Recensione Libro.it intervista Beda autore del libro La passeggiata di una farfalla ferita

Intervista allo scrittore Beda.
La passeggiata di una farfalla ferita
In questa pagina sono presenti link affiliati
Compra su amazon.it

Intervista a Beda

1. Dovendo riassumere in poche righe il senso della tua raccolta di poesie La passeggiata di una farfalla ferita cosa diresti?

Direi che ognuno di noi è una farfalla, e che ognuno di noi passeggia. La farfalla è un animale che ha bisogno di sopravvivere a vari stadi dell’esistenza per giungere alla fine e che nella maggior parte dei casi non vive a lungo. Lo stadio ultimo è quello in cui, da adulta, succhia il nettare dei fiori e si accoppia per dare nuova vita. Questo è il senso della raccolta: la vita ti chiede in prestito, a volte ti restituisce e a volte si trattiene quello che dovrebbe essere tuo, ma alla fine il cambiamento prima e la metamorfosi poi, avvengono per tutti perché sono un passaggio obbligato; solo passeggiando, quindi solo godendo realmente e senza frenesia e bramosia di quello che la vita ci regala, del momento in più che ci è concesso, possiamo giungere a una metamorfosi assolutamente completa e gratificante.

2. Da dove nasce l’ispirazione per questo libro pieno di contrasti e di emozioni vere?

Io penso che chi scrive debba necessariamente fare i conti con quello che è oggi, con quello che è stato in passato, ma anche e soprattutto con quello che non è stato. Ognuno di noi custodisce, dentro a un cassetto, una memoria colma di tante, tantissime cose; sono quei piccoli spazi tutti nostri, in cui difficilmente facciamo entrare qualcuno, in cui difficilmente permettiamo che le vite degli altri si annidino. E poi gli occhi, lo spirito di osservazione e il coraggio di ammettere che spesso la realtà non è come sembra; tutti elementi, insiti naturalmente nell’uomo, tutti aspetti utili per dare il via al cambiamento, o quantomeno al tentativo di cambiare; cammino caratterizzato da slanci impetuosi e tempeste.

3. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?

Mi piacerebbe, e lo dico sottovoce, che coloro che si sono addentrati nella lettura del libro, avessero comunque provato qualcosa: tristezza, rammarico o nostalgia. Il mondo di oggi è troppo veloce, frenetico e alienante; a volte basterebbe davvero poco per volerci bene, ma evidentemente ci sono interessi che spingono affinché questo amore per se stessi non trovi terreno fertile per germogliare e crescere. Penso alla tecnologia che sostituisce l’umanità, penso ai bambini costantemente tenuti segregati in una gattabuia di impegni, penso alla disinformazione e alla censura. Mi piacerebbe che il lettore dubitasse.

4. Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire le tue poesie, quali useresti?

Uso simboli, evoco stati d’animo, descrivo realtà e cose quotidiane. Credo basti un solo aggettivo: intimista.

5. Perché credi che si debba leggere La passeggiata di una farfalla ferita?

Per me la scrittura è un hobby e uno sfogo; è un mezzo, economico e intimo, per risanare un po’ del marcio che c’è intorno e in cui anch’io sono immerso. Ogni volta che scrivo qualcosa, mi pongo la domanda sul perché io lo faccia e ogni volta non mi so rispondere, quindi non so identificare dei motivi specifici sul perché si dovrebbe leggere La passeggiata di una farfalla ferita; magari perché è la composizione consapevole di un micro-cosmo in cui più o meno tutti ci riconosciamo, inserito in un universo in tutti tutti viviamo ma che ancora non capiamo del tutto. La raccolta non ha nessun tipo di finalità, questo è chiaro; non racconta, non presenta soluzioni, ma magari pone degli interrogativi, umilmente e senza pretese.

6. Da dove nasce la passione per la scrittura e per la poesia?

Io da bambino passavo molto tempo da solo. Ero un bambino molto, molto curioso; e l’unico modo per soddisfare la mia curiosità era quello di prendere l’enciclopedia e sfogliare le pagine per trascrivere manualmente quello che avevo letto. E poi, ho sempre amato molto scrivere, proprio per la gestualità manuale che questo comporta; ancora adesso, se posso, scrivo a mano e non uso il pc.
Forse proprio l’esigenza di dover scrivere a mano, mi ha portato a dover dire scrivendo quel che non potevo dire parlando, e meglio se con poche parole. E’ ovvio che poi l’indole e la sensibilità di una persona, portano questa a prediligere un genere piuttosto che un altro.

7. Hai nuovi progetti in vista? Stai scrivendo un nuovo libro di poesie? Puoi anticiparci qualcosa?

La passeggiata di una farfalla ferita è la seconda raccolta che pubblico, ed è diversa dalla prima, seppur per certi aspetti ne sia la continuazione. In realtà qualcosa di pronto esiste già, ma mi sono preso un periodo di riposo, per comprendere l’effetto che ciò che ho scritto mi darà a distanza di qualche tempo. Poi ci saranno le solite, immancabili, correzioni e poi vediamo.

8. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?

Devo dire onestamente che nessun romanzo mi ha rivoluzionato la vita, perché ogni lettura mi ha arricchito e trasmesso qualcosa. Sono dell’idea che ogni cosa che leggiamo, dal quotidiano al romanzo e sino alla silloge poetica, tutto lavori in modo silenzioso e non percettibile sulla nostra testa, rivoluzionando in continuazione le nostre idee. Comunque credo che Il ritratto di Dorian Gray occupi un posto speciale nella mia formazione.

9. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Non sono nessuno per sconsigliare la lettura di un libro. Ad eccezione dei libri scritti dai personaggi moderni e viventi costruiti a tavolino, che cavalcano, giustamente aggiungo io, l’onda del successo e che realmente scrivono ciò che la massa (senza accezione negativa) vuole sentirsi raccontare per non pensare e per vivere tranquilla, non mi sento di suggerire un libro da accantonare e da usare come semplice ammasso di carta per riempire lo spazio. Io penso che ogni libro dovrebbe avere qualcosa da dire, più che qualcosa da raccontare.

10. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

Per fortuna sono un chiacchierone che, oltre a parlare con le altre persone, parla anche da solo più volte al giorno; e sì, mi pongo ad alta voce delle domande, ma spesso non riesco a rispondermi, quindi siamo da punto a capo. Per fortuna parlo da solo, quindi evito le brutte figure. Grazie

Condividi che fa bene

Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.