Recensione Libro.it intervista Fabio Geda e Marco Magnone autori di Berlin

Informazioni e curiosità su Fabio Geda e Marco Magnone, autori di Berlin.
Fabio Geda e Marco Magnone
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Berlin I lupi del BrandeburgoIntervista agli autori di Berlin Fabio Geda e Marco Magnone

Perché avete deciso di scrivere Berlin? Qual è la reale intenzione della vostra opera?

Abbiamo deciso di scrivere Berlin perché ci siamo accorti che per qualche motivo noi scrittori europei avevamo regalato ai colleghi americani un intero territorio narrativo, ossia le saghe d’avventura per ragazzi. Da Percy Jackson ad Hunger Games, da Maze Runner a Divergent, la maggior parte delle saghe fantasy o science-fiction lette dai ragazzi arrivano in Italia in traduzione. Così ci siamo chiesti: perché non ci proviamo noi? Perché non cerchiamo una Gotham City europea in grado di reggere un immaginario di questo tipo e proviamo a mescolare le saghe americane ai capolavori della letteratura per ragazzi del vecchio continente. Berlin è questa cosa qui. Nasce da questi impulsi. Dal tentativo di mischiare Hunger Games con i Ragazzi della via Pal, o con la Guerra del bottoni.

Sono tanti i valori che emergono leggendo Berlin dall’amicizia, alla condivisione. Ce n’è uno in particolare che credete sia predominante nei vostri primi quattro libri?

No, probabilmente non ce n’è uno solo, così come non c’è un solo protagonista. Le istanze etico-morali o esistenziali portate avanti da Timo sono differenti da quelle di Jakob che sono altre rispetto a quelle di Wolfrun o di Verme. Amicizia? Certamente sì. Collaborazione? Senza dubbio. Rivalsa nei confronti degli adulti o al contrario grande nostalgia della loro presenza? Anche questo c’è. E poi riflessioni varie sulla politica, sul vivere comune, sul fondare una società, sul rapporto tra quantità e qualità della vita.

Come riuscite a scrivere la storia con due teste e quattro mani? Qual è il vostro metodo?

In realtà è alquanto semplice. Facciamo insieme tutto ciò che creativamente è possibile fare insieme: discutere della trama, sia macro sia micro, dell’arco narrativo generale, della scaletta di ogni singolo libro o addirittura degli avvenimenti contenuti in un singolo capitolo; ci confrontiamo sui personaggi, sui loro comportamenti, sulle loro scelte; insomma, creiamo il mondo e i suoi abitanti. E facciamo separatamente ciò che richiede silenzio, poetica e solitudine: ossia scrivere. La prima stesura di un singolo romanzo è fatta da uno di noi, da solo, che poi lo passa all’altro che ci mette mano in fase di editing, e a quel punto ce lo rimbalziamo fino a licenziare una versione perfettamente condivisa del testo.

In Italia mancava un progetto narrativo come il vostro, una saga per ragazzi che piace anche agli adulti. Perché c’era, secondo voi, un vuoto che finalmente è stato colmato?

Domanda importantissima cui è, ahinoi, non facile rispondere. Potremmo farci sopra un bel convegno e forse alla fine riusciremmo a trarne qualcosa. Il problema, di base, crediamo stia nella sufficienza con cui molti (troppi) autori e giornalisti culturali, quelli che animano il dibattito, guardano al mondo della letteratura per ragazzi in generale. Non diciamo niente di sconvolgente se affermiamo il fatto che la letteratura per ragazzi (e per ragazzi intendiamo dagli undici ai quindici anni) è vista un po’ come un prodotto di serie B dalla comunità letteraria italiana, o per lo meno da quella che riempie le pagine dei giornali o il web o i festival con pensieri e analisi. La riflessione su questa letteratura è purtroppo lasciata a pochi preziosissimi blog o riviste on-line. È un dibattito di nicchia, che raggiunge un numero limitato di appassionati. Anche ciò che stiamo dicendo in questo momento rischia di restare una predica ai convertiti.

Il vostro è un progetto molto ampio, i libri sono affiancati da un sito con proposte innovative e collegamenti ai social network. Come siete riusciti a immedesimarvi nei giovani di questi ultimi anni che hanno una visione diversa della vita e usano varie piattaforme per comunicare?

Sinceramente non siamo convinti che i ragazzi di oggi abbiano una visione della vita così diversa da quella che avevamo noi alla loro età. È vero, usano social network che noi non avevamo, giocano a giochi che noi non possedevamo, ma le istanze profonde di un dodicenne, di un tredicenne, di un quattordicenne sono sempre quelle: costruire la propria identità, iniziare il percorso di affrancamento dalla famiglia, esplorare la vita e il mondo. Il senso del meraviglioso è rimasto simile. Se ci sono delle differenze, be’ crediamo siano lievi e facilmente comprensibili passando del tempo con loro, abitando la relazione senza fuggire e senza lasciarsi impaurire (quanti adulti scappano dalla relazione con i ragazzi perché hanno paura del loro anticonformismo e della loro spontaneità).

Quali sono stati i commenti positivi e negativi su Berlin che più vi hanno segnato?

Alcuni lettori forti hanno trovato uno scarto piacevole nell’uso della lingua rispetto a libri in traduzione che erano abituati a leggere. In generale piace il ritmo elevato della narrazione e la storia in sé e per sé: ciò che capita, l’avventura, gli innamoramenti, le sfide, i travagli identitari dei personaggi. Qualche lettore ha dovuto lottare un po’ all’inizio per impadronirsi dei nomi tedeschi e delle ambientazioni a loro non familiari: ma superato il primo momento, capito chi è chi e dove ci si muove (e lo si fa anche grazie alla mappa e all’infografica riguardante i gruppi) poi tutto si scioglie.

Quando avete iniziato a scrivere il primo libro di Berlin quali erano le vostre aspettative?

Le uniche aspettative erano scrivere la saga migliore che fossimo in grado di scrivere: coerente e tesa dall’inizio alla fine.

Ci potete anticipare qualcosa sui prossimi libri della saga?

Be’, vediamo, cosa dire senza fare spoiler? Che i libri saranno 6 lo sapete, vero? Che il quarto, appena uscito, si intitola I lupi del Brandeburgo anche. E se parliamo di Brandeburgo, che è la regione in cui è immersa Berlino, vuol dire che stiamo finalmente uscendo dalla città per svelare cosa è successo nel resto della Germania – e poi nel resto del mondo. Ecco, quello che possiamo dirvi è che tutte le vostre domande troveranno una risposta, che tutte le vostre curiosità saranno soddisfatte, e che vi attendono un paio di colpi di scena che vi lasceranno con un fuoco d’artificio in testa.

Avete pensato ad altri progetti da portare avanti assieme quando Berlin sarà concluso?

Sì, qualcosina, ideuzze sparse. Ma ora siamo troppo dentro a Berlin. E i nostri neuroni sono troppo pochi.

Abbiamo chiesto ai lettori di RecensioneLibro.it quale domanda avrebbero voluto porvi. Ovviamente tutti vorrebbero esser svelati l’arcano dei numeri delle pagine cerchiati, ma immaginiamo sia inutile chiedervi di cosa si tratta. Però almeno possiamo sapere quando scopriremo il loro significato?

I numeri di pagina cerchiati sono un gioco. Il loro utilizzo sarà svelato alla fine del sesto libro. E be’, diciamo che serviranno a restare con noi ancora per un po’!

Recensione dell’ultimo libro di Fabio Geda e Marco Magnone: Berlin 4

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Redazione - Recensione Libro.it

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