La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Pierluigi Curcio autore del libro “Milone”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Milone”, cosa diresti?
Direi che chiunque è in grado di pronunciarsi a proprio piacimento e non è mia intenzione indirizzarlo in una particolare direzione. Chi era Milone, cosa ha fatto, come ha reagito agli ostacoli della vita, è un qualcosa che tutti possono leggere e magari farsi una propria opinione che sia condivisibile o meno. La storia di Milone tenta di essere la più umana e realistica possibile. Ha perso quel che di buono aveva, ma il riscatto dallo stato di prostrazione in cui era caduto l’ha ottenuto mettendosi al servizio totale della propria città e della propria famiglia mantenendo la propria dignità.
Da dove nasce l’idea che ti ha portato a raccontare di questo atleta, uomo valoroso ma anche fragile?
Ho tentato di omaggiare la mia terra natia e in qualche modo scuoterla e schiaffeggiarla. Si parla tanto della gloria di Kroton negli ultimi anni, ma gli uomini sono uomini e possono essere tanto grandi quanto piccoli e infimi. A quel tempo così come oggi. Sogniamo un passato da cui ci separano più di duemila anni e lo esaltiamo crogiolandoci in esso come se si parlasse del presente e questo non ci rende migliori di quel che siamo. Bisogna rimboccarsi le maniche.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Sembra scontato, magari retorico, ma lo capisco andando sempre più avanti con l’età. Non abbiamo una seconda chance. La vita è una e bisogna goderne dell’amore così come della solidarietà che dovrebbe tenerci uniti a prescindere dal credo, paese o religione. Ucciderci a vicenda non risolverà mai nulla se non creare altro odio e altra morte.
Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase in particolare, un capitolo, un concetto, il personaggio?
Aver reso Milone uomo. Averlo sradicato dal mito e dalla leggenda e avergli dato corpo e anima, ma anche un piccolo siparietto che riguarda l’incontro a distanza di anni tra il suo allenatore Hetimokles e un amore perduto ma mai dimenticato, Maulè. Riporto qui un breve estratto:
L’eroe dei giochi dava loro le spalle. Era chino su una donna di media statura, sui quarantacinque anni, dagli occhi azzurri e i capelli color del castagno. Hetimokles le carezzava una guancia col dorso della mano.
«Resta» gli disse lei.
«Non posso. Vieni tu con me.»
«Non l’ho fatto in gioventù, perché dovrei adesso?»
«Perché mi ami come io ho sempre amato te. Perché a prescindere dal tempo e dal volere degli dèi, tu sei sempre stata la mia donna.»
«Vecchio furfante, a quante le hai dette queste parole fino a oggi?»
«Solo a te, all’unica che è stata sempre presente, anche quando non c’era, anche se hai maledetto il mio nome agli dèi e alla luna. Solo e sempre a te.»
Avresti voluto aggiungere qualcosa al libro, quando lo hai letto dopo la pubblicazione?
Forse avrei dovuto approfondire il rapporto tra Milone e l’etera Eubea, ma ho avuto timore di dilungarmi e divagare. La donna è stata la sola amica che Milone abbia mai avuto.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Milone”, quali useresti?
Superbo, devastante, cocciuto fino all’inverosimile.
Perché credi si debba leggere il tuo libro?
Sono conscio che il genere storico sembri essere riservato a una nicchia di lettori, ma si parla di uomini che vivono, lottano, sognano, cadono e si rialzano. Che differenza fa se si ama nel VI secolo a.C. o oggi? Cambiano i tempi, ma non i suoi protagonisti. Per di più le donne di cui narro sia in Milone che negli altri romanzi, sono forti, decise, in grado di essere padrone del proprio destino e non relegate al mediocre ruolo di comprimarie, anche se nella realtà del tempo, solo in poche riuscivano ad emergere dall’infima condizione in cui l’uomo le aveva relegate.
Quale romanzo hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?
Sto seguendo la serie dedicata ai re sassoni scritta da Bernard Cornwell, la consiglio vivamente.
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere
“È da più di dieci anni che scrivi, eppure non sei mai andato al di là di alcuni premi e le vendite pur costanti non ti danno da vivere. Eviti le presentazioni e non cerchi interviste dirette. Perché continui?”
“Beh, sono ancora in cerca di una risposta.”
Grazie per avermi ospitato.