La redazione del sito Recensione Libro.it intervista lo scrittore Pierpaolo Masciocchi autore del libro “Ombre su Parigi”
Dovendo riassumere in poche righe il senso del tuo libro “Ombre su Parigi”, cosa diresti?
Luci e tenebre. È questo il cuore del mio romanzo: un viaggio che attraversa l’amore e il mistero, ma soprattutto quel confine sottile dove la luce si fa ombra, e l’ombra chiede di essere ascoltata.
Claire è la voce che tenta, ogni giorno, di tenere accesa una scintilla di speranza anche quando tutto sembra crollare; Victor, invece, è la solitudine feroce di chi si sente ai margini, la rabbia e la malinconia di chi non trova più il proprio posto. Tra loro si consuma la battaglia eterna fra verità e inganno, coraggio e resa, bisogno di amare e paura di perdersi. In fondo, questo romanzo parla di noi: della fatica, ma anche della dignità di restare umani in un mondo complesso. Claire e Victor ci guidano in questo viaggio, ricordandoci che la scelta tra luce e oscurità – ogni giorno – è nostra, e che solo attraversando i nostri conflitti possiamo davvero costruire senso, futuro e speranza. È un’esplorazione del nostro fragile equilibrio interiore, e della forza della narrazione come strumento di riscatto, di crescita, di comprensione reciproca.
Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a raccontare questa storia d’amore, sul destino e la complessità dell’animo umano?
L’ispirazione nasce dal desiderio di indagare ciò che separa e, insieme, unisce: la linea sottile tra ciò che siamo e ciò che rischiamo di diventare.
Ho voluto raccontare un amore che non consola, ma mette in discussione; Claire e Gabriel non si proteggono, si mettono a nudo l’uno di fronte all’altra, sfidandosi a superare le proprie paure. Victor Noir rappresenta quell’ombra inevitabile che, prima o poi, siamo chiamati a riconoscere dentro di noi.
Tutto il resto – Parigi, il destino, l’incanto e il disincanto – è la scenografia di questa battaglia intima, dove ognuno si scopre fragile, eppure ancora capace di desiderare la luce.
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Vorrei che i lettori sentissero che la luce e l’ombra convivono in ognuno di noi, e che non bisogna temere le proprie fragilità.
Mi piacerebbe lasciare il segno di una domanda: quale parte di te scegli di nutrire ogni giorno?
Se anche solo una persona, chiudendo il libro, si sentirà più libera di accettare i propri contrasti e di cercare la propria verità, allora la mia storia avrà trovato davvero il suo senso.
Cosa ti piace di più di ciò che hai scritto? Una frase in particolare, un concetto, l’ambiente, una sensazione, un personaggio?
E’ il concetto della parola come potere ambivalente: “Ogni parola che pronunciamo è un seme gettato nel vento: può sbocciare tra le braccia come un fiore, oppure cadere pesante, tracciando solchi d’ombra sul cuore.”
Mi affascina questa tensione tra creazione e distruzione, tra responsabilità e libertà, perché racchiude sia la forza della scrittura che la fragilità dei rapporti umani.
In una frase: la magia e il rischio di chi scrive, di chi ama, di chi osa cambiare il proprio destino e quello degli altri.
Perché pensi che i lettori debbano leggere il tuo libro?
Perché “Ombre su Parigi” è un invito a credere nel potere misterioso delle storie: a riconoscere che le parole possono cambiare la realtà, consolare, ferire, salvare. È un romanzo che invita a varcare la soglia sottile tra sogno e realtà, tra l’amore che salva e l’ombra che separa, per scoprire che anche nello smarrimento resta una scintilla intatta di magia e verità. Chi si immerge in queste pagine forse riconoscerà una parte di sé: la nostalgia per ciò che non è stato, il coraggio quieto di ricominciare, e la luce silenziosa che ogni parola consegnata porta con sé.
Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “Ombre su Parigi”, quali useresti?
Onirico, struggente, luminoso.
Quale romanzo hai letto quest’anno che ti ha maggiormente colpito e consiglieresti?
Quest’anno ho riletto “Shantaram” di Gregory David Roberts: un romanzo travolgente, pieno di umanità e redenzione, che ti immerge nella vita di Bombay e nei labirinti dell’anima. Lo consiglio a chi cerca storie che cambiano lo sguardo sul mondo.
Adesso è arrivato il momento di porti una domanda che nessuno ti ha mai fatto ma a cui avresti sempre voluto rispondere
La domanda che nessuno mi ha mai posto è se abbia temuto che ciò che scrivo potesse davvero cambiare il destino di chi legge.
La mia risposta? Sì, ho provato paura. Perché nello scrivere ci si espone senza difese, affidando il proprio sentire a chi attraversa le pagine: ogni frase può accendere speranze o risvegliare ferite, portare luce o allungare ombre. Ed è proprio in questa vulnerabilità, sottile e potente, che risiede tutto il senso e il coraggio del narrare.
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