Recensione Libro.it intervista Marina Scardavi autrice del libro “La danza delle ombre”

Intervista alla scrittrice Marina Scardavi autrice del libro “La danza delle ombre”.
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1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.

Desideravo fare il medico fin da quando ero piccina. Stare sempre in mezzo alla gente. Salvare la vita. In tutti questi anni non avrei mai immaginato di scrivere un libro. Poi ho incontrato la mia ombra. L’ho appena sfiorata. Non so se mi sia piaciuta veramente. “L’ombra è la mia anima” mi aveva detto Mohammed. E io ho cercato la mia a Palermo nella mia città dove “abitavo”  da anni ma che non avevo mai vissuto. Con gli ultimi, con gli zero assoluti l‘ho ritrovata e abbracciata. L’ombra, l’anima, la città.

2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “La danza delle ombre” cosa diresti?

Penso sia soltanto la storia della vita. Di anime, di ombre che cercano di trovare un senso nel loro vissuto. E in tutte queste mie storie raccolte e vissute c’è sempre la speranza e la ricerca di un mondo migliore.

3. Da dove nasce l’idea che ti ha spinto a scrivere questo libro che racconta la storia di alcuni barboni di Palermo?

Quando qualcuno per strada mi chiedeva una moneta mi soffermavo sempre a fargli un sorriso, a dargli una stretta di mano. Quando ho iniziato a fare il medico di strada, a curare i barboni in strada ho compreso quanta ricchezza, quanta forza e quanta dignità ci fosse in loro, in quelle anime pure, sole e abbandonate. E ho iniziato a scrivere il libro.

4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a provare leggendo il tuo libro?

Solo amore e grande senso di solidarietà.

5. Attraverso le storie che racconti ne “La danza delle ombre” si percepisce il disagio delle persone che vivono per strada, le umiliazioni che hanno dovuto subire, ma soprattutto il grande amore che vibra nelle loro anime e che li induce ad aiutarsi l’un l’altro. Cosa desideri per i protagonisti di questa storia? E cosa speri che il libro possa fare attraverso la forza delle parole?

Un mondo che li viva per quello che sono, per le scelte che qualcuno di loro ha fatto o è stato costretto a fare. Un mondo forte e solidale che rifletta a lungo su ciò che si può fare, su come si possa operare meglio per aiutare i più poveri. Alcuni sono in strada per scelta. Molti altri per molteplici cause che tutti conosciamo. Oggi intere famiglie vivono in strada. Noi tutti, piccolissime ombre, dobbiamo soltanto provare ad amare di più. E a spingere le istituzioni a “fare “ di più.

6. Leggendo il tuo libro si coglie da subito il rapporto speciale che si è instaurato tra te e loro. Cosa ti hanno lasciato dentro? In che modo hanno cambiato il tuo modo di sentire, guardare e vivere?

“La magica intesa” si conquista piano piano. Non è facile avvicinare un clochard, avvicinare la gente che ha perso tutto e non ha più nulla da perdere. Anziano, giovane, uomo, donna, bambino, bianco o di colore. Quando conquisti la loro fiducia, la gente che ha perso tutto ti dona tutto. Perché si dona. Lo splendido dono dell’amicizia. L’8 maggio dell’anno scorso sento squillare il telefonino alle 6 del mattino. Dormivo pesantemente. Era un amico Tamil. “Auguri” mi ha detto. “Perché”? gli ho risposto. “Volevo essere il primo a farti gli auguri. Oggi è la festa della mamma”.

7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?

“Pollyanna” e il suo gioco della felicità quando ero piccina e “La città della gioia” da adulta.

8. Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Libri dell’horror che non hanno alcun senso.

9. Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

“Quando di notte vai in strada a curare la povera gente e a portargli da mangiare hai paura Marina? La strada può essere dura e violenta.”

Forse l’incoscienza dell’amore e della voglia di vivere una vita che valga la pena di essere vissuta non mi ha mai fatto vivere momenti di vera angoscia anche quando ce ne erano tutti i motivi. Nel mio libro io scrivo “Spesso i barboni sono sporchi, malvestiti, violenti, mettono paura, puzzano”. Io li abbraccio, li bacio, ho perso l’olfatto. Perché non hanno nulla di diverso da me, da noi. E non ho paura neanche quando talvolta faccio il giro da sola. Perché mille occhi vigilano su di me. Amare ed essere amati è il vero senso della vita.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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