Intervista scrittore Mario Schettini

Intervista a Mario Schettini autore del libro “Le utopie del Sud”.
Mario Schettini
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La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Mario Schettini autore del libro “Le utopie del Sud”

Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Le utopie del Sud”, cosa diresti?

Il senso è quello di rileggere la storia non attraverso la classica lettura storiografica, quindi quasi sempre soggettiva, ma attraverso l’utilizzo delle fonti materiali e ambientali che, anche se non intrinsecamente oggettive, possono, tuttavia, fornire informazioni meno parziali rispetto ad altre fonti. Così, la storia urbana e lo sviluppo urbanistico, come prodotto dell’attività di una popolazione, diventano uno strumento efficace per aiutare a comprendere meglio lo sviluppo culturale, sociale ed economico di una comunità e di un popolo.

Da dove nasce l’idea che ti ha spinto a scrivere questo saggio in cui ci parli dell’Italia del Sud dal XII al XIX secolo attraverso miti e utopie?

Da un lato mi hanno sempre affascinato le utopie e le città ideali, dall’altro ho sempre avuto la necessità di dare risposte al perché il sud vive ancora, dopo 162 anni di unità, una condizione di inferiorità rispetto al resto del paese. Capire, cioè, se questa condizione di diseguaglianza sia sempre esistita o meno. “Non sapere che cosa sia accaduto nei tempi passati”, affermava Cicerone, “sarebbe come restare per sempre un bambino. Se non si fa uso delle opere delle età passata, il mondo rimarrà sempre nell’infanzia della conoscenza.”

Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?

Studiare la storia e la cultura di popolo attraverso le utopie che esso è riuscito a produrre è come riuscire, in qualche modo, ad entrare in diretto contatto con la propria vera identità, perché le opere degli utopisti, scrive Lucien Febvre, “costituiscono… testimonianze dello stato intimo di una società”.
Credo che il recupero della nostra storia e della nostra memoria sia un passo fondamentale verso la creazione di quel capitale sociale necessario, come scriveva il filosofo napoletano Giambattista Vico, allo sviluppo economico e civile di un paese e, quindi, al riscatto del popolo meridionale, da sempre cresciuto con il compresso di inferiorità. Come scrive Pino Aprile, infatti, il risultato della cancellazione della memoria storica “genera e alimenta, nei meridionali, una condizione di accettata minorità, rispetto al Nord; incrementa nei settentrionali, sino al razzismo, l’idea che il loro vantaggio si spieghi con l’insufficienza dei terroni”.

C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?

Come ha scritto il teologo Vito Mancuso “Oggi le utopie sono morte, ma con esse purtroppo sembra siano morti anche gli ideali. Talora ne discende una specie di depressione collettiva della speranza e dell’immaginazione sociale e, ancora peggio, una sfiducia di fondo dell’umanità in sé stessa”. Ed è proprio quello che è successo al mezzogiorno, che privato della sua storia, della sua memoria e delle sue “utopie” ha smesso di essere sé stesso e, quindi, di esistere, e non è stato più capace di difendere i suoi valori e la sua identità; non è stato più capace di produrre utopie-visioni e relazioni capaci di ri-produrre la sua cultura e la sua bellezza.
Mi sarebbe piaciuto chiedere ai sindaci di queste “utopie” descritte nel libro quale valore oggi danno a quegli esempi virtuosi che in passato l’Italia meridionale è stata in grado di creare. E se oggi, questi sindaci, hanno una visione “utopistica” del futuro che possa portare alla ricrescita sociale ed economica di quei luoghi, come per tutto il mezzogiorno.

Se Mario Schettini dovesse utilizzare tre aggettivi per definire “Le utopie del Sud”, quali userebbe?

Attuale, coinvolgente, educativo

Perché credi si debba leggere il tuo libro?

Per comprendere che non esiste solo una storia del sud stereotipata o “scritta dai vincitori”, ma anche una storia fatta di primati in campo artistico, culturale ed economico, che non merita più di essere sottovalutata, o considerata minore. Il Sud preunitario è stato capace di produrre cultura e bellezza e dare vita a comunità ‘resilienti’, fondate sui principi della solidarietà e della pace, realizzando in molti casi vere e proprie avanguardie locali che hanno anticipato i più vasti fenomeni europei.

I giovani meridionali che continuano ad emigrare, per poter progettare un futuro diverso nella loro terra devono conoscere la loro storia, libera da ogni forma di retorica e di propaganda politica, e recuperare quella memoria necessaria al riscatto della dignità umana, a cominciare da quelli che si trovano nelle condizioni più svantaggiate. Se i giovani del sud partono si perde il capitale sociale e, quindi, la possibilità di un territorio di svilupparsi, popolarsi ed organizzarsi socialmente.

Qual è il libro che hai letto quest’anno che ti ha più colpito e consiglieresti?

“Memorie di quand’ero italiano” di Nicola Zitara (1994)

Adesso è il momento di porti una domanda che nessuno ti ha fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.

In realtà, non ho domande a cui dare una risposta, piuttosto, vorrei avere delle risposte alle mie domande.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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