La redazione del sito Recensione Libro.it intervista la scrittrice Daniela Tozzi autrice del libro Il tempo che rimane
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro Il tempo che rimane, cosa diresti?
Il tempo che rimane è una porta socchiusa su uno spicchio di vita in penombra: la vecchiaia. Ho provato a immaginare cosa vuol dire essere vecchi, cosa cambia e cosa resta. Il peso dei ricordi. Il valore dell’amicizia, la solitudine.
2. Da dove nasce l’ispirazione in Daniela Tozzi per raccontare questa storia intensa sugli anziani?
In realtà questo libro mi è venuto a cercare. Una mattina di gennaio del 2019 ho pensato a mia madre seduta accanto alla finestra che guarda il movimento nella via o legge un libro, passa il tempo. Ho visto i suoi capelli bianchi, la stanza in penombra, la pila di libri sulla sedia, e mi è venuto in mente l’incipit. Ho pensato alla sua solitudine, una solitudine che non è solo assenza di compagnia. È una solitudine più profonda che nasce dai vuoti lasciati dalle persone che ha amato e che non ci sono più. Una solitudine che non ha consolazione. E allora, ho deciso di scrivere questo libro.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Da un libro il lettore prende quello che vuole, quello che è più in sintonia con lui in quel momento. La vecchiaia è una fase della vita che, secondo me, meriterebbe più attenzione. Più che un segno, che mi sembra presuntuoso, vorrei che si facessero delle domande.
4. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
No, chissà, forse tra qualche tempo…
5. Se Daniela Tozzi dovesse utilizzare tre aggettivi per definire Il tempo che rimane, quali userebbe?
Amaro, delicato, crudo.
6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
A questa domanda posso solo rispondere utilizzando le parole di alcuni che lo hanno letto: “Mi ha fatto riflettere…”. Secondo me, è complicato essere vecchi e non sappiamo nemmeno quanto, ci vuole coraggio. Forse la prova di coraggio più grande in una vita.
7. Ci racconti cosa hai provato quando hai scritto il libro?
Questa è una domanda complessa. La prima cosa che mi viene in mente è: sollievo. Era come se mi stessi alleggerendo di qualcosa che premeva dentro. Mi sono messa in discussione, mi sono fatta tante domande. E, a volte, le risposte non mi sono piaciute e ho capito che potevo fare di più come figlia. Anche se quel “di più”, poi, non sarà mai abbastanza. Ho cominciato a “vedere” i vecchi.
8. Hai nuovi progetti? Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
Sì, ho cominciato a scrivere un altro libro, ma ancora non so dove mi porterà…
9. Qual è il romanzo che hai letto e ti ha più colpito emotivamente in quest’ultimo anno?
Le nostre anime di notte di Kent Haruf
10. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?
Non saprei, un libro è un incontro e quello che per me potrebbe essere un incontro sbagliato per un’altra persona potrebbe essere quello giusto.
11. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…
Come immagini la tua vecchiaia?
Insieme a mio marito, in giro per il mondo finché sarà possibile. Dopo, mi piacerebbe andare a vivere, insieme ai miei amici più cari, in un borgo con tante casette indipendenti e un enorme spazio comune e continuare a prendere la vita come una grande occasione, da vivere al massimo, fino all’ultimo respiro.