Recensione Libro “La donna che mi insegnò il respiro”

Citazione “E fino a quando non ebbi imparato a capire quello che lei chiamava l’”aspetto interiore” della preghiera, non mi permise di pregare davvero, potevo solo esercitarmi. Dovevo restare seduto e ascoltare il mio respiro come mi aveva insegnato lei…”
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Di cosa parla “La donna che mi insegnò il respiro” di Ayad Akhtar

“La donna che mi insegnò il respiro” di Ayad Akhtar al suo primo romanzo ci narra la storia di Hayat, un bambino di dodici anni musulmano nato in America, le cui origini hanno lasciato ben pochi segni nella sua vita.

Le giornate scorrono con semplicità tra le passioni e gli impegni quotidiani, fino a quando non compare Mina, un’amica della mamma che, per sfuggire a un marito maschilista che rispetta le regole della società pakistana, si trasferisce da loro.

Mina è una donna affascinante, che attira le attenzioni di tutti ed è molto amata. Riesce senza incontrare ostacoli a raccontare la fede musulmana al bambino che ne resta folgorato come dalla sensualità della donna, da cui si sente rapito e turbato. Mina, non provoca solo sconvolgimento in Hayat, ma rende visibile, inconsapevolmente, le contraddizioni che ci sono tra il mondo musulmano e quello americano.

I problemi nel romanzo “La donna che mi insegnò il respiro” arrivano quando Mina s’innamora di un uomo ebreo, che per amore si converte all’Islam. Da questo momento il libro cambia tono con conseguenze inaspettate che spingeranno il bambino a comportamenti strani. La spiegazione verrà data al lettore lentamente, fino a quando si rivelerà nel momento in cui Hayat, ormai adulto, conosce tutto quello che non sapeva di Mina.

“La donna che mi insegnò il respiro” di Ayad Akhtar è un romanzo che attraverso la storia di un bambino riesce a raccontare di fede, d’identità, di rapporti e di tensioni in maniera dolce e approfondita.

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Redazione - Recensione Libro.it

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