Recensione Libro La masai bianca

Citazione “Là, sul parapetto del traghetto, sta seduto un uomo bellissimo: alto, scuro di pelle, esotico. Con i suoi occhi neri, guarda noi, gli unici bianchi in quella confusione. Dio mio, penso, quant'è bello, non avevo mai visto niente di simile.”
La masai bianca di Hofmann
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Di cosa parla La masai bianca di Corinne Hofmann

La masai bianca, romanzo di Corinne Hofmann, è una storia d’amore e odio, di passione e volontà, di dedizione e sacrificio. Una storia vera, ricca di fascino e bellezza ma anche di sofferenza, un dolore che l’autrice e protagonista del libro La masai bianca vive in prima persona e che, attraverso il romanzo, trasmette al lettore con descrizioni, parole, episodi di vita quotidiana e sogni.

È il 1986 quando la svizzera Corinne trascorre una vacanza in Kenya con il suo fidanzato Marco, ma sin da quando mette piede in terra africana, la ragazza si accorge di provare sensazioni nuove e travolgenti e si innamora subito di quel Paese molto lontano dal suo, in cui la gente, il clima, il cibo, tutto è diverso ma dove niente le sembra più familiare.

Le basta un solo sguardo per capire di avere incontrato l’amore della sua vita e di mettere in discussione gli anni passati con Marco; un solo sguardo che nemmeno Lketinga può dimenticare.
Ha inizio così, in una calda giornata di dicembre nei pressi dell’Africa Sea-Lodge, l’incredibile storia d’amore tra la bianca ragazza svizzera e il guerriero masai.

Consapevole del mutare dei propri sentimenti e incapace di reagire di fronte alle forti emozioni e ai turbamenti che sente crescere dentro di sé, Corinne si accorge ben presto di voler restare in Kenya accanto a Lketinga, e quando torna a casa con Marco, conscio ormai di quello che sta avvenendo, si prepara per il suo nuovo viaggio in Kenya, questa volta, però, con un biglietto di sola andata.

Non poche difficoltà è costretta a incontrare per ritrovare l’amato masai, che si è impossessato del suo cuore alla prima sola occhiata, e dopo aver attraversato migliaia di chilometri, aver superato code agli uffici e agli aeroporti, aver subito l’impatto di un clima così diverso dal proprio, ritrova Lketinga e con lui inizia a fare progetti.

Costretta ad adattarsi a vivere in una capanna sporca, senza acqua e medicinali, con poco cibo e sapori forti, in mezzo agli animali e agli insetti, dovendo vincere malattie quali la malaria e l’epatite, Corinne si ambienta alla sua nuova casa, alla presenza di Mamma e degli altri masai, a una vita misera rispetto a quella di un europeo, ma felice e semplice.

Per Lketinga rinuncia a tutto, al lusso e alla pulizia, ai vestiti e alle comodità che disponeva, ma per amore tutto è lecito e la forza di volontà che lei possiede supera ogni avversità.

Riuscendo ad aprire un negozio di alimentari e di beni primari, la “mzungu”, come viene chiamata Corinne da coloro che ormai sono la sua famiglia, cerca di fare di tutto per integrarsi nel suo nuovo mondo e non occorre molto tempo che in una giornata spensierata e felice si dà in sposa al suo amato guerriero, con il suo lungo abito bianco direttamente giunto dalla Svizzera.

Ma ben presto, il mondo incantato e forse surreale che Corinne ha imparato a costruirsi nella sua mente, mostra il suo lato peggiore, e le differenze tra la sua cultura e quella di suo marito emergono dagli abissi dove erano state sinora nascoste.

La nascita di Napirai sembra essere la goccia che fa traboccare il vaso e, anziché portare felicità alla giovane coppia, pare essere l’inizio della sofferenza. Nonostante l’amore che Lketinga prova nei confronti della sua bambina, la sua fiducia verso Corinne viene meno, e quest’ultima è accusata di crimini mai commessi, di tradimenti mai nemmeno immaginati, di calunnie che presto le impediscono di vivere una vita normale.

Sebbene cerchi in ogni modo di convincere Lketinga della propria onestà e fedeltà, Corinne non riesce a vivere in una terra che non sente più sua, con un marito possessivo e invadente, continuamente accusata per colpe mai compiute e, con le lacrime agli occhi e una bimba di quasi due anni fra le braccia, prende l’ultimo volo verso la Svizzera, consapevole di abbandonare la terra che credeva sua per sempre.

Corinne Hofmann non è più tornata in Kenya per molti anni, ma ha scritto lettere a Lketinga e a coloro che hanno fatto parte della sua vita per i quattro anni trascorsi in Kenya, continuando ad aiutare economicamente l’ex marito. Sua figlia Napirai, oggi ventisettenne, vive con lei in Svizzera.

Il libro autobiografico La masai Bianca, edito da Rizzoli nel 1999, è stato il caso editoriale in quell’anno, vendendo trecentomila copie solo in Germania, pubblicato poi con successo in molti altri Paesi. In seguito alla sua esperienza, Corinne Hofmann ha scritto altri libri, uno dei quali, ancora non tradotto in italiano, narra il primo incontro di Napirai col padre e la sua “parte” africana.

Dal romanzo La masai bianca è stato tratto l’omonimo film nel 2005, diretto da Hermine Huntgeburth.

Recensione scritta da Margherita Acs

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Recensione scritta da

Margherita Acs

Presentazione Margherita Acs Sono biologa marina e scrittrice. Ho scritto due libri di genere fantasy, entrambi pubblicati, uno dei quali "IL CONFINE" vincitore del Premio Letterario Nazionale "Scriviamo Insieme", edizione 2015, come Miglior Romanzo Fantasy. Attualmente, sto terminando il mio terzo romanzo. Lettura e scrittura sono le mie più grandi passioni, assieme all'amore per il mare e per i gatti!

2 Comments on “Recensione Libro La masai bianca”

  1. Corinne Hofmann trasmette tutto l’amore per un paese lontano, e per un uomo, distante anni luce dal proprio mondo, in un libro che, come scritto da MARGHERITA (a proposito…non è che anche tu hai intenzione di partire verso realtà diverse visto le letture che proponi sul sito come recensioni?)materializza le emozioni, i sapori, di una terra come il Kenya ( e di tutte le sue diversità) Storia romantica, cruda e realistica, pervasa dalla sincerità di una scrittrice profonda.

  2. Anni fa regalai questo libro per Natale a mia zia, e ricordo che le era piacuto molto. Fortuna volle che trovai un’edizione correlata di fotografie originali scattate dalla stessa Corinne, quindi ciò rese la lettura ancora più “sincera”. Credo che glielo chiederò in prestito… 🙂

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