Quattro scrittrici capaci di trascinare nelle emozioni – I libri più belli da leggere di giugno 2021
Continua la rubrica dei libri più belli da leggere, in particolare parlerò dei libri preferiti che ho letto durante il mese di giugno 2021. Questa pagina si collega all’articolo I sei libri più belli da leggere nel 2021. Ho deciso di aggiornare questa pagina perché mi sono resa conto di aver avuto tra le mani altri romanzi preziosi. La particolarità è che si tratta di quattro libri scritti da autrici di talento, tutte donne.
Sono certa che sentirete parlare a lungo dei romanzi di queste scrittrice appassionati, dalla scrittura conturbante e dalle grandi capacità comunicative che riescono a coinvolgere il lettore.
Ho sempre preferito leggere i libri di donne, e adesso credo di capirne appieno i motivi: sanno entrare nelle emozioni, sviscerarle senza darlo a vedere. Ne conseguono romanzi tosti, che lasciano il segno, che affrontano temi importanti e si fanno amare.
Per questo la mia lista di libri più belli da leggere continua e si arricchisce sempre più. Qui troverete le trame e dei brevi commenti alle opere che mi hanno più colpito in questo giugno 2021.
Quando i libri scavano in profondità – Primo tra i libri più belli da leggere a giugno 2021
La prima autrice di cui ho il piacere di parlare si chiama Valentina d’Urbano, conosciuta per “Il rumore dei tuoi passi”, “Isola di neve” e “Quella vita che ci manca”. Il leit motiv dei suoi libri credo sia lo struggimento, ma quello positivo, quello che alla fine porta a qualcosa: un cambiamento, una rivincita verso la vita.
In quest’ultimo suo libro dal titolo “Tre gocce d’acqua” Valentina d’Urbano ci porta in un mondo che ho trovato molto simile a quello di “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini.
“Tre gocce d’acqua” è stato pubblicato nel 2021 dalla casa editrice Mondadori che ha ben saputo dare risalto alle sue qualità.
Trama libro “Tre gocce d’acqua”
La trama, per quanto appaia semplice nella struttura, riesce a far confluire in un’unica strada le storie di tre protagonisti. E a fare da contorno alle loro vite non c’è solo la quotidianità, ma la malattia, la guerra, la passione per le proprie idee e la voglia di cambiare il corso degli eventi.
Conosciamo i nostri protagonisti che sono giovani, tormentati, disinibiti e li vediamo crescere, evolvere, incassare colpi e darne a loro volta.
Qualcosa li tiene incollati e solo insieme riescono a rimandare l’immagine necessaria alle loro esistenze per restare in piedi. Ma poi qualcosa li divide, li allontana, li fa soffrire. Le loro strade convergono, ma è come se loro tre restassero sempre una sola cosa, anche quando accade l’inevitabile.
In questo romanzo c’è talmente tanto amore che a volte si oscura tutto il resto, persino le paure, e si annullano le distanze, le incomprensioni e il dolore.
Valentina d’Urbano è una vera maga delle parole, riesce a dare vita a un’atmosfera che ben poche autrici italiane riescono a creare. E lo fa con una scrittura morbida e a tratti dura, dolce e a volte fragile, ma sempre bella, viva ed emozionante.
Quarta di copertina libro “Tre gocce d’acqua” di Valentina d’Urbano
Celeste e Nadir non sono fratelli, non sono nemmeno parenti, non hanno una goccia di sangue in comune, eppure sono i due punti estremi di un’equazione che li lega indissolubilmente. A tenerli uniti è Pietro, fratello dell’una da parte di padre e dell’altro da parte di madre. Pietro, più grande di loro di quasi dieci anni, si divide tra le due famiglie ed entrambi i fratellini stravedono per lui. Celeste è con lui quando cade per la prima volta e, con un innocuo saltello dallo scivolo, si frattura un piede. Pochi mesi dopo è la volta di due dita, e poi di un polso.
