Di cosa parla Strada provinciale tre di Simona Vinci
Può essere una fuga o semplicemente un cammino quello che si appresta a compiere la protagonista di Strada provinciale tre di Simona Vinci.
Basta sfogliare le prime pagine di Strada provinciale tre per sentirsi catapultati in mezzo a quella via con l’asfalto che è rigido sotto le scarpe, lo smog dei camion che si è costretti a respirare, l’immagine dei campi che scorre lentamente. La strada è come se fosse viva, raccoglie al suo interno, tra le crepe, residui di giornata, mozziconi di sigarette, piume di uccello, forse anche pensieri.
Ma durante tutto il percorso di Strada provinciale tre, verso cosa non si sa, se verso qualcosa che si sta muovendo, c’è un alone di mistero che accompagna i gesti della protagonista; ogni passo, ogni sguardo che posa sulle cose, ogni suono che sente e che raccoglie dentro di sé, tutto intriso di un ignoto da carpire.
Ma soprattutto nel romanzo Strada provinciale tre di Simona Vinci si percepisce continuamente il significato della libertà, il senso profondo di questo termine che può essere inteso in maniera diversa a seconda dell’individuo che vive una situazione, ma alla fine ha un denominatore comune, il sentimento di realizzazione che ci lascia addosso.