Recensione Libro.it intervista Michele di Mauro autore del libro “Uomo-Carbone”

Intervista allo scrittore Michele di Mauro.
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1. Per iniziare… raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.

Come è scritto nella quarta di copertina ho 40 anni e sono un medico, per l’esattezza sono un cardiologo ed un cardiochirurgo, ma sin dai primi anni dell’Università ho sviluppato una passione sviscerata per il teatro e per la lettura. Per cui, contestualmente allo studio della Medicina ho approfondito lo studio del teatro, non solo come attore ma anche come autore. La passione per la lettura, poi, mi ha spinto piano piano a passare dalla scrittura teatrale a quella narrativa/letteraria, ed è arrivato “L’Uomo-Carbone”.

2. Dovendo riassumere in poche righe il senso del libro “Uomo-Carbone” cosa diresti?

Il titolo è esplicativo e allo stesso tempo sintetico. L’Uomo-Carbone era l’accordo firmato nel 1946 tra il Governo Italiano e quello Belga; L’Italia inviava manodopera ed il Belgio forniva allo Stato Italiano 2,5 tonnellate di carbone per ogni minatore. “Uomini in cambio di carbone, non è vero? È questo che vale per voi la vita di un uomo? Pezzi di carbone per lo Stato Italiano!”. Figli e vittime di questo accordo sono stati tanti italiani, circa 240000, tra il ’46 e il ’57.

Tra di loro ci sono i personaggi di questo romanzo, che seppur frutto della fantasia, incarnano alla perfezione gli uomini che hanno vissuto quella tragica emigrazione, con le loro storie, le loro vite, i loro sentimenti, le loro speranze, le loro paure. E il loro destino! L’Uomo-Carbone è una storia dura e toccante, dai risvolti neorealistici, i cui protagonisti non sono la mera trasposizioni del cliché del minatore o dell’emigrante, ma persone.

3. Nel tuo romanzo si parla di un evento storico importante che ha visto 136 italiani morire nelle miniere in seguito a un’esplosione. Quei lavoratori erano andati in Belgio in seguito all’accordo “Uomo-Carbone” che prevedeva uno scambio di uomini italiani in cambio di carbone belga voluto dal nostro governo. Come mai hai deciso di raccontare questa tragedia che sembra non aver segnato la memoria collettiva al pari di altre?

Pur essendo pugliese di origini, vivo oramai da tantissimi anni in Abruzzo e purtroppo la maggior parte delle vittime della tragedia del Bois Du Cazier erano abruzzesi. Ho sempre sentito parlare di questa storia; poi nel 2010, quando ci trovammo a dover affrontare questo argomento in una pièce teatrale realizzata dal Teatro Sociale di Pescara di cui faccio parte, ho colto l’occasione per approfondire l’argomento. Il passo successivo, realizzare un romanzo dalla pièce, con un linguaggio differente ma altrettanto d’impatto, è stato ineluttabile, avendo a disposizione molte idee, personaggi e situazioni che erano restate fuori dalla pièce.

4. Cosa vorresti che il lettore riuscisse a comprendere leggendo il libro? Quale significato non del tutto esplicito vorresti potesse cogliere?

Il libro affronta un evento storico, che non si limita alla mera descrizione della tragedia di Marcinelle, ma appunto racconta le condizioni di vita e di lavoro di questi emigranti. Spesso leggere un libro storico serve solo per non dimenticare una tragedia o un evento, bene, in questo libro invece io ho avuto la voglia di inserire personaggi, le cui vite sono assolutamente attuali. Oggi la nostra emigrazione è differente, spesso sono i cosiddetti cervelli a fuggire, ma siamo divenuti un Paese di immigrazione e in questi immigrati, spinti via da guerre e miseria, io rivedo le storie di quegli uomini e di quelle donne che dall’Italia partirono all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre anche nella nostra Italia, le regole di sicurezza sul lavoro non sono cambiate in questi sessant’anni e questo purtroppo rende “L’Uomo-Carbone” estremamente attuale. In poche parole vorrei che il lettore individuasse i ricorsi storici che si celano dietro una storia di tanti anni fa

5. Il lavoro ieri come oggi era un dono da custodire gelosamente anche quando le condizioni erano pessime come nel caso dei minatori in Belgio. Cosa dovrebbe fare lo Stato italiano per tutelare i lavoratori e impedirgli di cercare la fortuna altrove?

