Recensione libro Il signore degli orfani

Citazione “È un romanzo (Premio Pulitzer 2013) ed è storia. Come dice l’autore: ‘Le condizioni di vita in Corea del Nord sono impensabili, assurde. Se non fossero feroci, sarebbero perfino comiche’.”
Il signore degli orfani
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Trama e commento del libro Il signore degli orfani di Adam Johnson

Nuova versione per Il signore degli orfani, nella Universale Economica Feltrinelli, per conto sempre delle edizioni Marsilio (554 pagine 13 euro). Il romanzo è scritto da Adam Johnson, premiato col Pulitzer per la narrativa nel 2013.

Il libro è uscito in Italia per i tipi Marsilio già nel 2012 e riproposto a maggio 2018 nel quadro della recente sinergia tra le due case editrici.

Trama del libro Il signore degli orfani

Pak Jun Do è uno, nessuno e tante identità diverse, che cambiano secondo gli ondivaghi progetti del Caro Leader, in un impenetrabile, iperburocratizzato, poverissimo, blindatissimo Stato ultracomunista.

Lui, la sua storia e il suo Paese sono i protagonisti di un testo di grande qualità letteraria ed anche di stretta attualità, per la valenza del contesto geopolitico che racconta.

È in un orfanatrofio che Jun Do ha cominciato la sua incredibile carriera nella “più grande e più ricca nazione del mondo”, a detta del regime di Kim Jong Il, erede di Kim Il Sung: la Repubblica Democratica del Popolo, la Corea del Nord.

Non è orfano. Il padre era il custode del Lunghi Destini e si permetteva di ospitarvi il figlio, senza però riconoscergli privilegi, visto che per punizione lo chiudeva nella conigliera sporca. Lo costringeva a raschiare da terra il piscio gelato degli altri, lo faceva camminare senza scarpe d’inverno e lo ustionava con l’estremità fumante della pala da carbone.

Dopo una serie di carestie e inondazioni, sopravvivono in pochi e con loro viene arruolato nell’esercito. All’età di quattordici anni diventa un soldato dei tunnel, addestrato a combattere al buio sottoterra.

Otto anni dopo, l’Agente So lo trasferisce in Marina. Partecipa al rapimento di giapponesi sulle isole nipponiche, ubbidendo agli ordini contraddittori e capotici dei comandanti. Poi viene convertito in esperto in telecomunicazioni e imbarcato sul peschereccio Junma, per intercettare le trasmissioni in codice delle navi americane, giapponesi e sudcoreane.

Se i pescatori nordcoreani hanno tutti il volto della moglie tatuato sul petto, il suo torace è intonso e il particolare insospettisce la squadra di abbordaggio di una fregata USA, che li ferma per un controllo.

Da qui parte una catena di grottesche complicazioni, di scelte un po’ assurde e un po’ divertenti, che porteranno Jun Do a meritare il titolo di eroe della rivoluzione, dopo essere stato fatto mordere da un pescane e aver subito un terribile interrogatorio in stile nordcoreaneo. Gli è stato tatuato il volto di una donna: ha preferito quello di Sun Moon, la bella protagonista dei film di regime.

Commento del libro Il signore degli orfani

L’andamento del racconto è curioso, suggestivo, molto efficace. Le pagine sono tante, ma si leggono rapidamente e hanno tutte una precisa funzionalità ai fini del progetto narrativo complessivo, perché in ognuna Adam Johnson trova il modo di inserire nuovi particolari sulle fasi della storia, sulla vita di Jun, sulle relazioni interpersonali e sulle condizioni politiche, sociali ed esistenziali nell’opacissima Corea del Nord, sotto la dinastia Kim.

È un Paese di cui nessuno sa niente, ma lo scrittore americano si è intestardito a lungo in una ricerca che lo ha sconvolto sempre di più, a ogni passo avanti. Vive e lavora a San Francisco e ha speso sette anni a studiare la Corea a distanza, prima di riuscire a entrarvi, come assistente di uno specialista nella coltivazione delle mele. Eppure, nemmeno lì è riuscito a parlare coi coreani, come avrebbe voluto.

Gli abitanti non possono avere contatti con gli stranieri, a ogni errore rischiano di finire in un lager o di sparire, mentre sono sottoposti al costante lavaggio del cervello dalla propaganda più assillante e invadente che si possa immaginare.

La radio, ad esempio, trasmette solo musica marziale, canti patriottici e messaggi del Caro Leader. Vietato spegnerla.
Si rischia di finire dietro il filo spinato. È la sorte che tocca all’eroe nazionale Pak Jun Do, dopo una missione diplomatica fallita negli Stati Uniti (in realtà un’operazione spionistica).

Viene recluso nel campo di lavori forzati 33 e da qui prende vita la seconda sezione del romanzo Il signore degli orfani, in cui si aggiunge come voce narrante quella di un Agente Innominato, di cui non si conoscerà mai l’identità, che conduce interrogatori al servizio della Divisione 42 della polizia segreta.

Questa parte è la più forte, la più pesante nei confronti del potere politico coreano, tanto ridicolo nel suo infantile fanatismo, quanto crudele nella sua natura ottusamente violenta.

Jun prende il posto di un potente del regime, il Comandante Ga. Lo uccide per difendersi e lo sostituisce, pur non somigliandogli affatto. L’assurdo è che tutti dimostrano di credere che il falso Ga sia quello vero, perfino Kim, che lo considerava del resto un temibile rivale politico. Gli sta bene che Pak abbia assunto il ruolo e i panni del Comandante eroico, come sta bene a tutti, anche ai figli di questi e alla moglie, ch’è proprio la star Sun Moon.

I narratori sono tre nella seconda sezione, che corre veloce, tra contorsionismi istrionici del regime nordcoreano e complesse triangolazioni politico-sentimentali tra i protagonisti.

I personaggi sono tantissimi, vanno e vengono, perché i piani temporali non restano lineari. Frequenti i rimandi al passato, anche se non creano problemi.

L’avventura di Jun Do può sembrare incredibile, ma secondo Adam Johnson è quanto accade ordinariamente nella Corea del Nord…

Recensione libro scritta da Massimo Valenti

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Recensione scritta da

Massimo Valenti

Presentazione Massimo Valenti Toscano, imbarcato, velista esperto, lettore onnivoro sebbene appassionato soprattutto di mare e di thriller.

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