Recensione libro Indagine sull’aldilà

Citazione “Non c'è niente che tu possa sbagliare. Ti faremo vedere molte cose qui. Ma alla fine tornerai indietro.”
Indagine sull'aldilà
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Trama e commento del libro Indagine sull’aldilà di Ade Capone

Cosa c’è dopo la vita? Adesso, Adelino “Ade” Capone conosce la risposta all’interrogativo che da sempre turba uomini e donne. Un infarto si è portato via, il 4 febbraio 2015, a 56 anni, il disegnatore ed editore di fumetti, lo sceneggiatore e autore televisivo.

Uno degli ultimi programmi realizzati dal geniale piacentino è stato Mistero, la trasmissione di pseudoscienza realizzata dal 2009 per Italia. E proprio I libri di Mistero sono la collana che Capone curava per gli editori piemontesi Priuli & Verlucca, nella quale, prima di Mistero nei cieli, dedicato agli UFO e uscito postumo nel 2016, aveva firmato nel 2013 Indagine sull’aldilà. Vita oltre la vita, 208 pagine 9,90 euro.

Indagine sull’aldilà è libro chiaro e scorrevole, nonostante l’argomento scabroso per i superstiziosi e per chi non riesce a prendere le giuste misure col “dopo”. Detto in modo chiaro: si parla di morte. Da qui la delicatezza del tema.

Un volume accessibile, niente di sgradevole o imbarazzante. Capone scriveva in punta di penna, affrontava con misura una materia da brividi, era maestro nello smussare gli angoli, nel disinnescare gli elementi esplosivi legati ad ogni discorso sulla “sfera ultima”.

Cosa resterà di noi? Dove andrà a finire quella che tanti chiamano anima, ma che Ade preferiva indicare come coscienza? La facile e piacevole lettura è ben introdotta dallo sdrammatizzante punto di vista dell’autore, che si potrebbe riassumere in: “qualcosa ci dovrà pur essere, che cosa non si sa”.

Nello sviluppo del testo, Capone aveva tenuto conto di teorie scientifiche, credenze new age e non. Smonta pregiudizi, cita testimonianze, riporta ipotesi, leggende e miti, prende le distanze da farneticazioni, ingenuità e soprattutto falsificazioni a scopo di lucro, accumulate col tempo.

Il suo era un atteggiamento di serena e non spasmodica ricerca della verità, di apertura, a condizione di trovare risposte credibili e non minate da posizione preconcette, tanto sulla sponda di “chi ci crede” che su quella negazionista.

Molte le interviste a ricercatori ed esperti, medium e sentivi, i punti di vista dei religiosi. Sul piano della fede, infatti, è singolare il percorso nel corso dei secoli, che sembra contenere tutto e il contrario di tutto. Considerato il rilievo del culto dei defunti nella religione cristiana, sorprende la posizione originaria di Sant’Agostino. Considerava la celebrazione dei morti un’usanza pagana, derivante dal culto latino dei Penati e scoraggiava l’idea di appellarsi ai parenti trapassati perché facessero da tramite con Dio: retaggio pagano anche questo.

Insomma, parlare di fantasmi equivaleva a commettere un peccato e infatti nel primo Medioevo se ne parla pochissimo. Poi nasce il commercio delle indulgenze, in una Chiesa assetata di denaro e potere: dietro pagamento le preghiere abbreviano il Purgatorio alle anime dei cari. A questo punto i fantasmi rientrano in gioco, tanto che le apparizioni soprannaturali si moltiplicano, nei luoghi e nei modi più disparati.

Diventano sempre più argomento di racconti e romanzi, finché nel 1700, con l’Illuminismo, la situazione si capovolge e quasi tutte le segnalazioni vengono considerate semplici allucinazioni. Nell’800 si torna ad un proliferare di medium, con tanto di spettacoli che attiravano persone e perfino regnanti appassionati di spiritismo. Lo scenario odierno vede il più vario atteggiamento, mediato da libri, film, Rete e nuovi media.

Venendo più vicino agli spettri (il termine deriva dal latino spectrum, ciò che viene osservato), per quanto Ade Capone si dichiarasse critico verso talune chiusure mentali della scienza, restava fiducioso nella possibilità di verificare le apparizioni attraverso riscontri tecnici inappuntabili. A suo avviso, “il punto è capire che cosa siano queste figure, se hanno anche una coscienza propria o sono come immagini digitali impresse nell’ambiente, invece che sullo schermo di un computer”.

Tra i contenuti più frequenti nel saggio, ritorna costantemente il “tunnel di luce”, quel rassicurante spazio metacorporeo che ricorre in tante testimonianze di chi abbia vissuto esperienze di premorte, pazienti rientrati da stati di coma grave e considerati già spirati dai medici. Nel libro c’è la dichiarazione di un neurochirurgo, che fino a quel momento aveva bollato come fandonie ogni ipotesi di vita oltre la morte e possibili contiguità ultraterrene.

Risvegliatosi dopo una settimana di stato comatoso per una meningite, ha detto di essersi ritrovato – mentre il suo corpo giaceva inerte in ospedale – in un luogo luminosissimo, abitato da esseri straordinariamente belli e con una giovane donna stupenda a rassicurarlo e fargli da guida. “Non c’è niente che tu possa sbagliare. Ti faremo vedere molte cose qui. Ma alla fine tornerai indietro”. Si trovava in un vuoto sterminato e buio, una specie di gigantesco utero cosmico in cui si sentiva perfettamente a suo agio. Unica fonte di luce era una sfera, rassicurante. Poi… uscì dal coma.

“L’Aldilà esiste, parola di neurochirurgo”, ha titolato a suo tempo il Corriere della Sera. Intanto, Adelino Capone stava terminando la stesura di del libro. È una specie di chiusura ideale del cerchio tracciato dalla sua indagine: l’Aldilà esiste…

Recensione scritta da Massimo Valenti

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Recensione scritta da

Massimo Valenti

Presentazione Massimo Valenti Toscano, imbarcato, velista esperto, lettore onnivoro sebbene appassionato soprattutto di mare e di thriller.

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