Recensione Libro Chi sta male non lo dice

Citazione “Non cercavo un rifugio, ma un luogo dove io avrei potuto smettere di nascondermi, qualcuno da amare, non per ciò che dice, ma per come tace, non per com'è, ma per come sono.”
Chi sta male non lo dice
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Di cosa parla Chi sta male non lo dice di Antonio Dikele Distefano

Non è stato semplice affrontare la lettura del romanzo Chi sta male non lo dice di Antonio Dikele Distefano, in cui si vive dalle prime pagine una storia tormentata tra due ragazzi.

Questo libro è stato nei primi posti della classifica di vendita in Italia per diverse settimane, interessando soprattutto i lettori adolescenti, forse ispirati dal titolo, convinti, probabilmente, di trovare le risposte che cercavano alle loro sofferenze.

Ma questo romanzo di Antonio Dikele Distefano è di più di una semplice lettura, perché per quanto non lo abbia amato per la scrittura troppo poco ricercata, ha delle frasi davvero belle, che fanno riflettere sulla condizione umana, le nostre debolezze e la necessità di lottare per un’esistenza migliore.

La vita dei due giovani protagonisti di Chi sta male non lo dice è segnata dall’ambiente che frequentano, dalla povertà e dal degrado a cui soccombono, dal quartiere in cui risiedono. E se sei fragile è difficile sopravvivere.

Yannick, come altri, non ce la fa, schiavo della droga e inizialmente dell’amore per la sua Ifem. I due ragazzi sono diversi dagli altri, venuti da terre dove le persone sono continuamente in guerra e devono trovare il modo di salvarsi la pelle, per questo scappano, sperando in un futuro che li salvi.

Ma se poi dove arrivi non sei accettato, se ti additano per un colore di pelle diverso, se ti fanno sentire un emarginato, il futuro diventa una violenza continua.

La droga distrugge il ragazzo, che inizia quasi per gioco, perché anche i preti in certi quartieri ne fanno uso, ma poi ne diventa dipendente, come se la polvere bianca potesse davvero colmare tutti i vuoti che si sono creati dentro di lui.

E poi la droga distrugge persino l’amore, perché non è facile stare accanto a una persona che dipende dalla cocaina e non è più lucido. Ifem ci prova, ma non può salvare il ragazzo se prima non trova il modo di salvare se stessa.

“Tu dovevi essere la mia metà e invece ti prendevi tutto, anche quando non c’eri. Dare troppo non è sbagliato, diventa un problema quando non otteniamo in cambio il sostegno per continuare a farlo.”

Ifem comincia a mettere in discussione il suo rapporto con Yannick e la sua vita, che non riesce a lasciarsi alle spalle un passato ingombrante, pieno di dolore e lacrime.

“Ti guardavo non perché eri bello, non perché eri tutto, ma perché sentivo di avere molto di più. Ti guardavo perché non è vero che la felicità siamo noi stessi.”

La ragazza, che non ha mai provato un amore così intenso e folle, capisce di dover far qualcosa per guarire, per non lasciarsi dilaniare dal dolore provocato da quell’esistenza malata accanto a un giovane che non sa più reagire. E decide…

“Vado per tornare diversa, per dimenticarmi che non ci sei e ricordarmi che esisto.”

Ci vuole costanza, però, tanto amore per se stessi, ci vuole coraggio e determinazione per trovare la propria strada e capire che bisogna reagire, lottare e credere che il futuro possa essere migliore.

“Mai più accetterò ogni cosa e mi convincerò che amare qualcuno è questo. Mai più sorriderò come a dire che non è successo niente di grave, che si può continuare a vivere solo per rendermi la vita più semplice. Mai più lascerò che mi amino per quello che faccio. Dovranno volermi per quanto valgo.”

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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