La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Maurizio Spreghini autore del libro “Simone e la scatola dei giochi”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Simone e la scatola dei giochi”, cosa diresti?
È un viaggio a ritroso nel tempo fatto di qualche ricordo e tanta immaginazione, semplicemente giocando si balza da un’epoca all’altra con la sola fantasia. Un modo di vivere la fanciullezza, un’età puberale così diversa da quella dei nostri giovani d’oggi dove, costantemente, si vedono direzionare la propria vita dalle gesta di qualcuno sui social e web.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere questa storia sul calcio, la fantasia e il gioco?
L’ispirazione nasce sia dopo aver visto su una piattaforma, in preparazione all’esame di Internet e Social media per il percorso di laurea Scienze della Comunicazione e Media, il film The Social Dilemma, che lettura del libro 1984 di George Orwell. Andrebbe visto da tutti, rende perfettamente l’idea di cosa potrebbe accadere a noi “umani” tra qualche anno, se un algoritmo ci dettasse veramente la vita.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
R-Vorrei solo che capissero l’importanza di avere un’idea propria, lontana se fosse dai pensieri degli altri che, spesso, cercano di manipolare la massa per i propri interessi. È scritto in maniera semplice affinché lo possano leggere anche i ragazzi, con il gioco inteso come metafora di vita e di quei comportamenti che si generano quando lo si mette in atto senza interferenze esterne. La fantasia è un bene prezioso, va solo vissuta. Ovviamente senza abusarne.
Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase in particolare, un concetto, l’ambiente, un personaggio?
Diciamo che lo scritto mi rappresenta sia sul lasso temporale esistente, che nella concezione di fantasia data al romanzo. Quel combatterne le pieghe del tempo, fino a entrarci dentro ci spinge a leggere il pensiero successivo. Nel romanzo c’è una mia dicitura iniziale che cita: Ogni inizio illude anche il più fermo nelle convinzioni. Riflettendo è cosa avviene quando si inizia a giocare, può accadere di tutto nelle ore successive senza che possiamo evitarlo.
Avresti voluto aggiungere qualcosa al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
No, lo ritengo perfetto così. Spero solo che si scoprano le due chiavi di lettura usate, perché da amante dei libri di Agatha Christie anche qui tutto è ancora da scoprire.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Simone e la scatola dei giochi”, quali useresti?
Estemporaneo, visionario, indiretto.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Perché rappresenta un modo giovanile di vivere fuori dalla realtà giovanile di oggi, che quando raccontato ai miei figli è difficile da far capire, perché lontano dalla quotidianità di una società troppo impegnata a costruire un castello senza pensare alle fondamenta.
Quale romanzo hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?
Ho letto e consiglierei a tutti il romanzo L’Ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafon. Unicamente immaginario, per un mondo d’oggi dettato da troppe regole e senza più mentori della saggezza.
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Ce n’è più di qualcuna, ma una domanda in particolare a cui vorrei rispondere è: dopo 25 anni ti sei mai chiesto cosa ti ha spinto a scrivere?! Avrei risposto che nulla apparentemente ferma il tempo, se non le parole scritte su una pagina bianca di un libro.