Recensione Libro.it intervista Andrea Guenzi autore del libro L’acceleratore

Intervista ad Andrea Guenzi.
Andrea Guenzi
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L'acceleratore di GuenziIntervista ad Andrea Guenzi

1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro L’acceleratore cosa diresti?

Anche se trattasi di un romanzo fantapolitico con elementi di science-fiction, nato come forma d’intrattenimento, per mezzo della storia narrata ho avuto l’occasione di fare un’analisi di quanto sta accadendo nel quotidiano di molti. La velocità che sta al progresso come la storia sta alla facilità con cui ci si dimentica degli eventi che l’hanno generata.
La dedica con cui ho iniziato il libro, per quanto possa apparire scontata, penso sia fondamentalmente vera: “Se tutti gli abitanti della Terra si impegnassero a voler lasciare un buon ricordo di sé al loro prossimo, probabilmente vivremmo davvero in un Mondo migliore.”

Col senno di poi credo che tutti nel bene o nel male sentano l’esigenza di lasciare una traccia del proprio passaggio sul mondo. Gli stessi social network ed i blog sono una sorta di diario moderno. La novità sta nel fatto di voler rendere partecipi gli altri del proprio vissuto. Paradossalmente più aumentano i mezzi di comunicazione e più le persone sembrano chiudersi in se stessi affidando ad un intermediario elettronico le proprie impressioni, i propri pensieri. Sul finire degli anni Novanta ci si sorprendeva parlando della realtà virtuale, oggi di fatto molti, sia pur inconsapevolmente,
pare ne vivano una.

Nel libro sono presi di mira i più anziani che rappresentano la memoria vivente delle generazioni presenti. Ovviamente la mia è solo una provocazione proprio per stimolare nel lettore una sorta di spontaneo rifiuto. La storia reale è purtroppo piena di eventi che si continuano a rifiutare, eppure sono veramente accaduti.

2. Da dove nasce l’ispirazione per questo romanzo in cui il declino della Seconda Repubblica e la crisi economica porta al potere un partito “dittatoriale”? Per raccontare questa storia hai preso spunto dalla realtà in cui viviamo o è tutto frutto della fantasia?

Credo, nel bene o nel male, di appartenere ad una generazione di transito che ha coltivato rimpianti sulle ceneri dei mitizzati anni ottanta, ha goduto poco dei benefici concessi dagli anni novanta ed infine ha pagato le scelte politiche ed economiche sbagliate delle generazioni precedenti che poco hanno fatto per garantire un futuro alle generazioni successive. La forma di dittatura fantasticata nel libro, per quanto assurda possa apparire, è un invito rivolto al lettore a non abbassare la guardia. Penso che mai, come nell’ultimo quinquennio, si sia assistito in modo così forte al fenomeno di scoramento e disaffezione politica da parte dei cittadini. Se non serve piangersi addosso, ancor meno pare sortire effetti positivi continuare ad illudersi. Credo che sia proprio la fascia di coloro che si astengono dal prendere una posizione politica il terreno dove possa germinare qualche fenomeno incontrollabile e deleterio. Ovviamente la dittatura narrata altro no ne´che una mera forzatura che mi ha aiutato a giustificare alcuni eventi narrati nel libro. La storia reale, come le vicende del nostro quotidiano sono, purtroppo per noi, molto peggio della fantasia, ma a volte e per fortuna anche sorprendentemente meglio.

3. Nel romanzo sono vari i messaggi che possono essere colti dai lettori, ma nonostante l’accentramento di potere di cui si parla, le riforme che il partito vuole mettere in atto, nonostante l’incapacità dei potenti alla fine c’è un barlume di speranza per i protagonisti della storia e per il lettore. Questo è il messaggio più importante del romanzo o ritieni ve ne siano altri più significativi?

Partendo dal presupposto che ho voluto scrivere solo una storia e non esprimere un’opinione o alimentare una discussione, alla fine credo che vi sia più di un barlume di speranza per il lettore e soprattutto per i protagonisti del romanzo. Il concetto di base è che la vita continua di là di qualsiasi accadimento, i personaggi del libro sono solo i compartecipanti di un viaggio. L’uomo, nella realtà, ha purtroppo dimostrato di essere l’unico essere vivente capace di adattarsi a qualsiasi situazione. Anche se non cito avvenimenti realmente accaduti, nel libro sono presenti riferimenti al nostro recente passato. Si pensi a tutti i misteri ed ai casi irrisolti degli ultimi trent’anni. Pare che in Italia le cose accadano, in qualche modo si sistemino e poi che la vita continui nell’indifferenza generale. Anche questo fa parte del nostro quotidiano: un po´ per necessità ed un po´ per stanchezza, lo sguardo non fa molta fatica a spostarsi da ciò che non ci aggrada e da ciò che si vuole negare.

4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro?

