Recensione Libro intervista Simonetta Angelo-Comneno autrice del libro “Taccuino Libanese”

Intervista alla scrittrice Simonetta Angelo-Comneno autrice del libro "Taccuino Libanese".
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1 – Per iniziare…raccontaci qualcosa di te, qualcosa che vorresti che i nostri lettori sapessero prima di entrare in contatto con il libro che hai scritto.

Raccontare qualcosa di me… non mi è facile. Che cosa potrei dire di me, vediamo… sono una persona normale; sono timida ma quando è necessario, mi butto senza esitare in ogni genere di situazioni; sono schiva e, nelle riunioni, preferisco ascoltare piuttosto che parlare; mi piace essere immersa nell’atmosfera famigliare e dispensare il mio amore e la mia disponibilità; la lettura e lo studio di cui mi cibavo da bambina, sono stati i miei compagni di donna adulta e infatti, pur lavorando a pieno tempo ed occupandomi della mia famiglia, ho continuato a studiare e ho conseguito tre lauree; amo la musica; amo l’arte; amo il teatro; amo i viaggi e non esito quando si tratta di salire in macchina e partire anche senza una meta precisa.

Sì, vorrei che i miei lettori sapessero tutto questo di me, forse capirebbero meglio il mio libro attraverso le esperienze belle e brutte che hanno fatto di me la donna che sono adesso.

2 – Se dovessi riassumere in poche righe la trama del romanzo “Taccuino libanese” cosa diresti?

Direi che volendo fissare su carta ciò che, nel paese in cui volevo vivere, mi colpiva per novità, per stranezza o semplicemente perché differente dal mio paese di origine, attraverso il mio romanzo ho compiuto un lungo viaggio dentro di me, perché ho imparato a conoscermi e ad accettarmi, e intorno a me perché ho imparato ad accettare contraddizioni e diversità.

3 – Il tuo libro è autobiografico. Quanto ti è costato scrivere la tua storia sapendo che tutti avrebbero potuto conoscerla? La condivisione non ti ha fatto sentire privata di qualcosa di intimo? O al contrario hai provato gioia nel sapere che non saresti stata sola?

Ti ho già detto che sono timida e schiva, ma non mi è costato scrivere la storia perché ho scritto sul filo degli anni ed era una sorta di diario che scrivevo per non dimenticare. Mi è costato invece decidermi a farla conoscere perché sì, mi sono sentita messa a nudo; nello stesso tempo desideravo la condivisione della mia esperienza.

 

4 – Qual è il significato che vorresti che il lettore cogliesse entrando in contatto con le parole del tuo libro “Taccuino libanese”?

Vorrei che il lettore capisse che non si possono dare giudizi “tranchants”, cioè senza ombra di dubbio, senza prima aver vissuto tale o tale altra esperienza, senza prima conoscere a fondo i problemi, documentandosi o vivendoli; vorrei che non vedesse, solo per principio, tutto bianco o nero; vorrei che sapesse essere tollerante ma di una tolleranza vera basata sulla ragione e non sull’impulso del momento o dell’ignoranza.

5 – Che valore ha questo libro per te? La scrittura ti ha aiutato a comprendere fino in fondo ciò che hai vissuto e ad amare di più la terra che per anni ti ha accolta?

Sono ridicola se ti dico che questo libro ha per me il valore di un diario spirituale? E non parlo di religione, parlo del mio spirito che si è evoluto attraverso la scrittura; mi ha aiutato a capire fin dove potevo arrivare, quanto potevo osare e quando dovevo fermarmi; mi ha dato modo di conoscere la mia forza nel proteggere i miei figli a tutti i costi, nell’aiutarli a dare un giudizio equilibrato sugli avvenimenti che li circondavano, a saper guardare “super partes” ciò che accadeva senza lasciarmi andare ai cosiddetti giudizi “tranchants” di cui parlavo prima, mi ha aiutato a divenire più saggia. Amare di più la terra che mi ha accolto per anni? Non direi, ciò che ho vissuto avrebbe potuto portarmi ad odiarla, invece l’amo e basta.

6 – Da dove nasce il desiderio di raccontare la tua storia in questo libro?

Nel periodo in cui vivevo in Libano venivo spesso in Italia ed era naturale che parenti ed amici mi facessero domande sul paese in cui vivevo vedendolo un po’ come un piccolo paradiso; poi quando è scoppiata la guerra mi chiedevano di descrivere come riuscissimo a sopravvivere. Una volta rientrata definitivamente in Italia, molte volte amici e parenti mi hanno detto che avrei dovuto pubblicare le mie esperienze. Ma ciò che veramente mi ha convinto a farlo è stato il desiderio che i miei nipotini, nati fortunatamente dopo la guerra, non ignorassero il passato recente del loro paese, ma che affrontassero agguerriti e coscienti gli avvenimenti che continuano ad agitarlo in sordina; vorrei che capissero che la vita deve essere vissuta senza menzogne e senza nascondersi dietro parole vane.

7 – C’è qualche nuovo progetto in corso che vuoi anticipare ai lettori di Recensione Libro.it?

Beh, ho ricominciato a scrivere e ho già in testa la trama per un ulteriore romanzo. Vedremo.

8 – Qual è il romanzo che ti ha “rivoluzionato” la vita conducendoti alla scrittura?

Ho già accennato al fatto che fin da bambina mi cibavo di lettura e usavo la mia paghetta mensile per comprare libri. Quando ero a secco, andavo a rifornirmi nella fornitissima biblioteca di mio padre, leggendo di nascosto anche i libri che papà aveva decretato essere proibiti per noi perché non adatti alla nostra età; mia sorella Stefania rispettava la proibizione mentre io invece mi gettavo con curiosità su autori come Guido da Verona, che riletto in età adulta, mi è sembrato essere buono per le moderne educante. A pensarci bene credo che tutti i libri che ho letto, romanzi, opere teatrali, poesie e romanzi storici, opere storiche e sociali, abbiano rivoluzionato la mia vita conducendomi dritta dritta alla scrittura. D’altronde a scuola ero molto brava in italiano e le mie insegnanti lodavano il mio stile e soprattutto la mia immaginazione. Ricordo che nel ginnasio un mio tema aveva fatto il giro della scuola perché il mio professore non sapeva che voto darmi: avevo dissacrato l’Odissea perché avevo raccontato l’episodio dei ciclopi fingendo di essere una minuscola osservatrice che, viaggiando sulla spalla di Polifemo, riferiva ciò che succedeva; alla fine il Preside aveva decretato che meritavo un otto per lo stile, per l’ironia e per l’esattezza del racconto; e poi ho anche vinto un terzo premio in un concorso nazionale il cui soggetto era il Mercato Comune Europeo.

9 – Quale libro non consiglieresti mai a nessuno?

Un libro che parli esclusivamente di gossip.

10 – Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere…

È arrivato il momento di chiedermi: se mi fosse data la possibilità di ricominciare la mia vita da capo… beh, mi risponderei che nonostante tutte le difficoltà, le inevitabili delusioni e sofferenze, probabilmente rifarei lo stesso cammino percorso. 

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it