Intervista scrittore Arnaldo Ninfali

Intervista autore Arnaldo Ninfali.
Arnaldo Ninfali
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La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Arnaldo Ninfali autore del libro “Un texano a Roma – Poliziotto per caso”

Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Un texano a Roma – Poliziotto per caso”, cosa diresti?

Direi che la parola è l’arma più efficace per risolvere le criticità della vita. Charlie Stone ha capito proprio questo concetto e alle armi che uccidono ha preferito le parole racchiuse nei libri, diventando la persona matura e intelligente che dimostra di essere. Non è un caso che abbia scelto di fare il giornalista e non è un caso che le parole dei suoi articoli abbiano un ruolo determinante nell’epilogo delle vicende che lo coinvolgono. Chi vorrà leggere il libro capirà il significato di ciò che voglio dire.

Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a raccontare di un’indagine condotta da un giornalista texano sulla controversa morte di un uomo?

Da un fatto di cronaca letto su un giornale alcuni anni fa in cui si rilevava come gli inquirenti fossero stati piuttosto sbrigativi nell’archiviare un fatto di sangue come suicidio. La ragione per cui a indagare è un giovane giornalista americano dipende da un compromesso tra me e mia nipote Elisa, la quale avrebbe voluto che la storia fosse ambientata in America. Così, per poterla ambientare in Italia, ho dovuto inventarmi un protagonista americano. E’ proprio il caso di dire: “cosa non si fa per accontentare le nipotine!”.

Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Vorrei innanzitutto che la riflessione sull’importanza della parola, di cui ho detto, fosse largamente condivisa. Poi che, terminata la lettura, provassero la sensazione d’aver trascorso alcune ore di piacevole intrattenimento.

Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase in particolare, un concetto, l’ambiente, una sensazione, un personaggio?

Ciò che mi gratifica in questo momento è la consapevolezza d’aver scritto una storia verosimile, ambientata nel mondo reale, in quella Roma che vi giganteggia con le sue bellezze e magiche atmosfere. Più che una frase in particolare, mi piace ricordare una schermaglia verbale tra Charlie Stone e Leopoldo Capra, detto il Magnate di Gallarate. Invitato a cena da quest’ultimo e sentendosi apostrofare da lui con le parole “… Ma dimmi una cosa, Stone: è vero che sei venuto in Italia perché in America, se non paghi le tasse, ti danno mezzo secolo di galera?», il giornalista risponde così: “È vero, dottore, che lei non si trasferisce in America perché altrimenti, appena sceso dall’aereo, la porterebbero direttamente in galera?”.

In questa risposta emerge la prontezza di spirito del protagonista, una qualità che contribuisce a renderlo simpatico. Quanto al concetto, vorrei sottolineare quello che si evince dalle parole di Samantha, la quale risponde a Charlie dicendogli che non le basta essere desiderata, ma anche amata. Cioè, in una relazione che vuol essere duratura non basta sentirsi desiderati, ma è soprattutto necessario sentirsi amati. Desiderio e amore sono due sentimenti diversi. Per quanto riguarda un personaggio che mi piace, segnalerei un gattino nero di nome Zorro, che nel racconto costituirà una sorpresa. Infine la sensazione: direi l’appagamento che si prova alla conclusione dell’opera. E’ questo un momento di grande emozione e, nello stesso tempo, di trepidazione per come la tua fatica sarà accolta dal lettore.

Avresti voluto aggiungere qualcosa al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?

No, direi proprio di no.

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Un texano a Roma – Poliziotto per caso”, quali useresti?

Intrigante, emozionante, divertente.

Perché credi si debba leggere il tuo libro?

Perché penso che esso possa offrire qualche ora di relax, che possa funzionare “contro il logorio della vita moderna”, come recitava quel noto slogan del grande Calindri. Poi, si deve leggere perché, come diceva Calvino, “leggere allunga la vita”.

Quale romanzo hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?

Ho letto “Settembre nero” di Sandro Veronesi. Mi ha colpito per la sua straordinaria carica evocativa, almeno per me. Il narratore infatti ricorda delle vicende spiacevoli che coinvolsero la sua famiglia proprio in quell’estate del 1972 in cui il commando di terroristi palestinesi, noto come Settembre nero, compì la strage delle olimpiadi di Monaco. E poiché quei fatti sono ancora molto vivi nella mia memoria, ho potuto riviverli con una certa intensità.

Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.

La domanda che vorrei mi fosse posta è questa: cosa ti fa pensare che i tuoi libri siano degni di attenzione da parte dei lettori? A questa domanda risponderei così: la sincerità che vi ho messo nello scriverli e la cura che ho dedicato all’affinamento linguistico, alla ricerca terminologica e contestuale. Sarà che a me piacciono i racconti realistici, quelli che provocano condivisione di situazioni o esperienze: per questo cerco di riprodurre la realtà, anche cruda, se necessario. Magari anche con un tocco caricaturale, ma sempre realtà riconoscibile deve essere.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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