Sarei lusingato se il lettore comprendesse il valore del rispetto per il proprio prossimo e per la vita. Io, scrivendo il libro, ho avvertito fortemente che la vita è un dono che non si è chiesto ne a qualche entità divina ne ai nostri genitori genetici, ma che rappresenta comunque un´occasione unica. Pur essendo un accanito appassionato di tecnologia, penso che la scienza come la medicina debba restare uno strumento per migliorare la qualità e le prospettive di vita e non qualcosa che crei una dipendenza o che possa essere cagionevole al pari di un accanimento terapeutico. Devo inoltre confessare di aver fatto persino fatica ad immaginare le scene più cruente. Basta imbattersi in un telegiornale o in un quotidiano per scoprire che ormai la realtà supera la fantasia.

5. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire il tuo romanzo, quali useresti?

– Diretto: l’intento era di portare il lettore all’interno della scena, quindi ho cercato di velocizzare il più possibile i dialoghi.
– Veloce: capitoli brevi, flash back e ritmo che aumenta di pagina in pagina. La storia accelera volutamente di capitolo in capitolo. Ho rallentato volutamente la storia solo nei capitoli dedicati al viaggio di un personaggio chiave da Zurigo a Sydney, per aiutare il lettore ad immedesimarsi nella fatica generata da un viaggio intercontinentale.
– Tagliente: personaggi e situazioni sono volutamente cinici.

5. Perché credi che si debba leggere L’acceleratore?

Perché nonostante i temi trattati, sarà una lettura veloce, senza troppe pretese e che narra una storia piena di colpi di scena. Il motivo forse più importante sta nel poter dare la possibilità ai personaggi narrati di esistere. Non è solo un libro di fantapolitica e non è solo un libro di science-fiction.

6. Da dove nasce la passione per la scrittura?

Sono sempre stato molto affascinato dalla composizione. In principio fu la musica, poi per decorrenza dei termini, quello che sembrava essere una possibile attività lavorativa è ridiventata solo un passatempo. Una composizione musicale concede meno spazi e tempi più contenuti per esprimersi. La scrittura invece concede l’opportunità all’autore di essere più dettagliato. La lettura inoltre non richiede uno strumento intermedio tra l’autore e il lettore. Una partitura per violino emetterà sempre il suono di un violino, la voce di un personaggio di un romanzo sarà invece sempre diversa nella testa di ogni singolo lettore. Quest’ultima considerazione nasce da una delusione personale avuta da bambino la prima volta che ho visto un cartone animato della Walt Disney: Paperino non poteva avere una voce così!
In generale, sono sempre stato molto colpito dalla capacità e dalla potenza evocativa di un testo: immaginarsi un volto, una voce, un odore gusto, un contatto. Considero la scrittura una vera e propria forma di traslitterazione dei sensi.

7. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?

Scrivere un romanzo mi ha stimolato ma mi ha tolto anche molte energie, prendendomi molto tempo del poco concessomi dal lavoro e dalla famiglia. Adesso sto lavorando alla stesura di una serie di racconti, aventi come tema la paura e l´ansia, che spero di riuscire a pubblicare il prossimo anno. I racconti sono per loro natura più brevi di un romanzo e possono avere un filo conduttore senza essere però direttamente collegati tra loro.

8. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?

Sinceramente non saprei, non vorrei risultare saccente ed arrogante ma ho letto di tutto, recentemente mi ha colpito il libro: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson. Diciamo che prediligo le “storie possibili”, non necessariamente reali ma che per loro natura sono in grado di coinvolgere ed influenzare l´umore del lettore, portandolo alla situazione di doversi chiedere: come mi sarei comportato io al posto del protagonista? Forse più che un libro credo di riuscir meglio ad esprimere il concetto con l´ausilio di un film: “Fuori orario” di Martin Scorsese.

9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Nessuno. Confesso che un paio di libri che non mi son piaciuti li ho letti anch’io, ma alla fine mi hanno insegnato anche loro qualcosa e magari mi hanno anche aiutato a migliorare il mio modo di scrivere. Sinceramente non ricordo di aver mai abbandonato un libro a metà. Quando proprio non sono stato in grado di andare avanti nella lettura l’ho semplicemente riposto e ripreso in mano settimane, mesi o addirittura anni dopo.

10. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

Non saprei, fino ad ora nessuno mi ha chiesto perché compare un’automobile sulla copertina del libro. Trattasi di una Lancia Aurelia B24. Pur non avendo la fortuna di averne una, col tempo ho sviluppato un pallino per questo veicolo. Siccome considero la scrittura, una forma d’intrattenimento anche per l´autore, ho provato immenso piacere a documentarmi sul veicolo ed a farci un giro insieme al proprietario narrato nel libro. Prendendo a prestito una frase di Paolo Conte in “una giornata al mare” direi che è “un´auto che sa di vernice e di velocità”.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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