Recensione libro Di notte sognavo la pace

Citazione “Febbraio 1943. Venerdì della scorsa settimana siamo stati in ansia altre mille volte. I tedeschi hanno fatto perquisizioni in strada e casa per casa alle tre di notte.”
Di notte sognavo la pace
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Trama e commento del libro Di notte sognavo la pace di Carry Ulreich

Un’altra Anna Frank, sempre in Olanda durante l’occupazione nazista, ma in una città diversa e soprattutto con un destino diverso, perché Carry Ulreich è sopravvissuta alla guerra e alla croce uncinata. Ha potuto così riordinare personalmente le sue annotazioni quotidiane di allora, pubblicate per la prima volta solo nel 2016 da un editore olandese e nel gennaio 2018 proposte in Italia da Longanesi, col titolo Di notte sognavo la pace, Diario di guerra 1941-1945, a cura di Bart Wallet e nella traduzione di Giorgio Testa (432 pagine 18,90 euro).

Lei stessa, Caroline (Carry) Ulreich, visitando ad Amsterdam la casa dove si era “murata” la famiglia Frank, ha firmato il libro degli ospiti “la Anne Frank a lieto fine”.

Le analogie sono tante (a parte la città, Rotterdam invece della capitale): le due ragazzine adolescenti, la religione ebraica, la persecuzione razziale attuata dagli occupanti nazisti, l’esigenza di nascondersi per sottrarsi all’arresto, la generosa famiglia cristiana ospitante, la composizione del nucleo degli Ulrich, padre, madre, due figlie.

Eppure, quello che conta sono le differenze tra Carry e Anna. Si pensi a quella fondamentale: il diario della ragazza di Amsterdam si interrompe bruscamente perché i Frank vengono arrestati per una spiata e deportati. Le note di Carry, invece, seguono l’intero corso della guerra, visto che il gruppo familiare supera indenne tre anni di clandestinità.

Attraverso la piccola ebrea di Rotterdam, leggendo Di notte sognavo la pace, possiamo condividere il sollievo dei superstiti, assistere alle fasi della liberazione, alla riapertura delle sinagoghe.

Il diario comincia il 17 dicembre 1941. Allora quindicenne, la ragazzina lo aggiorna ogni settimana, in certi casi anche più volte al giorno. Completerà sei quaderni, che la accompagnarono in Palestina, nel 1946. Nell’eccitante creazione dello Stato d’Israele vennero relegati in soffitta e ci rimasero fino a pochi anni fa, quando la signora Ulreich in Mass li ha ritrovati e ha deciso di far realizzare una versione ridotta in ebraico, per condividerla con nipoti e figli.

È stato così che uno di questi, Oren, editore a Gerusalemme, ha potuto acquisire il documento, presentarlo alla Fiera del Libro di Francoforte e trovare un editore olandese.

Le ultime note sono del 30 maggio 1945, a parte un epilogo nel quale Carry annota lo stupore dei genitori e di tutti gli ebrei sopravvissuti a Rotterdam davanti ai soldati della Brigata Ebraica, costituita da volontari della comunità israelita insediata nella Palestina sotto mandato inglese. Addestrati, equipaggiati e inquadrati nell’esercito di re Giorgio, i ragazzi della Jewish Brigade avevano combattuto anche in Italia.

Una decina di loro prese a frequentare la famiglia Ulreich portando cibo, tè e zucchero delle generose dotazioni alleate. Davano anche lezioni di ebraico alle ragazze olandesi, che della lingua conoscevano solo le espressioni idiomatiche legate ai riti religiosi che scandivano in casa le fasi di ogni anno. Si stava rapidamente risvegliando anche in Olanda il senso di appartenenza israelita, nasceva il progetto di riunire la diaspora ebraica nel mondo.

Obiettivo era il ritorno nella Palestina delle origini, allora controllata dagli inglesi. E questi, che avevano prima favorito e poi tollerato il contro esodo dall’Europa verso la Terra Promessa, presero tra lo stupore e la paura di Carry a contrastare a cannonate gli sbarchi di ebrei, pianificati dalle organizzazioni sioniste.

Uno di quei soldati della Brigata Ebraica attrasse la ragazza. Con Jonathan si trasferì in Israele, come signora Mass, dopo il matrimonio in Belgio col rito israelita nel ’46, appena terminato l’esame di maturità. Aveva solo vent’anni e ben tre della sua breve vita li aveva trascorsi in clandestinità, non smettendo di annotare, registrare impressioni, vicende, notizie.

Le informazioni del libro Di notte sognavo la pace sono spesso dettagliate, i fatti vengono esposti con precisione e la descrizione delle emozioni è convincente.

Anche la sorella Rachel mise per iscritto le sue esperienze, ma non era altrettanto metodica e trattava meno la vita quotidiana. Oltre alle figlie, il signor Ulreich rese un resoconto delle loro esperienze in due lunghe lettere al fratello Adolf, a New York.

Scrivere diari, nel periodo della guerra, era un modo di elaborare e documentare quegli eventi sconvolgenti. Per chi viveva auto recluso, serviva anche a riempire le giornate. L’importanza dei diari venne subito compresa: nel marzo 1944 il ministro Bolkestein invitò da Londra, attraverso Radio Oranje, il popolo olandese a conservare memorie e documenti del periodo bellico, perché dopo la liberazione potessero rappresentare le fonti per ricostruire gli eventi. L’appello spinse Anna Frank a riscrivere il proprio diario.

Un cenno va fatto ad una famiglia normalissima, gli Zijlmans, che fecero senza tante storie tutto ciò che potevano, salvando l’intero nucleo familiare Ulreich da morte certa. Nel 1977 sono stati dichiarati in Israele “Giusti tra i popoli”.

Recensione scritta da Massimo Valenti

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Recensione scritta da

Massimo Valenti

Presentazione Massimo Valenti Toscano, imbarcato, velista esperto, lettore onnivoro sebbene appassionato soprattutto di mare e di thriller.

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