Silloge senza nome di Filippo Zanotti

La silloge che ha vinto il Secondo posto per la Sezione "Poesie edite ed inedite" del Concorso Letterario "Autore di te stesso - Premio Nazionale Campi Flegrei.
In questa pagina sono presenti link affiliati

Le cinque poesie scritte dal poeta Filippo Zanotti che si sono aggiudicate il Secondo posto per la Sezione “Poesie edite ed inedite” del Concorso Letterario “Autore di te stesso” – Premio Nazionale Campi Flegrei.

Fiore fanciullo

Avida è la sete che volge il viso alle terra raccolta
quando in un temporale di sgomento
la gemma notturna mai colta
vira lo sguardo al firmamento

Hilmer

Hilmer non ha parole nelle sue labbra screpolate,
un sollievo di lacrime bagna occhi secchi
che guardano al mare.
Racconta di un amore perduto in estate
e di un regno antico dove ritrovarsi amico;
per chi è uomo,
per ogni uomo.
Nato in un campo raccolto dal vento,
dove i figli sono abortiti come i sogni,
croci in un calendario;
alla sua chitarra non ha più nulla da chiedere
se non di continuare a suonare per lui.
Nelle sue corde,
il fiato di un angelo mai ritrovato,
solletica il tempo che passa
in un giro armonico di 4 stagioni.
Rende musica agli innamorati,
a colorare un mosaico di baci e scosse.
Hilmer dalla collina
brucia un’altra sigaretta
alla signora che passa e lo saluta.
Lei qualche sera lo aspetta alla sua stanza,
nel suo vestito di pelle e balsamo di mandorle;
per donargli una carezza
e la forza di suonare ancora.
E mentre Hilmer sogna
nell’imbuto della sua camicetta
come possa essere
avvolta solo nel suo profumo,
la sua mente lascia spazio alle note e ai tasti,
e le sue mani ricominciano a suonare.

Jehanne

Nacque angelo rosa tra ninfe pallide per difendere tali colori.
Indossò nelle sue battaglie il velo di sospiri e sogni della regina Mab
per giungere a corte in un carro fatato di perle e giunchiglie.
Aveva un viso carnicino carezzato da una ciocca di capelli
avezza alle pieghe e agli stili.
Colse la sua femminilità in un giorno tinto di porpora,
sognando la grotta dove assaggiare il suo primo amore
al tempo di carni vigorose e gioventù;
uomo degno cui donare il casto fiore del giglio.
Ma il sogno di Jehanne morì a tinte forti
sotto la pioggia fine di una mattina di maggio,
in abito maschio color ebano e alabastro
a risaltare il suo profumo verginale.
La corte raccolta al suo potere, la chiuse in cella
e omaggiò poi del rogo l’eretica Pulzella;
che alla chiesa chiedeva gesti d’amore
e non la collera d’un padre padrone.
La sua colpa il suo celeste onore,
nelle sue nude carni bianche
si trafugavano reti di vene di identico colore.
L’ultima corsa al mercato vecchio spinta dai suoi fianchi
fu spesata dalla stato per poco più di mille franchi.
Gli esiti di chiara fontanella dopo la tenaglia,
si spensero nella carezza d’arsenico d’una vampata.
Dettò testamento dalla fiamma della croce
a un manoscritto ingiallito,
con parole di rame, piombo e ferro rovente.
Gettò le sue gesta alla bocca di Dio,
al quale non gridò nulla che non fosse stato.
Il Padre poco incline ai salvataggi
non accolse il suo dolore,
si mosse allora il figlio, che commosso
la raccolse e le fece posto nel legno della sua croce.

Mercante di sogni

Ho creato un’ officina dei sogni,
itinerante e ricca di bancarelle
per fantasie e fiori di ogni tipo
per R-esistere all’impulso di Babele.
L’officina offre lavoro a chi
non nasconde il suo sé privato
per vendere solo quello pubblico,
in un’atmosfera alternativa, stato nello stato,
dove l’homo faber possa creare
nuove sensibilità da posticce scintille,
in un’orgia di tremori tellurici.
E’ nata per vedere se c’è qualcuno fuori,
per riprovare ad avere voglia,
per parlarsi, per ascoltarsi.
Perché vivere di poesia è forse
il modo più difficile,
ma anche quello che gode di più privilegi.

Nina

Nina ha occhi verdi di bottiglia
e mette fiori in ogni storia.
Sotto la coperta d’uncinetto
offre tutto quel che ha,
per chiamarti ancora amore mio.
Mentre cantano al sole
che erano stati tutti suo padre
nel renderle dolce
anche la solitudine,
i musicanti non piangono mai.
Allora Nina balla tutta la notte
col soldato che l’ha innamorata,
nel suo abito di canapa e ginestri.
E quando raccolta alle sue ginocchia
scopre cosa sia il piacere,
masticandolo a poco a poco,
resta calda come la sabbia
d’agosto sotto i piedi.
Nata figlia di carabiniere,
voleva coltivare il mare
per gustare il sapore
di un peccato innocente,
per ricordare col suo naso di fata
i profumi di rose rosse, gigli
e fiori di campo,
per dare all’amore
un pò di attenzione,
per dare alla morte
una carezza di splendore.

Condividi che fa bene

Recensione scritta da

Davide Gambardella - Recensione Libro.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.