quello che resta profondamente in questo romanzo è la maestria della scrittura, anch’essa viscerale e profondamente poetica, oltre alla capacità di rendere la tragedia del desiderio umano di completezza e giustizia di fronte all’imperfezione e la corruzione della realtà. E’ un libro splendido che penso non possa non essere letto e la Marasco è un’autrice contemporanea di altissimo valore.

Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere

Penso che, se proprio dovessi pormi una domanda che non mi fa nessuno, questa potrebbe essere una domanda molto semplice: cosa mi spinge a scrivere poesia? Considerando quanto poco è letta, e quanta poca attrativa abbia fra i lettori anche assidui. La risposta, penso, potrebbe essere altrettanto semplice: la poesia, come diceva Pavese, non è un mestiere o uno stato mentale, ma un essere. E’ una vocazione. Credo si scriva poesia perché si trova in essa un modo di percepire ed elaborare la realtà che è in sintonia con ciò che il poeta è, a prescindere da abilità e bravura. Scrivo perché cantare è il solo modo che conosco per comunicare veramente me stesso, che lo faccia bene o meno.

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Redazione - Recensione Libro.it

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