Recensione Libro Il ministero della suprema felicità

Citazione “Più di venti troupe televisive, con le telecamere montate su speciali gru gialle, sorvegliavano giorno e notte la luminosa star del momento: un seguace di Gandhi, un ex militare vecchio e grassoccio reinventatosi assistente sociale nei villaggi, che aveva proclamato uno sciopero della fame a oltranza per realizzare il sogno di un’India libera dalla corruzione.”
Il ministero della suprema felicità
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Di cosa parla Il ministero della suprema felicità di Arundhati Roy

Il ministero della suprema felicità esce in libreria dopo vent’anni dal precedente romanzo bestseller Il dio delle piccole cose, romanzo che vinse il Booker Prize nel 1997 e che ha raggiunto un successo mondiale, tradotto in 40 lingue. Anche questo lavoro come i precedenti in Italia è stato pubblicato dalla casa editrice Guanda.

Ne Il ministero della suprema felicità incontriamo personaggi che appaiono surreali e si percepiscono esclusi dalla realtà circostante in una Delhi piena di contraddizioni.

Si passa da luoghi degradati ad altri pieni di fascino, da quartieri sporchi a centri commerciali splendenti e poi nei dintorni paesaggi che tolgono il fiato, posti in cui tutto è il contrario di ciò che appare.

I personaggi chiave di questo romanzo sono tre, ben diversi tra di loro, con un’esistenza a tratti effimera, altri molto concreta e destabilizzante. C’è Aftab che apre il suo tappeto in un cimitero in cui ha deciso di vivere. Una bambina che appare su un marciapiede tra migliaia di rifiuti e una donna che è amata da tre uomini.

Ciò che dà senso a questo libro è quello che provano i protagonisti della storia, tra felicità e dolore, tra pensieri silenziosi e parole gridate; tutti trovano la loro salvezza grazie alla speranza e ai buoni sentimenti.

Una storia di rinascita, di rivincita, di coraggio e lotta affinché le fragilità non prendano il sopravvento fagocitando tutto.

Commento al libro Il ministero della suprema felicità

Per quanto questo libro abbia bisogno di un po’ di tempo per essere assimilato, per quanto sia necessario conoscere le vicende legate a questo territorio e si abbia bisogno di tempo per riuscire a creare empatia con chi sta dinanzi a queste esistenze dilaniate e combattive, è un romanzo originale.

È stato tanto atteso dai lettori che hanno amato il precedente Il dio delle piccole cose e il modo in cui l’autrice riesce a raccontare le vite dei personaggi.

Il ministero della suprema felicità è un romanzo di protesta, contro i soprusi, le ingiustizie, la codardia, che parla di guerre, soprattutto interiori, che racconta di abusi. Un libro corale in cui si ascoltano varie voci e vari esistenze, ognuna ben tracciata e sorprendente nella sua unicità.

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Redazione - Recensione Libro.it

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