Intervista scrittore Fabio Casto

Intervista Fabio Casto autore del libro “Bruciate lentamente”.
Bruciate lentamente di Fabio Casto
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La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Fabio Casto autore del libro “Bruciate lentamente”

Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Bruciate lentamente”, cosa diresti?

E’ un’avventura ai confini della realtà quotidiana, dove si nascondono i disagi e i malumori della nostra società, i giochi di potere e i malaffari che da sempre ci controllano, quelli che Pac chiama “segni della fine dei tempi” in chiave apocalittica e che ci stanno conducendo verso l’autodistruzione. E’ un romanzo con un dark humour a tratti cinico, che serve ad alleggerire e a ricordarci di non prendere mai niente troppo sul serio. E’ un inno alla vita, alla gioia, raccontato da chi ha paura di morire e fa di tutto per salvarsi. Infine questo libro ha lo scopo di divulgare informazioni, punti di vista, teorie sulle nostre origini. Ha indubbiamente diverse chiavi di lettura.

Da dove nasce l’idea che ti ha spinto a scrivere questo romanzo così particolare?

L’idea è nata durante un viaggio in Nepal,proprio dove è ambientata buona parte del romanzo. Avevo bisogno di dare spazio ad alcune riflessioni che da un po’ di tempo mi circolavano in testa; avevo bisogno di ordine e la scrittura è sempre stata la mia terapia preferita. Idee, teorie, il Nepal: l’embrione narrativo era già fecondato. Poi è arrivato Pac (hai notato che tutti e quattro i personaggi hanno un nome falso, un soprannome o un nome inventato?) che ha spinto tutte le idee al limite del cospirazionismo, e una volta avviato il motore mi sono ritrovato negli anni successivi a scrivere praticamente ovunque, a vivere la scrittura di questo romanzo in modo quasi ossessivo, senza pace. Fino all’ultima revisione.

Nelle mie intenzioni doveva avere uno stile unico, dei passaggi mai banali, senza pensare troppo a voler piacere al lettore medio, anzi. La particolarità di questo libro comprende non solo la trama ma ogni singolo dettaglio tecnico, ogni citazione (palese o nascosta, e ce ne sono parecchie). Volevo che fosse una sorta di testamento creativo del Fabio di quegli anni.

Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Alimentare un sano senso critico nei confronti di ogni aspetto della nostra vita: politico, sociale, umano, esistenziale, filosofico, storico.
Vorrei tanto regalare un sorriso, un attimo di distrazione assorta e leggera che faccia sentire i lettori appagati. Vorrei che capissero che nulla è come sembra, siamo troppo impegnati a vivere e sopravvivere e spesso ci dimentichiamo quali sono le cose davvero importanti. Siamo talmente abituati all’intrattenimento (che dovrebbe essere un diversivo temporaneo) che rischiamo di perdere il contatto con la realtà, con noi stessi, drogati di emozioni fasulle e a basso costo. Vorrei che alla fine del libro qualcuno si sentisse un pochettino meglio di quando l’ha incominciato.

C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?

No. E’ già abbastanza lungo e ricco, e questo serve anche a immergere il lettore nel mondo di Pac.

Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Bruciate lentamente”, quali useresti?

Caleidoscopico. Spumeggiante. Agrodolce.

Perché credi si debba leggere il tuo libro?

Per soddisfare il bisogno di risposte, di generare altre domande, di alimentare un circuito virtuoso.
Per concedersi uno svago meritato che non sia banale o passivo.
Per visitare il Nepal senza doverci andare di persona.
Per capire cos’è un vimana e cosa fare in caso di imminente apocalisse.
Perché ci sono scritte cose che poi si sono avverate.
Perché è bello, davvero. E merita di essere letto.

Qual è il libro che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?

Stoner di John Williams

Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Perché hai usato il nome Pac per il tuo personaggio principale?

Grazie per la domanda. Se sei nato negli anni ’70 sai cos’è il Pac Man e cosa fa, l’ho scelto perché conferisce al protagonista un senso ludico, perché ha il potere di stravolgere la sua esistenza in senso positivo ingoiando una pillola lampeggiante e divorare quelli che fino a un attimo prima erano i suoi fantasmi assassini. Infine l’ho scelto perché (come accennato) il personaggio doveva avere un nome finto, di copertura, anche a causa del suo lavoro di diserbante dell’economia. E comunque non l’ho scelto io, l’ha scelto da solo.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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