La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Claudio Bertolotti autore del libro “Le Ombre di Whitechapel – Il segreto del sangue immortale”
1. Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Le Ombre di Whitechapel – Il segreto del sangue immortale”, cosa diresti?
“Le Ombre di Whitechapel” è una discesa nelle pieghe oscure della Londra vittoriana, dove il confine tra razionalità e soprannaturale si assottiglia fino a scomparire. È un’indagine sul male, quello tangibile dei delitti e quello invisibile che si annida nell’anima degli uomini. Attraverso un omicidio apparentemente irrisolvibile, il romanzo esplora l’ossessione per il potere, l’immortalità e la verità nascosta dietro i simboli e i rituali di un’epoca piena di ombre.
2. Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere questo romanzo che fonde più generi per raccontare di un omicidio nella Londra del 1888?
L’ispirazione nasce da una fusione di passioni: la Londra di fine Ottocento, con il suo fascino decadente e le sue nebbie dense, è da sempre per me un’ambientazione perfetta per indagare l’animo umano. Ho voluto fondere la precisione del giallo investigativo alla tensione del gotico, con un tocco di sovrannaturale, ispirandomi ad autori come Conan Doyle e Bram Stoker. L’idea è nata proprio da una domanda: cosa accadrebbe se dietro un delitto reale si celasse qualcosa che sfugge alla logica? Da lì è cominciata la costruzione di un mondo che somiglia al nostro, ma dove le ombre sono molto più profonde.
3. Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Vorrei che il lettore comprendesse che dietro ogni mistero, dietro ogni ombra, si cela sempre una verità più grande. Non necessariamente una risposta, ma una consapevolezza. Le mie storie parlano di oscurità, sì, ma anche del coraggio di affrontarla. Mi piacerebbe lasciare un senso di inquietudine che non spaventa, ma invita a riflettere. Perché a volte la paura non è altro che un modo per ricordarci quanto sia preziosa la luce.
4. Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase in particolare, un concetto, l’ambiente, un personaggio?
Amo l’atmosfera che ho cercato di costruire: cupa, sospesa, sempre sul punto di svelare qualcosa. Ma se dovessi scegliere un elemento, direi il personaggio di Edgar Blackwood. Non è un eroe classico: è un uomo ferito, razionale, ma costretto a fare i conti con l’ignoto. La sua solitudine, il suo senso di giustizia e quel modo tutto suo di osservare il mondo lo rendono per me profondamente umano. Una frase che sento rappresentarlo è: «Qualunque cosa fosse accaduta a quella donna, non era qualcosa di umano.» Racchiude in sé la consapevolezza che l’indagine non è solo logica, ma anche intuizione, paura e confronto con l’inspiegabile.
5. C’è un motivo in particolare che ti ha spinto a scegliere quel determinato titolo per il tuo libro?
Il titolo “Le Ombre di Whitechapel” è nato quasi subito. Volevo evocare fin da subito l’atmosfera del romanzo: Whitechapel è un luogo reale, noto per i delitti di Jack lo Squartatore, ma nel mio racconto diventa anche un simbolo, un crocevia tra passato e mistero. Le “ombre” non sono solo quelle della nebbia londinese, ma anche quelle che abitano l’animo umano, la memoria, i segreti sepolti. Il sottotitolo Il segreto del sangue immortale è arrivato più tardi, quando ho capito che l’intero caso ruotava attorno a una verità nascosta nel tempo, che sfidava la morte e la razionalità.
6. Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché unisce il fascino di un’indagine classica allo spessore dell’ambientazione storica e al brivido del gotico. Chi legge Le Ombre di Whitechapel non trova solo un delitto da risolvere, ma entra in un mondo denso di simboli, interrogativi e oscurità che toccano anche il presente. È un libro per chi ama i misteri, ma soprattutto per chi ama andare oltre la superficie delle cose. Ogni lettore, in fondo, è un investigatore: e questo libro lo invita a interrogarsi, a dubitare e a guardare le ombre… con occhi nuovi.
7. A chi è rivolto il tuo libro? Chi pensi possa apprezzarlo maggiormente?
Il libro è rivolto a chi ama la letteratura che unisce atmosfere cupe e riflessioni profonde. Chi ha apprezzato autori come Conan Doyle, Bram Stoker o gli scenari gotici di serie come Penny Dreadful, si sentirà a casa tra le pagine dell’Archivio Blackwood. È pensato per lettori curiosi, che amano l’investigazione ma anche l’introspezione, per chi cerca storie che non si limitano a intrattenere, ma lasciano qualcosa dentro.
8. Stai scrivendo o hai in programma la pubblicazione di nuovi libri? Vuoi anticiparci qualcosa?
Sì, Le Ombre di Whitechapel è solo l’inizio. Ho già pubblicato il secondo volume della saga, Il Vangelo delle Ombre, che approfondisce ulteriormente la figura di Edgar Blackwood e lo trascina in un’indagine dove il confine tra possessione e realtà si fa sempre più labile. E attualmente sto lavorando al terzo capitolo: Il Carnefice del Silenzio, un’indagine cupa ambientata tra monasteri abbandonati, archivi ecclesiastici e riti dimenticati. La saga continuerà a esplorare l’oscurità, non solo quella del mondo… ma anche quella che ci abita.
Inoltre, è prevista un’edizione speciale che raccoglie il volume I e il volume II in un unico libro illustrato, con materiali inediti, mappe, lettere, documenti d’archivio e due scene extra che ampliano la visione complessiva dell’universo narrativo.