Alfio Cataldo di Battista: intervista scrittore

Intervista all'autore Alfio Cataldo di Battista.
Alfio Cataldo di Battista
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Onorevoli ipocrisieLa redazione del sito libri Recensione Libro.it intervista lo scrittore Alfio Cataldo di Battista autore del romanzo Onorevoli ipocrisie

1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro Onorevoli ipocrisie, cosa diresti?

Questo libro è il tentativo di raccontare la politica vista da dietro le quinte, attraverso vicende e situazioni che coinvolgono tre amici in un gioco più grande di loro, al termine del quale resteranno cambiati per sempre, perché la politica ti cambia, se non sei centrato sulla consapevolezza di essere e restare ciò che sei.

2. Da dove nasce l’ispirazione per questo libro in cui si mostra il vero volto della politica?

Certe storie si scrivono per raccontare qualcosa, altre si scrivono alla ricerca di qualcosa. Quella narrata in questo libro è del secondo tipo. L’ispirazione scaturisce da un’intensa esperienza politica vissuta fino in fondo. Quello che ho provato a fare è immaginare personaggi che avessero i profili adatti a rappresentare le paure e le speranze di una generazione per certi versi irrisolta. Solo che a volte capita che i personaggi si ribellino all’autore e se ne vanno per i fatti loro. Allora non mi è rimasto altro da fare che pedinarli, spiandoli da lontano senza farmi accorgere, tendando di carpire le loro vite e trasformarle in un romanzo.

3. Cosa vorresti che lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Mi piacerebbe che riuscissero ad immedesimarsi a tal punto nei personaggi, da riuscire a vedere e sentire le cose che vedono e sentono loro. Lo so è una pretesa forse eccessiva da parte mia, ma d’altra parte, se come qualcuno ha detto, che uno scrittore è un dilettante che non si è mai arreso, allora da dilettante quale sono, vorrei che i personaggi di questa storia entrassero nella testa del lettore per lasciare qualche dubbio a chi ha solo certezze. Non me lo dica, sono molto presuntuoso.

4. C’è qualcosa che lo scrittore Alfio Cataldo di Battista avrebbe voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?

Quando ti rileggi dopo aver pubblicato, ti viene sempre il dubbio che avresti potuto far meglio, ma forse ha ragione Raymond Carver, un grande della letteratura statunitense del ‘900, poco conosciuto da noi. Carver con le sue descrizioni, riusciva a far diventare epiche due ore trascorse in una lavanderia automatica. E lo faceva col suo stile, quello di chi scrive per sottrazione, arrivando all’essenza del concetto col minor numero di parole possibili, le più semplici possibili.

5. Se Alfio Cataldo di Battista dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Onorevoli ipocrisie, quali userebbe?

Un romanzo giallo caratterizzato dalla velocità dei dialoghi, ma al tempo stesso da un’attenzione all’aspetto introspettivo dei personaggi e al senso di ambiguità dei rapporti fra loro.

6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?

Perché è un libro molto attuale, un libro che parla di ciò che siamo, che cerca di descrivere una politica cupa, cinica e spietata, che mastica le persone e ne inghiotte le anime. Il finale della storia è un monumento all’ipocrisia, che consuma i rapporti tra le persone, non diversamente dalla tanto vituperata politica.

7. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Al momento sto lavorando a un testo, giunto ormai a conclusione, che vorrei rappresentare a teatro. È questa la mia ambizione nascosta. Il racconto si ispira a fatti realmente accaduti e riguarda uno dei tanti eccidi della follia nazifascista. La particolarità del testo è la narrazione fatta dal punto di vista delle vittime, da chi è stato barbaramente trucidato dai tedeschi. Lo schema, per capirci, è quello di Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters.

8. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?

La Strada di McCarthy, un libro dove la strada è un mondo a sé, una dimensione dello spazio in cui le certezze vacillano e dove tutto diventa precario. È un libro che inchioda il tempo a un eterno presente. Un “qui e ora” senza soluzione di continuità sospeso tra passato e futuro.

McCarthy narra di un padre e di un bambino, suo figlio, che percorrono chilometri e chilometri di strade deserte, attraverso lande desolate e città abbandonate, diretti verso il mare e forse verso una speranza, in un mondo distopico dove il senso della fine del tempo trae ulteriore forza da questa Terra devastata, in cui i sopravvissuti vagano verso qualche direzione alla ricerca di cibo perché anche in un mondo senza tempo e senza futuro l’istinto animale ti obbliga a sopravvivere. Insomma, in piena pandemia da Covid-19, ci si può immedesimare molto.

9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Non so se esistono libri che non meritano di essere letti, il vero problema è che non si ha mai il tempo per leggere tutto ciò che si vorrebbe!

10. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

Un momento marzulliano in fondo all’intervista, ammetto, non me lo aspettavo. Ora che ci penso, nessuno mi ha mai chiesto perché, una volta che uno ha finito di scrivere una storia, sente poi la necessità di farla pubblicare. Questo non me lo ha mai chiesto nessuno, e visto che nessuno me lo ha mai chiesto, mi sembra pleonastico rispondere, quindi vi lascerò con il dubbio!

Leggi la recensione del libro di Alfio Cataldo di Battista.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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