Recensione Libro.it intervista Alessandro Cona autore del libro Passato prossimo

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Alessandro Cona
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Passato prossimo di ConaIntervista a Alessandro Cona

1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro Passato prossimo, cosa diresti?

I latini dicevano memento mori, ricordati che devi morire. Questo non dev’essere visto come qualcosa di negativo. Il rapporto che si ha con la morte fa capire molto rispetto all’attitudine che abbiamo nei confronti della vita. Pensiamo di avere sempre tutto il tempo del mondo a disposizione e viviamo una vita in aspettativa, ma in ogni film, anche nei più lunghi, arrivano prima o poi I titoli di coda. In Passato Prossimo spuntano all’improvviso a metà storia e poi iniziano a scorrere dal basso verso l’alto, come nel film che è stata una delle principali fonti di ispirazione, Memento. Questo ci fa capire che ogni singolo minuto della nostra vita va vissuto dandogli la giusta importanza.

2. Da dove nasce l’ispirazione per raccontare questa storia in cui il tempo non ha direzione e tutto può accadere senza preavviso?

L’ispirazione è nata davanti a un modellino di un mappamondo. Avevo appena ricevuto la notizia che sarei andato a vivere a Los Angeles per lavoro e stavo cercando di rendermi conto di quanto sarei stato lontano da casa con un oceano nel mezzo. Stavo uscendo da una storia con molti rimpianti e mi sono immaginato una dimensione parallela nella quale la Terra sarebbe potuta ruotare al contrario sul suo asse. Questo avrebbe potuto far tornare indietro il tempo e permettermi di risolvere le cose che avevo lasciato in sospeso, o incasinarle ulteriormente.

3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Che il tempo non è una linea retta ma che somiglia più a un circolo dove tutto finisce con il ripetersi. Che il tempo è come un pugile che colpisce solo ai fianchi e dà così la sensazione di poterlo battere, fino a quando troviamo una polaroid di dieci anni prima e ci rendiamo conto che ha vinto lui. Il segno che vorrei lasciare è che tutti possiamo vivere appieno il nostro tempo e che possiamo farlo solo avendo coscienza che non ne abbiamo una scorta illimitata.

4. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al romanzo, quando l’hai letto dopo la pubblicazione?

No, anzi. C’è stato un lavoro di cesoie per togliere un paio di personaggi e piani narrativi che abbondavano nella prima stesura del romanzo. Avevo paura del fatto che non sarei stato capace di mettere un punto alla storia. In questo modo sarei tornato indietro nel tempo anch’io insieme alla trama del mio libro…

5. Se Alessandro Cona dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Passato prossimo, quali userebbe?

Errante, ingannevole, mnemonico.

6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?

Per apprezzare ciò che abbiamo e non rimpiangere quello che non c’è più per quanto banale possa apparire. La miseria a volte viene a noi perché ce ne preoccupiamo troppo, non dando il giusto peso all’abbondanza quando arriva. Per cercare di capire che quello che siamo è il risultato di quello che siamo stati Ogni minuto che viviamo con la testa rivolta verso il passato è un minuto che non dedichiamo a quello che ci circonda.

7. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Sto ultimando il secondo libro e scrivendo la prima stesura del terzo, mettendo ordine nel mio archivio di idee. Il nuovo romanzo racconta anch’esso di un viaggio, ma questa volta non contromano parafrasando Zadoorian. Le vicende si svolgeranno in America Latina a differenza di Passato Prossimo che è ambientato in California.

8. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?

Tra quelli che ho letto e sto leggendo quest’anno posso selezionarne tre in ordine sparso. Laura di Vera Caspary, un giallo del 1943 strutturato in maniera meravigliosa e che mi ha lasciato semplicemente a bocca aperta; La Casa del Sonno di Jonathan Coe, che mi ha colpito emotivamente perché mi sono ritrovato particolarmente in molte delle fobie oniriche dei protagonisti; Battle Royale di Koushun Takami, una storia dissacrante e distopica nella quale ho trovato molte similitudini con The Hunger Games e che mi ha avvicinato alla letteratura giapponese. Non me la sento di preferirne uno rispetto agli altri perché tutti e tre mi hanno colpito in modo particolare.

9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Ritengo i libri come le persone. Alcuni ti affascinano dalla prima pagina, altri devi entrarci in sintonia conoscendoli in profondità per coinvolgerti, altri proprio non li sopporti anche sforzandoti. Ma non mi sentirei mai di sconsigliare un libro per quanto insignificante lo abbia trovato, perché magari per un’altra persona in un dato momento della sua vita non è così insignificante.

10. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

Sono una persona che parla moltissimo e che negli anni, complice anche l’apprendimento di due lingue straniere, ha imparato a dover ascoltare davvero quello che avevano da dire gli altri, senza limitarmi ad aspettare il mio turno per parlare. Quindi non c’è una domanda in particolare che nessuno mi ha mai fatto o una alla quale avrei voluto rispondere alla quale almeno una volta non ho risposto.
Ma questo mi fa venire in mente un dialogo di Santa Maradona, dove a uno dei protagonisti un’amica chiede perché non fuma. Lui le risponde: “Perché non potrei mai assistere a un film al cinema senza poter fumare se fumassi.”
Se qualcuno mi chiedesse mai il perché non fumi risponderei che la maggior parte del tempo che dedico alla scrittura lo passo nei bar più belli della città in cui vivo. E dato che non fumo non potrei mai scrivere un libro senza poter fumare, se fumassi.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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