Recensione Libro “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Citazione "Erano decenni che sentiva come il fluido vitale, la facoltà di esistere, la vita insomma, e forse anche la volontà di continuare a vivere andassero uscendo da lui lentamente..."
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Di cosa parla “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

“Il Gattopardo” è il famoso romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Venne pubblicato in seguito alla morte dello scrittore, l’anno successivo, nel 1958.

Il libro “Il Gattopardo”, considerato spesso un romanzo storico, nonostante non ne abbia tutte le caratteristiche, è ispirato alle vicende che riguardarono la sua famiglia. In modo particolare a quelle che riguardano suo bisnonno vissuto durante il Risorgimento.

Il romanzo “Il Gattopardo” fu rifiutato per la pubblicazione dalla Mondadori e da Einaudi, avvenuta l’anno successivo alla morte di Giuseppe Tomasi di Lampedusa da Feltrinelli. Nel 1959 il romanzo ricevette il Premio Strega e furono vendute oltre 100.000 copie. Qualche anno dopo fu riproposto da Luchino Visconti che ne fece un film.

Trama libro Il Gattopardo

“Il Gattopardo” si apre con il ritrovamento del cadavere di un soldato nel giardino della casa del Principe Fabrizio Salina, in cui abitava con figlie e moglie. Lui è un uomo appassionato all’astronomia, introverso. E’ testimone diretto della decadenza a cui si appresta l’aristocrazia. In seguito allo sbarco in Sicilia di Garibaldi, si afferma la borghesia, che il Principe Salina, così come tutti gli aristocratici disprezzano.

Dopo l’annessione al Regno d’Italia, a don Fabrizio viene proposto un incarico di prestigio. Lui lo rifiuta poiché non vuole sottomettersi alla caduta che si preannuncia. Sarà lui a proporre al suo posto don Calogero, suocero del nipote Tancredi.

Fabrizio continua per la sua strada, non si lascia intaccare dai cambiamenti, sembra semplicemente accettare la situazione e continua a vivere come se niente fosse fino agli ultimi istanti della sua esistenza che condivide con i familiari.

Conclusioni libro

“Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa si conclude nel 1910 e narra come procedono le vite delle tre figlie del principe, illuse che il nome della loro famiglia non abbia perso valore.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

One Comment on “Recensione Libro “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa”

  1. Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa – capolavoro pubblicato postumo dall’editore Feltrinelli nel 1958 dopo il rifiuto di due precedenti case editrici – è stato qualche decina di anni fa un mio grande amore. Lo rileggo con la stessa passione, oggi anche con la dovuta lentezza che mi consente di assaporare parole e immagini. Rileggere, nelle diverse età della vita libri, è un modo di scoprire e scoprirsi.
    Questa opera è stata anche un “antidoto” dopo la lettura di un grande successo internazionale, ironia della sorte, orfano di emozioni (mia recensione prossimamente).
    Sì, antidoto, perché il lettore deve essere travolto non solo dalla storia, ma dalla gamma di immagini e odori: i sensi devono partecipare. Ne “Il Gattopardo” questo avviene.
    ***
    La storia è semplice: narra le vicende dell’aristocratica famiglia Salina dall’anno dell’impresa dei Mille di Garibaldi fino ai primordi del Novecento, la decadenza della nobiltà e l’affacciarsi della borghesia locale. Il principe Salina ne è protagonista assoluto insieme al paesaggio e alla cultura siciliana.

    Un libro non è fatto solo di eventi, ma di parole, descrizioni, figure di cui è ricca l’opera di Tomasi di Lampedusa, cosicché gli avvenimenti sono secondari. La potenza di “lacrimosa allegria” (pag. 190) ti travolge. Lo dico a chi, con la presunzione di scrivere una recensione, appunta notarelle banali tipo “è un mattone”. Bene a costoro consiglio di non leggere opere complesse linguisticamente! A margine sottolineo che scrivere una recensione non è, ripeto non è, semplice: bisogna aver letto con la mente e il cuore un’opera, documentarsi e infine redigere e revisionare.

    Le otto parti di cui è composto partono nel lusso e terminano nella morte e nel “mucchietto di polvere livida”. L’erotismo pervade l’opera, ma la morte sorniona aleggia in ogni angolo.

    Amo soprattutto due parti:
    – Il pranzo a Donnafugata (seconda parte) in cui il lettore è un ospite e si inebria delle fragranze, odori e sapori, della lussuriosa tavola del principe e coglie gli sguardi dell’amore nascente.
    – La caccia di Don Fabrizio e di don Ciccio (terza parte) è un’altra mia fascinazione: la Sicilia canta nel vento, nelle foglie, in tutta la natura ed è una delizia visiva e olfattiva.

    Che altro dire? Leggete e godete di questo capolavoro

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