A otto anni scopre così di avere una rara malattia genetica che rende le sue ossa fragili come vetro: un piccolo urto, uno spigolo, persino un abbraccio troppo stretto sono sufficienti a spezzarla. Ma a sconvolgere la sua infanzia sta per arrivare una seconda calamità: l’incontro con Nadir, il fratello di suo fratello, che finora per lei è stato solo un nome, uno sconosciuto. Nadir è brutto, ruvido, indomabile, ha durezze che sembrano fatte apposta per ferirla.
Seconda parte quarta di copertina
Tra i due bambini si scatena una gelosia feroce, una gara selvaggia per conquistare l’amore del fratello, che preso com’è dai suoi studi e dalla politica riserva loro un affetto distratto. Celeste capisce subito che Nadir è una minaccia, ma non può immaginare che quell’ostilità, crescendo, si trasformerà in una strana forma di attrazione e dipendenza reciproca, un legame vischioso e inconfessabile che dominerà le loro vite per i venticinque anni successivi. E quando Pietro, il loro primo amore, l’asse attorno a cui le loro vite continuano a ruotare, parte per uno dei suoi viaggi in Siria e scompare, la precaria architettura del loro rapporto rischia di crollare una volta per tutte.
Al suo settimo romanzo, Valentina D’Urbano si conferma un talento purissimo e plastico, capace di calare i suoi personaggi in un’attualità complessa e contraddittoria, di indagare la fragilità e la resilienza dei corpi e l’invincibilità di certi legami, talmente speciali e clandestini da sfuggire a ogni definizione. Come quello tra Celeste e Nadir, che per la lingua italiana non sono niente, eppure in questa storia sono tutto.
Secondo libro dei più belli da leggere a giugno 2021: “La rinnegata” di Valeria Usala
Se non avete mai sentito parlare di Valeria Usala non preoccupatevi, è semplicemente perché “La rinnegata” è il suo romanzo di esordio. Ma se leggerete anche solo le prime pagine di questo libro ve ne innamorerete. Al di là della protagonista inscalfibile, la scrittrice è riuscita a creare un pathos che va sempre crescendo. Pubblicato nel 2021 da Garzanti, “La rinnegata” è un libro che crea una strana alchimia con il lettore.
Teresa è una donna dalla forte corazza, che sa proteggersi, è in grado di tirare avanti, di farsi carico del peso della sua famiglia. Lo fa nonostante le sue ferite, l’abbandono, il non essere capita e accettata. Lo fa perché non conosce altro modo per vivere, ma è capace anche di grandi sentimenti.
Questo romanzo aiuta le donne a capire l’importanza dell’indipendenza e del coraggio di scegliere ciò che si ritiene sia meglio per se stesse. “La rinnegata” ci parla di resistenza, di crudeltà, ma fa anche sperare nella cura e nella forza dell’amore.
Quarta di copertina del libro “La rinnegata”
Senza un uomo accanto, una donna non è nulla. Teresa ha sempre sentito l’eco di questa frase, come il vento durante la tempesta, ma non ci ha mai creduto. Lei che è quiete e fuoco, rabbia e tenerezza, lotta contro il pregiudizio da quando è nata. Rimasta orfana, non ha avuto nessuno a proteggerla dalla propria intelligenza, oltre che dalla propria bellezza. Un intero paese la rinnega, impaurito di fronte alla sua indipendenza, alle sue parole e alle sue azioni. Perché in fondo sono solo queste a renderla diversa dalle altre donne. Neanche aver creato una famiglia con l’uomo che ama ha messo a tacere le malelingue e i pettegolezzi.
