Recensione libro Tu che sei di me la migliore parte

Citazione “’Il futuro è nostro’ promise. ‘Se solo capiamo cosa vuol dire noi’ aggiunse, poi raccolse la borsa e annunciò secca: ‘Vado. Volevo stupirvi con un colpo di scena, fuori l’erba e via, e invece l’ho tirata in lungo’.”
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Trama e recensione del libro Tu che sei di me la migliore parte di Enrico Brizzi

Tu che sei di me la migliore parte di Enrico Brizzi è un inno agli anni Ottanta e in parte Novanta, alla Bologna di quei tempi, alle famiglie di una volta.

Tommaso Bandiera cresce con la mamma Alice Latini, segretaria amministrativa all’università, con la nonna Sandra, donna energica e decisa, lo zio Aldo che salva vite umane e la zia Paola che insegna lettere in una scuola media della provincia.

Leonardo Bandiera, il padre, purtroppo è salito in cielo. Tommaso cresce anche con la zia Elisabetta, dalla erre moscia, moglie di zio Aldo, lo zio Camillo, marito di zia Paola, anche lui professore e iscritto a Democrazia Proletaria, e i cugini Ettore, Valeria, Anna, Rebecca e Ernesto.

Il preferito di Tommaso è lo zio Giovanni, detto Ianez, giovane avventuroso e scavezzacollo; con lui il divertimento è sempre assicurato.

La famiglia si riunisce ogni domenica mattina: prima va a messa e poi pranza a casa della nonna; trascorre le vacanze invernali sulle Dolomiti e quelle estive nella riviera adriatica.

Tommaso trascorre la sua infanzia con gli amici di scuola, Athos e Selva, con le sue passioni: la bicicletta, il pallone, la parrocchia. Quando un giorno per caso incontra al cinema Ester, bella e impossibile, Tommaso si scopre innamorato e presto anche tormentato. Di lei, infatti, si innamora perdutamente anche Raul, un amico di scuola.

Tommaso cresce in fretta e alle scuole superiori combattuto tra l’amore di Ester e cosa fare da grande, si ritrova a fine liceo a vivere una lunga notte della verità, dove i tre giovani ormai diciottenni si confidano i loro segreti e si rendono conto che le loro strade presto si separeranno.

Tu che sei di me la miglior parte di Enrico Brizzi è solo in apparenza un romanzo di formazione e/o di educazione sentimentale, in cui attraverso l’io narrante viviamo le gioie, i dolori e l’evoluzione del protagonista verso la maturità.

Di fatto per noi che abbiamo vissuto gli anni Ottanta è un ritratto di quegli anni così complessi e unici, di cambiamento e passaggio tra la prima e la seconda Repubblica, un vero viaggio attraverso i ricordi, i primi amori, le grande amicizie, il mito di Pippi Calzelunghe, le feste in casa, le sere sul muretto a raccontarci tutto, a parlar di tutto.

Recensione scritta da Milena Privitera

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Milena Privitera

Presentazione Milena Privitera Leggere è la mia prima passione. Scrivere la seconda.

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