La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Luca Lai autore del libro “Tutte le regole di un buon vicinato”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Tutte le regole di un buon vicinato”, cosa diresti?
Direi che è molto facile cadere vittima delle manipolazioni altrui senza rendersene conto. La gente che ci circonda potrebbe essere molto più sadica, permalosa e vendicativa di quanto si possa immaginare. Grandi “amicizie” spesso nascono dall’oggi al domani, senza una base solida né un’accurata conoscenza reciproca, e i danni che potrebbero scaturirne sono imprevedibili.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere di rapporti che possono sfociare in incubi?
Nascono da esperienze precedentemente vissute o osservate come spettatore. Certo, molto meno gravi, ma capaci, se non bloccate per tempo, di rovinare vite, soprattutto a livello psicologico. Quando si è dentro un rapporto del genere, che sia di amicizia, amore o affari, è molto difficile capire con occhio critico cosa stia succedendo, spesso scegliendo di ignorare fermamente importanti campanelli d’allarme.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Innanzitutto proprio questo: le persone brave a manipolare, sono brave a manipolare. Persone esterne potrebbero notarlo, ma la vittima sarà sempre l’ultima ad accorgersene.
Secondo ma non meno importante: quanto è facile rovinarsi la vita per una cosa futile. Una volta innescato il meccanismo, non si torna più indietro.
Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase, un concetto, l’ambientazione, un personaggio?
Il fatto che il protagonista sia una persona assolutamente normale alle prese con problemi e incidenti tanto vicini alla nostra realtà da farci completamente immedesimare nella sua vita.
Perché pensi che i lettori debbano leggere il tuo libro?
Per ciò che ho scritto nella risposta precedente. Tutti abbiamo dei vicini, e nessuno di noi li conosce davvero a fondo. C’è questo senso di condivisione del territorio che genera appartenenza, abitudine, ma spesso anche attriti che possono sfociare in veri e propri contrasti, rovinando il clima di serenità che ogni casa dovrebbe avere.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Tutte le regole di un buon vicinato”, quali useresti?
Direi paranoico, tragico, inesorabile. Ma se posso descrivere una situazione, è come fare il bagno al mare, sentire qualcosa che ti sfiora una gamba e rimanere col dubbio di cosa sia stato. Potrebbe essere niente, oppure tutto. E quando la riva è lontana si può solo sperare per il meglio.
Quale libro hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?
Un altro libro che tratta dinamiche simili, è il thriller inglese “the catch”, di T.M. Logan, dove un altro “buon padre di famiglia” è l’unico a sospettare del suo perfetto genero, che manipolerà chiunque gli stia intorno per screditarlo e annientarlo completamente.
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere
“Ma come ti vengono certe idee?” Questo è proprio il fulcro della mia passione per la scrittura e la caratteristica principale del mio “essere artista”: mi vengono strada facendo.
Sì, ovviamente parto da un’idea iniziale o una pseudo-trama, ma mentre scrivo, ogni nuova idea mi colpisce all’improvviso facendomi deviare dal filone principale, cambiando completamente la storia. Così reinvento, correggo, modifico capitoli precedenti, trasformo tutto. È il mio racconto, e sono completamente libero di stravolgerlo come mi pare. “Tutte Le Regole Di Un Buon Vicinato” non doveva chiamarsi così, non doveva neanche parlare di vicini di casa e manipolazione. Ho scritto un secondo libro subito dopo, intitolato “Eroe Per Un Giorno”, proprio perché mi ero distaccato talmente tanto dalla trama originale che ho potuto riprenderla quasi interamente per scrivere qualcosa di completamente diverso sotto ogni aspetto. Ma questa è un’altra storia.
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