Nessuno crede che la sua fortuna, derivante da un emporio e una taverna che ha costruito e gestisce con le sue forze, sia frutto di fatica e tenacia. Ma le voci sono sempre rimaste solo voci, anche quando a rispondere a tono è Maria, la bruja del villaggio, che vaga per le strade senza una meta precisa. Quando tutto cambia, Teresa deve difendere ciò che ha conquistato e dimostrare che può farcela da sola. Che non rinunciare a sé stessa significa essere libera. Vuole dare a quel vento, pieno di parole feroci, un afflato nuovo; ma il pregiudizio è forte e saldo, come una radice ancorata alla terra.
Valeria Usala ha scelto di dare voce a una donna dimenticata, una donna che ha deciso di resistere contro tutto e tutti. Una giovane autrice rompe il silenzio che avvolge una storia che ha molto da raccontare. Una storia in cui la Sardegna è protagonista attraverso la sua natura, le sue leggende e le sue contraddizioni, una storia di coraggio e rinuncia. Una storia di amore e potere, di rinascita e di speranza.
Terzo libro tra i consigliati del 2021: “Il ballo delle pazze” di Victoria Mas
“Il ballo delle pazze” di Victoria Mas racconta una storia che se non fosse reale sembrerebbe tale, che se fosse vera sarebbe da contrastare.
Il libro pubblicato nel 2021 da Edizioni E/O, porta a galla un sotto strato dalle sembianze spaventose, ma è un altro inno alla vita e all’amore.
Non si può fare a meno di lasciarsi prendere anima e corpo da questo racconto che accappona la pelle per quanto assurda, ma che fa vibrare l’anima per la gioia di sapere che il mondo sta cambiando.
Se una donna in passato aveva un’opinione diversa e si permetteva di esprimerla poteva essere additata, contraddetta, ma soprattutto considerata pazza.
È ciò che accade a Eugènie, una ragazza che proviene da una buona famiglia, ma che viene rinnegata proprio dal padre per le sue idee troppo libere e rivoluzionarie. Viene così spedita all’ospedale Salpetrière, un manicomio femminile.
È in questo luogo fuori dal tempo, – dove alla fine si crea la pazzia anche in chi ha una mente lucida, – che si realizzano le vite delle protagoniste. C’è chi si lascia andare, chi combatte, chi trova un luogo accogliente in cui sentirsi protetta dalla grandezza del mondo, chi finge di non sapere cosa ci sia dentro di sé. Troviamo la donna che urla per farsi sentire, quella che tace per continuare a pensare ciò che crede, chi semplicemente guarda, chi realizza il suo piano.
Questo libro ci fa capire quanto l’oscurità a volte sia più forte della luce, come ogni cosa dipenda dal punto di vista da cui si guarda. I pazzi forse siamo noi che siamo testimoni di uno spettacolo da noi orchestrato.
Quarta di copertina del libro “Il ballo delle pazze” di Victoria Mas
Parigi, 1885. A fine Ottocento l’ospedale della Salpêtrière è né più né meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono più tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate “isteriche” e curate con l’ipnosi dall’illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l’esterno e sottoposte a esperimenti azzardati e impietosi. Alla Salpêtrière si entra e non si esce. In realtà buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie abbandonano in ospedale per sbarazzarsene. Alla Salpêtrière si incontrano: Louise, adolescente figlia del popolo, finita lì in seguito a terribili vicissitudini che hanno sconvolto la sua giovane vita;
Eugénie, signorina di buona famiglia allontanata dai suoi perché troppo bizzarra e anticonformista; Geneviève, la capoinfermiera rigida e severa, convinta della superiorità della scienza su tutto. E poi c’è Thérèse, la decana delle internate, molto più saggia che pazza, una specie di madre per le più giovani. Benché molto diverse, tutte hanno chiara una cosa: la loro sorte è stata decisa dagli uomini, dallo strapotere che gli uomini hanno sulle donne. A sconvolgere e trasformare la loro vita sarà il “ballo delle pazze”, ossia il ballo mascherato che si tiene ogni anno alla Salpêtrière e a cui viene invitata la crème di Parigi. In quell’occasione, mascherarsi farà cadere le maschere…
Quarto romanzo tra i libri più belli da leggere di giugno 2021: “Il grido della rosa” di Alice Basso
Alice Basso è un’autrice eclettica, capace di scrivere gialli usando ironia, un’ottima conoscenza della storia e tanto amore per i suoi protagonisti. Mi ricorda tanto i romanzi di Alessia Gazzola, in particolare la serie de “L’allieva”.
