Recensione Libro L’arte di morire

Citazione "Kamille non era in casa di giovedì, quando dava lezione in un liceo del centro a Copenaghen e Ingegerd poteva vagare nelle stanze ordinate che facevano da cornice alla vita della figlia e del genero.”
L'arte di morire
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Di cosa parla L’arte di morire di Anna Grue

Era inevitabile che il mondo dei reality contagiasse la narrativa gialla. Sono arrivati sull’isola anche i personaggi del poliziesco di Anna Grue, giornalista e scrittrice danese creatrice di un singolare investigatore volontario, non professionista: il Detective Calvo.

Il titolo è L’arte di morire (462 pagine, 18,50 euro), da maggio 2017 nella collana GialloSvezia delle edizioni Marsilio.

Intanto, occorre fare il punto sui protagonisti seriali dei titoli della Grue. Il Detective Calvo è Dan Sommerdahl. Di mestiere sarebbe pubblicitario, ma è soprattutto un fan malato di cronaca nera. E non si limita a leggere, a divorare libri, articoli e pagine sul web. Niente affatto. Dan si caccia nei casi tutto intero, sfruttando la sua amicizia con Flemming Torp, ispettore di polizia della loro città, Christianssund.

Sono vecchi compagni di liceo e l’amicizia si era rinsaldata dopo i rispettivi matrimoni, nonostante la separazione successiva di Flemming da Karin. Poi qualcosa ha preso di aceto. Il poliziotto ha rotto col vecchio amico. Il motivo di contrasto è recente, ma non ha niente a che vedere col vecchio episodio ingoiato e digerito: ventidue anni prima Sommerdahl gli ha soffiato la fidanzata di allora, Marianne.

La stessa Marianne rimasta fedele compagna del pubblicitario-investigatore, nonostante i ripetuti tradimenti che l’inguaribile fedifrago continua ad infliggerle.
La rottura tra i due compagni di scuola di un tempo è arrivata a causa delle ostinate e indebite intrusioni del detective dilettante nelle indagini sugli omicidi che affliggono la cittadina danese.

Già in una prima occasione, Sommerdahl era stato capace di provocare danni, riparati solo a fatica dall’ispettore Torp. Nella seconda, aveva fatto irruzione nell’inchiesta come un elefante in cristalleria, da autentico irresponsabile.

L’ultima cosa che Flemming desidera perciò è che l’ex amico si avventuri sulle piste di un nuovo caso delicato. Nella casa del ricchissimo marito di una nota scultrice, Kamille Schwerin, è stata ritrovata in fin di vita la mamma ottantatreenne dell’artista. La donna presenta una ferita alla nuca, provocata da un corpo contundente e qualcuno si è poi accanito a distruggere le opere di Kamille, in procinto d’essere spedite a Monaco di Baviera per una mostra.

L’anziana è poi spirata. Non si sa cosa l’avesse condotta a casa del genero e della figlia, da cui non era stata affatto incaricata di alcunché. Un mistero.

Le indagini del libro L’arte di morire si rivolgono tra l’altro al rapporto (molto freddo) tra le due donne. La scultrice contrattacca, rimproverando alla polizia di riservarle un’attenzione eccessiva. A suo dire, gli inquirenti starebbero scambiando per la possibile assassina una probabile vittima dell’omicida. Fa sostenere alla stampa – di cui gode i favori – che viste di spalle lei e la madre avrebbero potuto essere scambiate l’una per l’altra, perché non credere che il bersaglio fosse proprio Kamille: “La polizia abbandona una donna in pericolo”, titola il quotidiano di Christianssund.

Mesi dopo, la Schwerin è nel cast dei vip che parteciperanno a un reality show di successo della televisione danese Tv3. Si preparano a trascorrere un mese di clausura su un’isoletta, chiusi in un ex ospedale psichiatrico e ripresi costantemente da telecamere invasive.
Tra gli scritturati c’è anche il Detective Calvo, Dan Sommerdahl, gli altri sono volti più o meno noti della tv.

Avranno il compito di risolvere una serie di omicidi, naturalmente simulati. Chi è ucciso? Loro stessi.

In Caccia all’assassino, i telespettatori votano i partecipanti che devono uscire di scena: nel contesto del reality “muoiono”, vittime di un finto omicidio. Il programma si ispira al romanzo giallo di Agatha Christie Dieci piccoli indiani. Andrà in onda su Tv3 per quattro settimane, da agosto a settembre.

Finora, abbiamo ripreso la vicenda narrativa dalla prospettiva di Flemming. È il caso di spostarci a questo punto dalle parti di Dan e seguirne il punto di vista. Più che lusingato del ruolo riconosciutogli dai produttori del reality, il Detective Calvo è contento di avere l’opportunità di marcare stretto la protagonista di un caso irrisolto di nera.

In più, l’ex amico poliziotto lo cerca, ha chiesto di parlargli. Sommerdahl è impaziente di sapere cosa voglia dirgli ed è teso all’idea che la loro amicizia abbia l’occasione di salvarsi, dopo più di un anno di distacco. Pensava che fosse un capitolo chiuso, ma ora i cattivi pensieri sembrano superati. Quel duro di Flemming gli è mancato, questo è certo.

Anche Marianne sembra felice che il vecchio amico li raggiunga a casa per cena. Si augura che una volta per tutte vengano cancellate le precedenti polemiche idiote.

Il motivo della ricerca di contatto è semplice: il marito della Schwerin è molto potente e molto tutelato. Dall’alto hanno chiesto al capo della Polizia di bloccare le indagini sulla famiglia. Torp è stato diffidato dal far circolare i suoi uomini intorno a Kamille. Per questo sta chiedendo aiuto al pasticcione inguaribile ma questa volta provvidenziale… i fatti, sull’isola prenderanno una piega tutta da leggere, manco a dirlo.

Recensione de L’arte di morire scritta da Massimo Valenti

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Recensione scritta da

Massimo Valenti

Presentazione Massimo Valenti Toscano, imbarcato, velista esperto, lettore onnivoro sebbene appassionato soprattutto di mare e di thriller.

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