Non sono un politico e soprattutto non ho ricette risolutive, come non penso nessuno oggi possa averne. Il mio compito di autore e di attore di teatro sociale è quello di stimolare le coscienze attraverso le emozioni di una pagina di libro o a una performance teatrale. Oggi la disoccupazione, soprattutto giovanile, sta raggiungendo livelli stratosferici per un Paese che viene annoverato tra i paesi più industrializzati e molti giovani sono costretti a fuggire “nuovamente” verso altri mondi. Purtroppo creare lavoro non è semplice, ma una cosa che manca da sempre in Italia è la meritocrazia, che per lo meno permetterebbe alla gente in gamba di raggiungere quei posti di coordinamento che poi fanno la differenza, evitando che le strutture pubbliche vadano al macero con un impatto di spesa notevole.

Questo potrebbe sicuramente aprire delle porte per le nuove generazioni. Bisognerebbe investire in quei settori che invece da sempre rappresentano il bancomat dei governi: la cultura, il turismo e la scienza. Siamo agli ultimi posti per investimenti in questi settori, pur essendo un Paese che ha ereditato un patrimonio artistico-culturale invidiabile. Questi settori potrebbero riempirsi di giovani che vogliono crescere e far crescere! Ma non possiamo meravigliarci che questo non accada, se un ex-ministro ha detto con miopia che “di cultura non si mangia”

6. Il tuo libro è legato a un progetto teatrale che ha riscosso buoni consensi. Ce ne vuoi parlare?

Come già anticipato in una precedente risposta, L’Uomo-Carbone nasce come spettacolo teatrale e nasce dal “ventre” del Teatro Sociale di Pescara che ho co-fondato nel 2006 con Federica Vicino. Lo spettacolo nasce nel 2010; in collaborazione con la regista Federica Vicino e gli attori della compagnia abbiamo dato vita ad uno spettacolo teatrale che si è trovato a replicare questa toccante storia non solo in Abruzzo, ma anche in altre regioni.

Cito su tutte la Sardegna, dove abbiamo realizzato sette repliche, devolvendo cachet ed incassi alla realizzazione di borse di studio per i figli dei minatori della Carbosulcis in cassa integrazione. Lo spettacolo è stato poi replicato anche in altre regioni fino a toccare anche Milano e Roma, per poi spingersi all’estero. La replica sicuramente più toccante è stata quella del Bois Du Cazier, a Marcinelle, oggi museo della memoria, alla presenza di minatori anziani che hanno vissuto sulla loro pelle questa storia.

7. Qual è il romanzo che ha “rivoluzionato” la tua vita conducendoti alla scrittura?

Ne ho tanti che mi hanno colpito a tal punto da indurmi a dire “ci devo provare”, da quelli di Sepulveda ai romanzi di Gracia Marquez, ma in assoluto i due romanzi che più mi hanno trascinato nel mondo della scrittura sono stati “Aspetta primavera, Bandini” e “Chiedi alla polvere”, entrambi di John Fante, che non a caso parlano di emigrati italiani, spesso abruzzesi, nell’America della prima metà del ‘900. Man mano che prendeva vita “L’Uomo-Carbone” ho percepito la stessa sensazione di Arturo Bandini (Chiedi alla polvere) “…non faccio altro che scrivere e pensare a cosa devo scrivere, giorno e notte. Ah, che dolcezza, vederlo crescere e occuparmi di lui, il mio libro, me stesso. Forse è importante, forse durerà nei secoli, ma soprattutto è mio, dell’indomito Arturo Bandini, alle prese con il suo primo romanzo.

Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Domanda scomoda per uno che è all’esordio come scrittore! Penso che la lettura sia un piacere oltre che un’invidiabile fonte di cultura a cui abbeverarsi, per cui il mio giudizio è e rimane assolutamente soggettivo, insomma quello che non piace a me potrebbe piacere ad altri. Comunque per rispondere a questa domanda direi che non consiglierei un libro di Moccia, rifacendomi ad una frase di Ascanio Celestini in un pezzo dal titolo “C’ho l’ansia”: dovrei incominciare a leggere Moccia, però c’è una bella differenza tra una lettura rilassante ed un semplice rompimento di…” …e non consiglierei i libri di Vespa… Mi fermo, è meglio!

8. Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

Alla Marzullo, mi faccio una domanda e mi do una risposta. Ce ne sono così tante di domande che nessuno mi ha mai fatto e forse non mi farà mai, ma una me la faccio volentieri io: continuerai a scrivere o questo è stato un episodio isolato? Beh, ora che ci ho preso gusto, non posso e non voglio fermarmi. Ho già nel cassetto della scrivania un nuovo romanzo, che attraverso la metafora del circo, racconta il caleidoscopico mondo della donna… Ma questa è un’altra storia.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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