Ne “Il grido della rosa”, pubblicato dalla casa editrice Garzanti dopo il successo di “Il morso della vipera” si ripiomba negli anni Trenta.
Un nuovo mistero da scoprire agendo nell’oscurità. Un’Italia che va nella direzione sbagliata con il fascismo che si è insinuato ovunque e la curiosità che dilaga portando a indagare, fanno di questo romanzo una storia sublime. Amicizia, amore, tradimento e soprattutto la rivincita delle donne che sanno districarsi nei meandri più bui della vita.
La protagonista è intuitiva, non ama rimanere dietro le quinte. Soprattutto sa riconoscere la verità anche quando qualcuno prova a sotterrarla bene. È una donna libera, nonostante il regime, è una persona capace, nonostante molti non se ne accorgano e non vuole essere come le altre, vuole di più di un marito: desidera lavorare, essere indipendente e dire ciò che pensa.
Quarta di copertina del libro “Il grido della rosa” di Alice Basso
Torino, 1935. Mancano poche settimane all’uscita del nuovo numero della rivista di gialli «Saturnalia». Anita è intenta a dattilografare con grande attenzione. Ormai ama il suo lavoro, e non solo perché Sebastiano Satta Ascona, che le detta la traduzione di racconti americani pieni di sparatorie e frasi a effetto, è vicino a lei. Molto vicino a lei.
Alla sua scrivania Anita è ancora più concentrata del solito, ancora più immersa in quelle storie, perché questa volta le protagoniste sono donne: donne detective, belle e affascinanti, certo, ma soprattutto brave quanto i colleghi maschi. Ad Anita sembra un sogno. A lei, che mal sopporta le restrizioni del regime fascista, che ha rimandato il matrimonio per lavorare. A lei, che legge libri proibiti che parlano di indipendenza, libertà e uguaglianza. A lei, che sa che quello che accade tra le pagine non può accadere nella realtà.
Nella realtà, ben poche sono le donne libere e che non hanno niente da temere: il regime si fregia di onorarle, di proteggere persino ragazze madri e prostitute, ma basta poco per accorgersi che a contare veramente sono sempre e solo i maschi, siano uomini adulti o bambini, futuri soldati dell’Impero.
E così, quando Gioia, una ragazza madre, viene trovata morta presso la villa dei genitori affidatari di suo figlio. Per tutti si tratta solo di un incidente: se l’è andata a cercare, stava di sicuro tentando di entrare di nascosto. Anita non conosce Gioia, ma non importa: come per le sue investigatrici, basta un indizio ad accendere la sua intuizione. Deve capire cosa è successo veramente a Gioia, anche a costo di ficcare il naso in ambienti nei quali una brava ragazza e futura sposa non metterebbe mai piede. Perché la giustizia può nascondersi nei luoghi più impensabili: persino fra le pagine di un libro.
Conclusioni personali sui libri più belli da leggere a giugno 2021
Vi consiglio la lettura di ognuno di questi libri per motivi diversi, ma soprattutto per la forza delle protagoniste. Donne belle interiormente, forti, coraggiose, che amano, soffrono, ridono e piangono. Donne che combattono per loro stesse e per le altre, che credono nell’indipendenza, in ciò che dovrebbe essere un diritto ma non è scontato, che non soccombono mai.
Queste quattro autrici sono riuscite a rendere eroine donne normali. Le protagoniste vengono percepite dall’esterno, a un primo sguardo, antieroiche per loro stessa natura, ma non lo sono.