Trama libro “Slow economy. Rinascere con saggezza”

Trama Dove andremo a finire, dove ci condurrà la nostra economia? Questa è la teoria alternativa di Federico Rampini.
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Di cosa parla “Slow economy. Rinascere con saggezza” di Federico Rampini

Attraverso un percorso che tocca i tre continenti e molte città, Federico Rampini nel libro “Slow economy. Rinascere con saggezza” ci mostra a cosa stiamo andando incontro. C’è la necessità di avviarsi verso una rivoluzione verde che ci indurrà a consumare e, soprattutto, a produrre in maniera più consapevole.

Forse sembrerà strano, ma sia gli elettori che i governatori si stanno dirigendo verso un “Neo-socialismo” che mostra più attenzione ad iniziative politiche e sociali attente alla qualità dei servizi, al welfare.

Il fulcro del pensiero di Federico Rampini è che stiamo in piena rivoluzione. Il passo successivo sarà la Slow Economy, un modello che ha come obiettivo non tanto la crescita, ma lo sviluppo, quindi non si tenderà più a distruggere, ma a costruire.

L’aspetto importante su cui poggia la sua riflessione nel libro “Slow economy. Rinascere con saggezza” è che quello verso cui ci stiamo dirigendo. Quello che conta, è che riusciremo ad avere come scopo quello di ritrovare una sorta di equilibrio tra il l’ambiente, la realtà sociale e il lavoro. Può sembrare un progetto lontano, utopia o addirittura semplicemente una speranza, ma dietro questa idea c’è uno studio approfondito e la necessità di fare qualcosa per salvaguardare la nostra esistenza su questo pianeta.

Quarta di copertina libro

“A Manhattan i primi apparvero anni fa, ma all’inizio erano solo una curiosità, una stravaganza, un esotismo per turisti. I rickshaw o risciò, le carrozzine trainate da un uomo a piedi o che pedala su una bicicletta, sono da due secoli un elemento fisso nel paesaggio urbano in Estremo Oriente, da Hanoi a Pechino. In Asia furono a lungo un simbolo di sfruttamento e oppressione. Ma a New York il loro numero cresce a vista d’occhio e non evocano certo sofferenza fisica: i guidatori di risciò americani sono giovanotti – e spesso anche ragazze – muscolosi e abbronzati.

È un impiego part-time che attira gli studenti in un mercato del lavoro stremato dalla recessione. Nella bella stagione all’aria aperta stanno meglio loro dei poveri tassisti intrappolati nella lamiera. Quando iniziano le piogge e il traffico impazzisce, il conducente di risciò indossa impermeabile giallo e galosce, allarga il tettuccio di plastica, e trasforma il suo veicolo in un mezzo ancora più competitivo per chi ha fretta. Nella giungla d’asfalto il risciò supera le auto, s’infila in mezzo alle corsie, prende le scorciatoie. Emissioni di CO2: zero. Inquinamento acustico: zero, i risciò hanno un campanello da bicicletta, il rumore massimo che producono è l’ansimare del conducente che pedala. È un esempio fra tanti di “consumo frugale” che ci viene dall’Asia.”

Seconda parte

Dopo la grande recessione che ha colpito il mondo intero, l’Occidente si trova a fare i conti con un modello di crescita rivelatosi fallimentare, centrato sulla corsa al consumo e sull’indebitamento, che ha precipitato i cittadini nel caos e nella paura. Ma se a vacillare è un intero modello di vita, l’Occidente può forse cogliere un’opportunità di salvezza guardando a Oriente: a Paesi tornati a essere interlocutori imprescindibili, in primo luogo Cina e India, ma non solo. È qui che entra in gioco la Slow Economy: la via a uno sviluppo diffuso e sostenibile. Volgendo sempre lo sguardo a una millenaria saggezza orientale fatta anche di risparmio e frugalità.

Federico Rampini ripercorre i luoghi e le storie in cui Occidente e Oriente si sono lasciati contagiare reciprocamente, in un avvincente viaggio nella memoria e nel futuro. Un cammino intrapreso per avvicinarci a popoli e luoghi tanto remoti e allo stesso tempo un tentativo di trarre da loro qualche suggerimento che ci aiuti a trasformare l’uscita dalla crisi in una autentica rinascita. Come la preziosa lezione del Bhutan, piccolo Stato appollaiato sulle cime dell’Himalaya, che sembra aver trovato un misuratore di benessere “alternativo” rispetto al PIL, il FIL: la Felicità interna lorda.

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Recensione scritta da

Redazione - Recensione Libro.it

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